Chiesa e convento di San Sebastiano a Cornedo vicentino

Vicenza sorprende per Padova Sorprende

Abstract

La chiesa di San Sebastiano, a volte ricordata anche con il titolo di santuario, posta sul colle che sovrasta Cornedo vicentino, con un ampio piazzale retto da un poderoso muraglione, databile fra il XV e XVI secolo, sorge dove, probabilmente già prima del Mille, si ergeva un antico castello. Vi sono conservate alcune importanti pale d’altare del De Pieri, dello Zelotti e del Maganza. Alla chiesa era affiancato un convento di cui si hanno notizie fin dal 1530.

La chiesa come si presenta attualmente

Il luogo e la sua storia

Il castello fu concesso in feudo con la villa (il borgo) di Cornedo, agli Zambricio. Un documento del 1083 conservato nel codice diplomatico di Vicenza così inizia: “In Christi nomine. Amen. Die Martis vigesima quinta mensis Septembris in castro Coroneti in domo habitazionis infrascripti domini Zambrici Castellani in dicto castro Coroneti Vicentini districtus presentibus ser Tomaso q. ser Jacobi de Coroneto”. Gli  Zambricio, o Zamperetti, crearono anche un importante centro culturale con l’assidua presenza dei principali esponenti di arte e cultura dell’epoca, in particolare è da menzionare Arnaldo (XI – XII sec.), uomo di grande cultura scientifica e medica che tradusse diverse opere dell’antica cucina greca sostenendo uno stretto rapporto tra alimentazione e salute (forse però l’epicentro del potere degli Zambricio aveva un’altra collocazione, come sembrerebbero attestare alcuni ruderi in contrada Zamperetti). Successivamente (siamo nel XIII – XIV sec.) il castello posto sul colle di San Sebastiano insieme alla villa di Cornedo fu dato in feudo da parte del vescovo di Vicenza, che ne aveva ricevuto la disponibilità dall’imperatore insieme con molti altri castelli del Vicentino, a Miglioranza Trissino, con un intermezzo per un certo periodo di Jacobo Cangio o Canzio che ne aveva richiesto al titolare diocesano l’infeudazione. Sembra che i Trissino abbiano ricevuto l’investitura sulla valle dell’Agno sia da parte dell’imperatore che della chiesa. L’investitura accordata comprendeva la quasi totalità delle possessioni, le decime e i diritti di signoria su base feudataria.

Il colle di San Sebastiano in una foto d’epoca

Perché soffermarsi sul luogo? Un castello, tra gli altri edifici, solitamente conservava anche una cappella o una chiesa, a volte anche tutte e due, l’una per esigenze private, l’altra per il pubblico, e questo è maggiormente riscontrabile ovviamente in proprietà a disposizione dell’autorità ecclesiastica come erano molti castelli di pertinenza del vescovo, tra cui quello di Cornedo. Pertanto è quasi sicuro che anche sul colle di San Sebastiano vi fosse un edificio sacro, non si sa quanto grande, molto prima del 1469, anno che, come vedremo, è ritenuto da molti come anno dell’edificazione di una chiesa dedicata alla Madonna. Come in altre situazioni simili infatti sull’altura era posto il castello con la dimora del castellano, mentre ai piedi si stendeva il borgo, costituito almeno in parte dall’area di quello che più tardi prenderà il nome ora in disuso di Quartiero e probabilmente da alcuni settori dell’area del Barco che, nella concezione comune ancora fino a qualche tempo fa, comprendeva una zona più ampia rispetto alla via a cui ora è attribuito questo nome, borgo che sarà il primo nucleo del paese, allora abitato dai coloni, dai fattori e da quanti con il castello avevano un legame poiché anche il territorio faceva parte della concessione feudale.

La chiesa o santuario

La chiesa si presenta con una sola navata abbastanza ampia, pavimentata di lastroni quadrati di pietra bianca contornati da listelli di pietra grigia e con il soffitto a botte interrotto dalla presenza delle vele ricavate per dare luce alle finestrelle a lunetta che si innalzano dal punto in cui termina il muro di sostegno e inizia il volto. Un arco a tutto sesto divide la navata dal coro piuttosto piccolo dove è posto l’altare con la pala riproducente il martirio di san Sebastiano. Le pareti laterali sono interrotte da quattro piccole cappelle dove si trovano gli altari: della Madonna secondo don Antonio Sanmartin, un parroco a cavallo tra la fine Ottocento e l’inizio Novecento, riportato dal santuario di Monte Berico quando l’originaria chiesetta di stile gotico fu conglobata nella nuova grande chiesa barocca con l’asportazione di alcuni elementi), di san Matteo e santi, dei santi Carlo, Valentino e Bernardino ed uno con la riproduzione scultorea su fondo dipinto della crocifissione. All’angolo sud est della navata non vi è più il pilastro che nella chiesa d’origine sorreggeva a qualche metro di altezza l’angolo più interno del campanile il cui corpo quindi, vuoto alla base, più su era interamente all’interno dell’edificio; in seguito è stato eretto completamente nuovo all’esterno in posizione sud-est. A ridosso del muro che conclude la navata e che è più interno rispetto all’attuale facciata insiste una bella cantoria con la consolle del vecchio organo, mentre le canne e gli altri componenti sono posti nella parte centrale del vano ricavato sopra l’atrio tra il suddetto muro e l’attuale facciata.

L’interno dell’edificio sacro

La facciata

La facciata è piuttosto movimentata e ricca: presenta alla base tre aperture ad arco che danno ad un atrio; sopra l’arco dell’apertura centrale insiste un timpano con cornicione piuttosto pronunciato sormontato da una statua della Vergine; altre due statue di santi sono poste sopra le due semicolonne situate agli angoli dell’atrio. Sulla parte superiore al centro si staglia un bel rosone con ai lati due nicchie pure sormontate da piccoli timpani, occupate da due santi. Il tutto termina in un timpano chiuso sormontato agli estremi da due statue di angeli, e sul culmine dalla statua del Redentore. La presenza dell’atrio, pur con le intervenute ristrutturazioni avvenute nel corso del tempo, per alcuni studiosi rappresenta un chiaro richiamo a edifici sacri medioevali e questo fatto li fa propendere per l’esistenza di una cappella precedente, probabilmente demolita per fare posto alla realizzazione successiva. Come già riportato, a sud-est della facciata si erge il campanile con un orologio e la cella campanaria, sormontato da una struttura ottagonale coperta.

Storia della chiesa

Poche sono le notizie certe sulla storia di questa chiesa e soprattuto non si trova alcun documento che certifichi la data di erezione né chi l’abbia fatta costruire, anche se sopra gli stemmi dei Padri Serviti e di Cornedo apparivano queste lettere A.P.P.C. di difficile interpretazione. Non sembra riferirsi ai tempi del castello poiché il materiale di costruzione pare costituito in gran parte da materiale riutilizzato preso dai resti di quell’edificio certamente più antico; inoltre su una pietra murata sopra l’arco di mezzo dell’atrio appariva questo numero: 1469 che potrebbe essere la data di costruzione della chiesa, dell’atrio o posto a ricordo di qualche intervento di ristrutturazione. In un inventario del giugno del 1656 la chiesa così è descritta: chiesa intitolata di San Sebastiano situata sopra una collina, che guarda la villa di Cornedo della lunghezza di circa 40 piedi e larga 20 circa; ha cinque altari come sopra et choro annisso imperfetto, campanile con due campane volanti, ed una più piccola, con sacristia. La chiesa viene molto frequentata massime nelli giorni festivi da quelli di Cornedo e paesi circonvicini…

Questa una sintetica cronologia degli interventi nel corso degli anni (da: Memoria sopra il colle di San Sebastiano, 1885 – libera riproduzione)

1590 – Eretto l’altare dei Santi Valentino e Lucia;
1592 – Eretto l’altare di San Matteo;
1645 – Nuova benedizione della chiesa probabilmente dopo lavori di restauro;
1760 – Eretto il nuovo altare maggiore dedicato a San Sebastiano;
1776 – Eretto l’altare della Beata Vergine;
1856 – 1861 – Costruito il nuovo campanile;
1867 – Costruito, a metà strada di accesso alla piazzetta antistante la chiesa, un tabernacolo con tre nicchie;
1877- 1881 – Alzata di tre metri circa la copertura e conseguentemente l’arco tra la navata ed il coro; rialzati i muri perimetrali; costruite quattro cappelle per ospitare gli altari laterali;
1885, 9 agosto – Riapertura della chiesa.

Nella seconda metà del 1800 pertanto si ha una ristrutturazione pressoché definitiva nel corso della quale fu abbattuto il vecchio campanile che insisteva all’interno della navata all’angolo sud-est, ed eretto il nuovo completamente all’esterno a sud-est dell’atrio; probabilmente improntata la nuova facciata proprio sopra le arcate dell’atrio ricavando così un vano al centro del quale, come abbiamo visto, ci sono vari componenti dell’organo; rifatta la pavimentazione; risistemate alcune parti interne e intonacati nuovamente pareti e soffitto.

Aggiungiamo anche una curiosità: in un testamento che poi non ebbe seguito, riportato in parte su una lapide ancora esistente all’esterno della chiesa, G.G. Trissino esprimeva la volontà di essere seppellito presso questo santuario.

Le opere d’arte

Sopra l’altare maggiore pala raffigurante il martirio di San Sebastiano, da alcuni critici attribuita a Giovanni Antonio De Pieri, un pittore vicentino vissuto a cavallo tra il ‘600 ed il ‘700. Di lui dice il critico Renato Cevese: «… non è un minore: né in senso relativo all’ambiente vicentino, né in senso assoluto. A mio giudizio, si colloca tra i maggiori artisti veneti del settecento».

Pala di San Sebastiano attribuita ad Antonio De Pieri detto lo Zoppo

Altre opere importanti:

  • pala raffigurante San Matteo, San Sebastiano, San Lorenzo del 1575-76 di Giovanni Battista Zelotti, un pittore molto noto e attivo nel tardo Rinascimento Veneto;
  • pala raffigurante Santa Lucia, San Valentino, San Carlo Borromeo, San Bernardino da Siena del 1625 di Alessandro Maganza, noto pittore vicentino attivo soprattutto a Vicenza e a Padova;
  • altare della crocifissione con rappresentazione scultorea del Cristo crocifisso tra due ladroni e gruppo di persone ai piedi, del 1770; autore: maestranze venete;
  • Madonna con Gesù o Madonna in trono, scultura lignea in parte dorata del 1514, autore: maestranze venete.

Il convento

Il convento, in origine una semplice casa, era occupato da monaci, sacerdoti e non, dell’ordine dei servi di Maria, ma è incerto quando vi si istallarono, di sicuro erano presenti nel 1530 perché nella  poderosa storia dell’ordine di fra’ Arcangelo Giani è riportato che intorno a quell’anno il padre generale della congregazione aveva acquistato un luogo a Cornedo; inoltre nel testamento di Elisabetta Trissino, rogato in quell’anno da un notaio, assegnava una elemosina al priore di quel convento e disponeva di essere seppellita nel cimitero di San Sebastiano. Essendo l’immagine della Madonna, come già riportato, del 1514, non è da escludere che il convento abbia avuto inizio attorno a quella data: l’istituzione ufficiale è del 1564 con la bolla di papa Pio IV. Nel già citato inventario del 1656 redatto in previsione di porlo all’asta, come poi avvenne, in ottemperanza della bolla (1652) di papa Innocenzo X che dichiarava soppressi i monasteri con un numero esiguo di padri (il convento con tutti i beni connessi, tranne la chiesa sarà consegnato a Bartolomeo Bergamin nel 1673 dopo un’asta che si era svolta a Venezia) è detto che il convento consisteva di due chiostri, un refettorio, saletta, cucina, “caneva” e “stalletta”; vi erano inoltre cinque camere e sopra di esse una loggia grande, un luogo per la legna sopra la caneva e la stalla e sopra la sagrestia un “granaio” vuoto. I muri, seguendo sempre l’inventario, erano malmessi e in parte diroccati. Fin dall’inizio si trattava di un piccolo convento con poche presenze, tanto da dovere essere soppresso nel giro al più di un secolo e mezzo. La costruzione, come si può evincere dalla stampa qui riprodotta, era sul lato sud-ovest della chiesa, a ridosso dell’atrio. Sarà demolita nel corso dei lavori di risistemazione avvenuti nella seconda metà del 1800 e al suo posto sarà edificata una casa sul terreno situato ad ovest, ad una decina di metri di distanza dalla chiesa, dove prima era il brolo. A ricordo di quanto esisteva del convento e delle sue pertinenze è rimasta la vera del pozzo.

Ritratto del principe Arnaldo Zamperetti

Jacopo da Bassano, su richiesta della famiglia Zamperetti, dipinse nel periodo 1558-60 questo ritratto postumo del principe Arnaldo Zamperetti da Cornedo (vissuto tra i sec XI e XII), avvalendosi di un disegno a carboncino di epoca medievale in pessime condizioni che riportava a tergo la dicitura “Ritractus illustrissimi et excellentissimi Principis Arnaldi Zamperetti d.C. “. Il dipinto si trova a Berlino, nel Museo Staatliche, Gemäldegalerie, e si tratta dell’unico ritratto conosciuto del Principe. (commons.wikimedia.org)

Federico Cabianca

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