L’ enrosadira un fenomeno naturale caratteristico delle Dolomiti

Abstract

L' enrosadira - cioè il tingersi di rosa delle nostre montagne durante l' aurora e il tramonto - è il fenomeno sublime che forse più caratterizza uno dei nomi con cui viene chiamato il nostro territorio: le Dolomiti.

Le montagne rosate

A parte discorsi di natura geologica e chimica e approfondimenti etimologici che certi termini meriterebbero, le leggende dei nostri avi - e della Ladinità in particolare - bene attestano la pregnanza e significatività di tale fenomeno e ne giustificano l' alone di romanticismo da cui è circonfuso. Naturalmente tra le prime quella di re Laurino e del suo roseto ... Con tutto il seguito di implicazioni anche storiche, etnologiche, antropologiche, sociali e psicologiche sottese a tali racconti. Molti di essi - in realtà - sono notoriamente, in maggior o minor misura, simbolo del cammino percorso dai corpi celesti maggiori ( sole, luna, Venere, … ) a livello astronomico, come avviene per quelli di molte altre popolazioni. Ma l' enrosadira come peculiarità nostrana offre suggestioni che possono renderla nota e fissarla nel cuore anche del più lontano dei forestieri e suscitare in lui la nostalgia di tornare dalle nostre parti, in modo non diverso da quanto evidenziato da Dante nell' ottavo canto del Purgatorio: "Era già l' ora che volge il disio ai navicanti e intenerisce il core ...". Noi, sostituendo le nostre crode agli scogli, diremmo ai monticanti invece che ai navicanti ...

E ci sovvengono i crepuscoli come indice di precarietà e flusso del tempo e delle stagioni, la similitudine della rosa che – oltre ai suoi risvolti mistico-iniziatici e alchemici - in mille poesie possiamo reperire e che molto si presta con la sua fragile bellezza e le sue molteplici sfumature di colore a illustrare tali momenti di trapasso del giorno, i miti greci e latini ( ma non solo ... ) che l' enrosadira direttamente e indirettamente porta alla mente: Venere/Afrodite nelle sue forme di Vespero e Lucifero, Venere Adone e l' origine eziologica della rosa, Aurora/Eos e Cefalo, Selene ed Endimione nella grotta del Latmo, Calipso e Ulisse, Giasone e il vello d' oro, Aurora e Titone, Memnone Achille e la genesi della rugiada, Latona con i figli Apollo e Artemide, Ercole e il giardino delle Esperidi protetto dal serpente Ladone, Fetonte le Eliadi e l' ambra, re Mida e il suo giardino di rose, i venti Borea Noto e Zefiro e gli altri figli di Aurora e Astreo tra cui le stelle, il gigante Orione Iadi e Pleiadi, Apuleio e l' asino, Mitra Kautes e Kautopates, il Roman de la Rose. Non ultimo, Europa bellissima fanciulla che dall' Asia venne a dare nome al nostro continente ...

Alcuni di tali miti sono peraltro ambientati proprio nel nostro Veneto da parte di autori come Euripide e Ferecide, ad esempio.

Chissa' se i cavalli del carro del sole e della luna non siano a loro volta cavalli veneti?!

Le dita di rosa dell' aurora ( rhodo-daktylos eos ) in Omero, Mimnermo, Saffo, Pindaro, Smirneo, ... sono le stesse dita di rosa della luna. Ugualmente: come il mare dal color del vino, così la montagna dal color del vino potremmo asserire. Nondimeno luna e aurora vanno a braccetto nelle leggende ladine, tra enrosadira e monti pallidi ...

Infine degna di segnalazione correlatamente all' enrosadira - nella sua pregnanza vertiginosa e a tratti inquietante - e' la metafora filosofica principale all' insegna della quale il XX secolo è sorto e trascorso, il cosiddetto secolo breve – e inquietante per molti versi - che il poeta ellenistico Asclepiade avrebbe da par suo definito daktylos eos se vi fosse vissuto: il tramonto dell' Occidente, che molti moniti invia a noi umanità del terzo millennio, in vista di approdare a un' alba di novella speranza, di quelle albe cui - come sostengono Baudelaire e Gibran - inesorabilmente prima o poi le notti approdano. L' enrosadira insomma può ben farsi veicolo del nostro nome nel mondo! Rosei orizzonti ci attendono! Dolomiti: rhodo-daktyloi oroi, monti dita di rosa!! Noi, popolo dell' enrosadira!!!

[ Così / dalle squarciate nuvole / si svolge il sol cadente, / E, dietro il monte, imporpora / il trepido occidente: / al pio colono augurio / di più sereno dì. ADELCHI - A. Manzoni ]

Stefano De Vido

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