Andrea Vesalio, medico anatomista

Abstract

Quando la poesia si mette in relazione con la storia, con la scienza e con la biografia di personaggi di rilievo assoluto ne escono sorprendenti e inaspettati risultati. Questo ha fatto il medico e scrittore Roberto Fassina con i suoi versi, documentatissimi e al contempo affettuosi ed ironici di Historia medica (Anterem, 2019) creando dei “ritratti in poesia” dei grandi che hanno fatto la storia della medicina operando presso l’Università di Padova.  In questo articolo Fassina tratteggia la figura del fiammingo Vesalio, il grande anatomista del secolo XVI, laureatosi a Padova e poi docente per alcuni anni presso questa università. L’articolo è anticipato da una poesia/ritratto del Vesalio che fa parte di Historia medica.

Vesalio
(…o dello eretico anatomico)

Pietoso boia
di feti et fetidi cadaveri

necrofilo arrogante
trafugante defunte salme

per novello Eden di conoscenza
mano che scruta l’ubi et cur

blasfemo scandolo
anime puelle corruptor

demone vade retro
male-dictus et factus

            (anatema…anatema…!)

 verminali carogne
defuncti ladri et lestofanti

appiccati felloni
e rinnegate spoglie

frolli uteri dismessi
di sterili beghine

malandrine rifatte
et botulate

di sepoltura fresche
et intemerate

ruffiani in calzamaglia
pendagli forchettari

bolliti e strafogati
patiboli e relitti

eretici arrotati
torturati et benedicati

           (per gloria Dei
          et Inquisitio Sancta)

Andrea Vesalio

Vesalio rappresentato nell’atto di dissezionare un cadavere, stampa dal De humani corporis fabrica

La poesia rievoca l’attività di anatomista ‘eretico’ del medico fiammingo Andrea Vesalio, forma italianizzata di Andreas van Wesel, nato a Bruxelles il 31 dicembre 1514 e morto a Zante il 15 ottobre 1564, considerato il fondatore della moderna anatomia. Studiò all’Università di Padova, dove nel Dicembre del 1537 gli fu conferito il titolo di Dottore in Medicina.  Per le sue notevoli capacità, e per la sua grande padronanza del latino, già a 23 anni il Senato di Venezia gli assegnò la cattedra di Anatomia e Chirurgia presso questa stessa Università, dove rimarrà come docente fino al 1542.  Nel 1544 Carlo V e poi Filippo II lo chiamarono al loro servizio, come chirurgo militare e di corte. Vesalio morì durante un viaggio in Terra Santa, affrontato come penitenza, al posto della condanna a morte da parte dell’Inquisizione, perché accusato di aver sezionato una persona ancora viva.

Vesalio e Padova

Padova ha avuto l’onore di ospitare Andrea Vesalio per circa cinque anni, sia come studente che come docente. In quel periodo la nostra Università  era già famosa in tutta Europa, e attraeva giovani studenti da molti paesi. Vesalio, dopo i primi studi presso l’università di Lovanio, dove imparò il greco, il latino e l’ebraico, si trasferì a Parigi, per studiare medicina, seguendo la tradizione familiare. I suoi principali maestri furono Jacques Dubois, detto Sylvius e Iohannes Guinter, detto Guinterio. Pur riconoscendo grandi meriti ai suoi docenti, il giovane fiammingo si accorse presto di alcune criticità nel loro insegnamento. In particolare osservò che i commenti alle dissezioni dei cadaveri non erano improntati all’osservazione diretta degli organi esaminati, ma recitavano pedissequamente quanto Galeno aveva scritto secoli prima, esaminando prevalentemente l’anatomia degli animali. Gli studenti dovevano ‘credere’   a quanto ‘sentivano’ e non a quanto ‘vedevano’ con i loro occhi. Fu per questo motivo che Andrea cominciò a contestare l’“ipse dixit” galenico e     a cercarsi i cadaveri da sé, presso il Cimitero degli Innocents, che prendeva il nome dalla vicina Chiesa dei Santi Innocenti, in ricordo della strage di Erode. In realtà si trattava di un vero e proprio ‘carnaio’ dove venivano inumati malamente, spesso accatastati uno sopra l’altro, centinaia di cadaveri di varia estrazione: infanti, donne, ladri, condannati a morte, malfattori e delinquenti vari. A volte se li prendeva direttamente dai pati- boli per studiarli; altre volte li cercava in luoghi di fresca sepoltura, altre volte ancora i corpi gli venivano offerti dopo una pubblica esecuzione.     Nel 1536 ritorna a Lovanio, e nel 1537 lo troviamo a Padova, dove diventa Dottore in Medicina. Ricevuta la cattedra di Anatomia e Chirurgia dal Senato di Venezia, egli inaugura un nuovo stile didattico sezionando personalmente i cadaveri.  Fino ad allora, infatti, tale attività settoria era affidata ad un ‘barbiere-chirurgo’. Riscrive così l’anatomia umana, contestando in 200 punti quella tradizionale di Galeno, e andando contro l’establishment accademico. Vesalio rimane nella nostra Università fino al 1542. In questo periodo visita anche l’Università di Bologna come docente ospite e termina la sua grande opera De humani corporis fabrica, pubblicato poi a Basilea nel 1543, testo che fa da spartiacque fra medicina medievale e moderna. Grazie a lui Padova diventa il primo grande centro di studi di anatomia umana e comparata. Nel 1944 lascia l’insegnamento e diventa medico di corte inizialmente di Carlo V e poi di Filippo II.

 

Vesalio e l’accusa di eresia

La sua sete di conoscenza della ‘verità anatomica’ gli procurò forti ostilità e molta invidia da parte di altri illustri colleghi, a tal punto che probabilmente da loro partì la denuncia alla Sacra Inquisizione. In quel periodo, la Chiesa proibiva qualsiasi studio sui cadaveri poiché li riteneva ‘sacri’. L’Inquisizione lo accusò di aver sezionato un uomo ancora vivo e, per questo motivo, nel 1561 fu condannato a morte. Lo salvò l’intervento di Filippo II, che riuscì a commutare la condanna in un pellegrinaggio in Terra Santa. Durante il viaggio si ammalò e fu sbarcato a Zante, dove morì nel 1564. Vesalio fa parte di quella schiera di “Medici Eretici” (da Ippocrate ad Averroè, Paracelso e altri ancora, come ben descritto da Massimo Fioranelli e Maria Grazia Roccia, nel libro edito da Laterza) senza la quale la medicina non sarebbe mai progredita. La grandezza del fiammingo è stata ben evidenziata da L.Premuda, nel suo “Metodo e conoscenza da Ippocrate ai nostri giorni”, dove afferma che: “Vesalio supera il conflitto fra homo sapiens e homo faber, che aveva contraddistinto l’esercizio e lo studio della medicina per tanti secoli e ne aveva rallentato e avvilito gli sviluppi. Egli impersona la figura dello scienziato moderno, che non rifiuta gli apporti positivi che gli pervengono dal mondo antico, ma intende e sa affrontare gli aspetti pratici, tecnici di una indagine […] attraverso l’approccio manuale, il contributo del manuum munus, tutt’altro che disdicevole e umiliante.” Il suo approccio ‘pratico’ allo studio del corpo umano, nel rivalutare il dato empirico della conoscenza e nel rendere sistematico il metodo dimostrativo, realizzò una vera e propria ‘rivoluzione copernicana’ dell’anatomia e della medicina.

Ispirandosi al frontespizio della Fabrica, Édouard Hamman rappresentò così Vesalio nel 1859.
Musée des Beaux-Arts, Marsiglia

Roberto Fassina

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