L’iniziatore del Dolce Stil Novo esule a Monselice

Abstract

Non a tutti è noto che Guido Guinizelli, grande poeta, iniziatore del Dolce Stil Novo, dallo stesso Dante definito, nel canto XXVI del Purgatorio, suo ‘maestro’, è morto in esilio a Monselice nel 1276. In un documento di quell’anno risulta che il figlio Guiduccio venne affidato alla madre, Bice della Fratta.

Cenni storici

Guido Guinizelli, il padre nobile della poesia italiana, che Dante definì: “[…] il padre/ mio e de li altri miei miglior che mai/ rime d’amore usar dolci e leggiadre” è stato, come lo stesso Dante, esiliato. Bolognese, nato nel 1237, è stato prima giudice e poi podestà a Castelfranco Emilia. Con la sconfitta della sua parte politica, i ghibellini Lambertazzi, ad opera dei guelfi Geremei, furono esuli in Veneto e visse per due anni con la famiglia, fino alla morte, avvenuta nel 1276, all’età di trentanove anni, a Monselice con la moglie, Bice della Fratta, e con il figlio, Guiduccio Guinizelli.

La Canzone ‘manifesto’ del Dolce Stil Novo

La canzone Al cor gentil rempaira sempre amore è considerata il manifesto ufficiale della nuova poesia italiana; i fiorentini (Lapo Giani, Guido Cavalcanti, Dante stesso e altri) la ripresero, sia come strutture che come tematiche, così come Guinizelli aveva ripreso strutture e tematiche dei provenzali anche per il tramite del bolognese Lambertino Buvalelli, che aveva scritto canzoni nella lingua d’oc. Qui vogliamo riportare uno dei suoi famosi sonetti, ricordando che la forma sonetto è derivata a questi poeti dalla scuola siciliana, e in particolare da Jacopo da Lentini, detto il Notaro, funzionario della Magna curia di Federico II.

Vedut’ho la lucente stella diana

Vedut’ho la lucente stella diana,
ch’apare anzi che ’l giorno rend’albore,
c’ha preso forma di figura umana;
sovr’ogn’altra me par che dea splendore:

viso de neve colorato in grana,
occhi lucenti, gai e pien’ d’amore;
non credo che nel mondo sia cristiana
sì piena di biltate e di valore.

Ed io dal suo valor son assalito
con sì fera battaglia di sospiri
ch’avanti a lei de dir non seri’ ardito.

Così conoscess’ella i miei disiri!
ché, senza dir, de lei seria servito
per la pietà ch’avrebbe de’ martiri.

Le tematiche: la donna risplende più della stella mattutina (il pianeta Venere che prende il nome dalla dea dell’amore), è così bella e così piena di virtù da togliere perfino la parola all’innamorato che le si avvicina e spera che sia lei a riconoscerne i desideri e corrispondervi, risollevandolo dai tormenti d’amore.

La Redazione

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