La Caserma “Piave” di Padova

Abstract

In precedenti articoli abbiamo dato conto della ex Caserma ‘Barzon’ di via Cesarotti, oggi passata ai privati, e di Palazzo Camerini-Bembo, oggi sede del Museo della Terza Armata per sottolineare l’importanza di Padova come sede operativa di alcuni comandi generali dell’esercito italiano negli ultimi conflitti. In questo articolo diamo conto della Caserma Piave, divenuta centro di reclutamento dei giovani di leva fino al recente passaggio alla Università che ne farà un campus universitario. La caserma presenta alcune strutture degne di nota e, sorpresa, il lacerto di un affresco attribuito al Guariento.

L’area della caserma “Piave”: il convento e la chiesa di Sant’Agostino

 La caserma “Piave” si trova nell’area dove, fino ai primi anni dell’ottocento, sorgevano l’antica Chiesa di Sant’Agostino e il convento dei frati Domenicani. La Chiesa di Sant’Agostino fu eretta fra il 1227 e il 1303 dai frati Domenicani nella parte sud occidentale della città, chiamata Valverde. La Chiesa per importanza era la terza di Padova e assurse a “Pantheon degli uomini illustri” beneficiando delle elargizioni dei Carraresi e delle famiglie patavine più ricche e influenti che, per celebrare le loro glorie, la abbellirono con diciassette altari, con preziose opere d’arte e con dipinti e affreschi del Guariento e del Semitecolo.

Il Chiostro

I due chiostri e l’affresco del Guariento

Sul lato occidentale della chiesa sorgeva il convento con due chiostri adiacenti. Il chiostro non più esistente, denominato dei “morti”, dal 1687 fu spesso impraticabile per le frequenti e abbondanti infiltrazioni d’acqua, ed era in comunicazione con il secondo chiostro di pianta rettangolare attraverso il corridoio centrale, oggi ancora visibile. Il secondo chiostro dopo l’incendio del 1332, che distrusse anche l’importante biblioteca del convento, fu ricostruito nel 1354 e adibito a dormitorio per gli studenti di teologia. Nel 1489 iniziò un altro rifacimento di questo Chiostro, che i Domenicani chiamavano “hortus magnus”. Con quest’ampliamento il convento poteva contare su sessantasei camere abitabili. Nell’“hortus magnus” trovavano posto il Sindaco e il procuratore del Convento, la barberia, il refettorio, il luogo dell’inquisizione e la nuova biblioteca, che nel 1554 fu posta al piano rialzato secondo le usanze domenicane del tempo, e ancora ampliata nel secolo successivo. Al pianterreno dell’“hortus magnus” in una stanza, sopra la porta di comunicazione fra due locali, c’è una piccola nicchia dov’è visibile un frammento di affresco con due figure di Angeli che i critici d’arte ritengono faccia parte di una “Pietà”(tema artistico che ritrae Maria che regge sulle ginocchia il corpo senza vita di Gesù Cristo). L’opera ancorché sia incompleta è attribuita a Guariento d’Arpo, che nel periodo compreso fra il 1350 e il 1360/65, aveva lavorato in Padova agli “Eremitani” e alla Cappella Carrarese in Sant’Agostino. Il cortile interno del Chiostro occupa una superficie di 1968 mq compresa quella del portico di cui è contornato e che è caratterizzato da una copertura con volte a crociera su ciascuna campata. Le colonne che reggono gli archi sono trenta (ventinove in pietra bianca d’Istria e una in marmo rosa). Lo stile delle colonne e dei capitelli indica che la loro fattura è di epoca quattrocentesca e quindi contemporanea del periodo in cui il chiostro fu ampliato.

Negli anni 70/80 del novecento problemi di staticità hanno imposto il rafforzamento delle arcate con muri che, riducendo il foro delle arcate e inglobando, di fatto, le colonne, hanno tolto leggerezza all’intero edificio.

Affresco del Guariento d’Arpo raffigurante la Pietà

Da monastero a struttura militare

Lo scalone d’onore di accesso al Comando

La trasformazione del monastero in infrastruttura militare risale alla dominazione francese del Veneto quando, dopo la pubblicazione delle leggi napoleoniche anticlericali, molti beni della Chiesa furono confiscati e fra essi anche l’edificio sacro dedicato a Sant’Agostino, attiguo al convento dei Domenicani; quadri, statue, suppellettili furono destinati ad altre chiese della Diocesi.

Si ha notizia che nel 1806 un battaglione del 92° Reggimento di fanteria francese fosse accantonato nel convento dei Domenicani. Con la soppressione del sito conventuale prospiciente la Chiesa, l’area divenne quindi d’interesse militare. Con l’insediamento degli austriaci a Padova, nel 1813, l’antica Chiesa, ormai sconsacrata, fu adibita a deposito per il fieno. Nel 1822 il Genio Militare austriaco, in concomitanza con la ristrutturazione dell’Ospedale Militare, che già aveva sede nell’ex convento dei Domenicani e che doveva essere ampliato per consentire di ospitare almeno 500 ricoverati, completò la demolizione della Chiesa di Sant’Agostino e cinse la zona d’interesse militare con un muro, per poi costruire al suo interno manufatti di vario genere adibiti, fino al 1866:

– a Ospedale Militare, l’ex convento (l’Ospedale fu trasferito, poi, in via S. Giovanni da Verdara);

– a caserma di cavalleria, la rimanente parte.

Ospedale militare, caserma di cavalleria, sede di reggimento di artiglieria

 Nel 1866, dopo il passaggio del Veneto al Regno d’Italia, la caserma austriaca divenne una “Regia caserma” intitolata al “Principe Amedeo”, nella quale fino al 1934 si sono avvicendati dodici Reggimenti di cavalleria, che hanno conferito all’infrastruttura una specifica impronta, non cancellata dai numerosi rifacimenti e ristrutturazioni effettuate nei decenni; infatti, sono ancora visibili i vecchi e tipici edifici del XIX secolo adibiti a scuderie, con all’esterno gli anelli per legare le briglie dei cavalli, l’imponente cavallerizza e gli abbeveratoi di marmo.

Dal 26 ottobre 1934 all’8 settembre 1943 la caserma “Principe Amedeo di Savoia” è stata sede del 5° Reggimento artiglieria controaerei autocampale. L’11 marzo 1944 la caserma e il “Quartiere d’artiglieria” (oggi caserma “Prandina”) furono oggetto di bombardamento da parte di aerei Alleati.

Nel dopoguerra, la caserma, ha assunto la denominazione “Piave”, divenendo nuovamente sede del 5° Reggimento controaerei che lasciava definitivamente l’infrastruttura il 7 settembre 1949, per essere trasferito nella caserma “E. Matter” di Mestre (VE). In seguito, la caserma è stata sede di vari Enti territoriali.

La caserma “Piave” è l’infrastruttura militare forse più nota in città, perché è stata sede per molti anni, dal 1982 al 30 giugno 2007 del Distretto Militare, punto di riferimento per decine di migliaia di giovani coscritti.

Le vecchie scuderie

 

Distretto Militare e Centro Documentale

Il Distretto Militare, dal 1 luglio 2007, si è riconfigurato in Centro Documentale, che adesso raccoglie, all’interno di un moderno archivio realizzato in quella che fu la “cavallerizza”, oltre 1.500.000 fascicoli delle varie classi di leva delle province Venete (dal 1859). Dal 1990 al 2001 la caserma è stata anche sede del Comando Leva Reclutamento e Mobilitazione della Regione Militare Nord Est che, all’atto dello scioglimento avvenuto nel 2001, si è trasformato in Comando RFC Regionale “VENETO”. Il Comando, dal 1 luglio 2007, ha assunto la denominazione di Comando Militare Esercito “VENETO” dalla quale dipendono i Centri Documentali di Padova e di Verona. Dal 1 gennaio 2012 il Comando Militare Esercito “VENETO” ha assunto la funzione di Comando Interregionale con alle dipendenze anche i Comandi Militari Regionali del Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e il Presidio Militare dell’Esercito di Venezia.

Nel 2021 il Comune ha approvato la destinazione del sito all’Università che ne farà il Campus delle scienze umane ed economiche.

La cavallerizza, oggi Archivio del Centro Documentale

Galleria

Nota:

Quanto sopra è una scheda relativa a ‘Caserma Piave” tratta da: Le Infrastrutture Militari dell’Esercito Italiano a Padova del Bando “on air 2012” indetto dal Comune di Padova. La precisazione è necessaria perché, dal 2012 ad oggi, sono intercorsi cambiamenti qui solo accennati.
Progetto: a cura del Dott. Alessandro Cabianca, Presidente “Gruppo90-ArtePoesia”
Schede: a cura del Gen. B. (Aus.) Maurizio Lenzi
Documentazione fotografica: Mario Dal Molin, 1° Mar.llo Rino Del Pizzo, 1° Mar.llo Fabio Magrini, Sig. Marco Romanato. Coordinamento per la fotografia: Mario Dal Molin (Fotoclub Padova).

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