Gli amanti, i “Veneto lovers” degli anni Cinquanta e Sessanta

Abstract

Com’era Abano cinquant’anni fa? Diversa era la presenza straniera negli hotel, diverso il vestiario, i comportamenti e c’era quell’aria di trasgressione, ma tra persone piuttosto attempate, non tra giovanotti, con gigolò sempre pronti alla conquista. Lo scrittore e poeta Livio Pezzato ce ne dà una viva testimonianza, ricca di aneddoti, con qualche sottinteso e qualche reticenza, per non svelare tutto ciò che è nella sua memoria di aponense, medico di base e medico termalista che per molti anni ha operato ad Abano. Appassionato pescatore e cacciatore “alla maniera degli esploratori”, la sua conoscenza del territorio dei Colli Euganei deriva dall’averli percorsi in ogni direzione e con ogni tempo descrivendone in versi piante, animali, umani.

La “dolce vita” della Abano di cinquant’anni fa

Cinquanta anni fa Abano era completamente diversa. Non esisteva l’isola pedonale, la città era attraversata da nord a sud dalla trafficata SS 250, che metteva in comunicazione la provinciale Padova/Vicenza con la SS 16, l’arteria che percorre l’Italia intera dal Veneto alla Puglia. Alcuni semafori, all’altezza dell’Hotel Orologio e dell’incrocio successivo, cercavano di regolamentare il traffico, contribuendo con ciò ad inquinare ulteriormente l’aria per i colpi di acceleratore degli automobilisti impazienti fermi in fila.
Eppure, dal tardo pomeriggio fino a notte, i marciapiedi della zona termale erano pieni di gente a passeggio, in un incrocio continuo di lingue e di dialetti, di sorrisi e di tentativi di approcci in un grammelot padano in grado di coniugare lontane reminiscenze scolastiche con frasi fatte apprese al bar da qualche portiere d’albergo o in chiacchiere paesane dall’amico rientrato temporaneamente dal lavoro in Svizzera o Germania.
La gente vestiva elegante, non girava come adesso in brache da spiaggia, ciabatte infradito e magliette multicolori con i loghi delle università americane sulle spalle di giovinotti che hanno con fatica raggiunto il traguardo della licenza media, oppure in jeanseria casual da popolo nomade, con pantaloni sdruciti e scoloriti chimicamente, orribili scarpe da trekking dorate o leopardate, stivali in pelle grassa e borchie anche in piena calura, a riempire l’aria di odori sgradevoli e di rumori martellanti di tacchi che ricordano le ronde tedesche notturne.

I “Conquistadores”

I “conquistadores” padani di allora cercavano di gareggiare in eleganza con gli ospiti degli hotels rinomati che si affacciavano sul passeggio, non vedevi in giro tagli di capelli da pellerossa mohicano o cuticagne rasate da professionista della comunicazione o da intellettuale “gauchiste”, a far da contrappunto a trecce e treccine da tribù africane. Né scorgevi barbette che ricordano la poesia di Saba dedicata alla capra, né copricapi in lana calati sugli occhi in pieno agosto, né cuffiette agli orecchi di persone assorte nell’ascolto di musica o di gossip interplanetario.
I “machi latini” avevano sulla zucca tagli sobri, basette regolate all’altezza dei lobi, brillantina in buona quantità, e camminavano tra gli effluvi di molteplici spruzzate di profumo e di dopobarba (nella maggior pare dei casi la barba appena rasata era una sorta di obbligo morale). La qualità degli odori dei prodotti di cosmesi era quanto mai varia e rifletteva le diversità di “status” economico e culturale dei protagonisti della caccia alla turista/curanda bisognosa di affetto.
Era questa un’attività che iniziava nella tarda mattinata nelle piscine degli alberghi e si protraeva fino alle prime luci del giorno negli eleganti ritrovi della zona termale, dal Club San Daniele al Colony, dal Rastua di Olivo al P1 di Paolo Squarcina, un imprenditore gentile ed amante delle arti figurative, che pubblicava il Montirone, puntuale ed interessante notiziario delle Terme. E poi sui Colli, dall’Élite di Galzignano al Don Pablo di Torreglia, dal Settimo Cielo di Teolo al Tuca Tuca sulla statale 16.
Alcuni anziani ricordano con orgoglio di averli frequentati tutti, questi ritrovi, magari passando dall’uno all’altro in una sorta di tour culturale, e di aver ascoltato dal vivo Mina e Fred Bongusto, Marino Barreto e Peppino di Capri o di aver riso alle battute di Gino Bramieri e di Walter Chiari. Oggi ascolti uscire dalle sale degli hotel le voci fesse o stonate di improbabili intrattenitori che cantano su basi già registrate, come in un Karaoke.
Quei cacciatori in azione erano la prova provata dell’importanza, per l’ambiente naturale e per il procedere della vita, di quello che oggi è l’obiettivo di tutte le campagne ambientaliste, la “diversità biologica”. Possiamo prendere in esame alcuni tipici rappresentanti della fauna rapace che si precipitava qui sulle ingenue, si fa per dire, pecorelle e sulle molto più numerose pecore anziane, che arrivavano ad Abano proprio in cerca di lupi o, in considerazione della qualità e del grado di frollatura della carne, di avvoltoi.

Casanova e gli altri

Casanova, studente presso l’Università di Padova, che ad Abano arrivava per cure ospite di una delle sue innumerevoli conquiste, la contessina Mocenigo, scriveva ad un amico che i fanghi erano una cura terribile che ai maschi scottava i c ….. ni, mentre le donne erano brutte megere.
Forse nel ‘700 il celebre avventuriero la vedeva così, ma negli anni ‘50/‘60 negli alberghi si notava la presenza di buon numero di belle donne, di affascinanti attrici del cinema e del teatro o di cantanti di grido, anche se è vero che la fauna femminile “allettata” dal sesso, nella duplice accezione di attratta o distesa sul talamo, era costituita prevalentemente da signore insoddisfatte croniche in età che andava dalla pre menopausa al periodo abbondantemente post menopausale.
Ti sedevi dopo cena al tavolo esterno di qualche bar, al Milano, al Casara di Silvio Faccin o all’American di Odorico Perin, luogo deputato alle nostre sfide a carte, dove il gestore ogni tanto chiedeva: “come ʃé le robe qua?” e osservavi il passaggio. Potevi già capire, dalla marca e dal modello dei veicoli usati e dalle loro condizioni, quali tipologie di uccelli rapaci sarebbero entrati in azione quella sera.

Macchine potenti, vestiti firmati, sigarette di marca, sguardi assassini: le armi del seduttore.

Alla guida di Lancia Aurelia o di Alfa Romeo di grossa cilindrata arrivavano i ricchi possidenti terrieri del Polesine, del Ferrarese e del Modenese, in giacca e cravatta, barba rasata e capelli brillantinati, sigaretta di marca in bocca e dopobarba aggressivo, mentre su Fiat 1400, riconvertita a gasolio per usufruire del carburante agricolo a prezzo facilitato, arrivava qualche agricoltore dai poderi sparsi nella Bassa, camicia bianca con cravatta e giacca da testimone di nozze, profumo pesante a coprire un greve odore di stalla ereditato dalla notte dei tempi.
Se vedevi una macchina sportiva nata da poco, come la Fulvia coupé color amaranto, o una delle rare vetture straniere, magari la pagodina Mercedes, procedere lentamente e cautamente per non incorrere in incidenti, potevi star sicuro che alla guida c’era, in jeans Levis bianchi, camicia di cotone sportiva e scarpe mocassino bianche e nere, qualche meccanico che si era preso la libertà di salire, senza autorizzazione, a bordo dell’automobile che il giorno dopo avrebbe riconsegnato al cliente. Emanava dalla macchina un sentore di deodorante al pino per interni e di detersivo in polvere per sedili, che si mescolava a quello della benzina e delle creme abrasive, con le quali l’artigiano aveva tolto dalle mani l’unto dell’olio esausto e della morchia, visto che nessuno allora pensava di adottare sul lavoro dei guanti in lattice. Giustamente si sentivano meccanici di auto, non cardiochirurghi.
Sembra tuttavia, da indagini espletate presso soggetti inclini a parlare del passato, che le prede trovassero tale mescolanza di odori addirittura eccitante. Sempre in jeans bianchi e camicia colorata in madras di cotone, con qualche concessione alle scarpe da tennis, vedevi anche arrivare, a due per volta, i commessi più giovani dei negozi di abbigliamento o di alimentari di pregio, o piccoli impiegati del capoluogo, che avrebbero poi usato a turno il mezzo per portare le prede conquistate per fratte sui colli, dopo averle ben carburate con moscato non molto costoso, perché a quei tempi sui Colli di vino se ne produceva tanto ma spesso di non eccelsa qualità.
Oggi ci si è adeguati ad un livello di produzione buono, talvolta ottimo, in quantità molto minore e a prezzi senza dubbio salati, ma abbastanza competitivi. La stagione del “bevi tanto” si è evoluta nel “bevi poco ma bene” con vantaggio per la salute di chi beve vino e per le tasche di chi vinifica e vende. Tanto oggi ci si ubriaca più di una volta, ma con birra, aperitivi e superalcolici mescolati ad ogni possibile prodotto della chimica.

Il play boy

Ma possiamo tornare ai nostri play boys di mezzo secolo fa.
Sulle Lancia Appia o sulle Autobianchi A 112, sulle Fiat 124 o 128, talvolta sulle Renault Dauphine o sulle Mini Morris, arrivavano da Padova anche gli esponenti del ceto medio, insegnanti, piccoli commercianti o impiegati di concetto, in sobria mise di giacca su camicia bianca o pastello, pantaloni e scarpe intonati, con qualche tocco dioriginalità in papillon o cravatte colorate. Incontravi anche qualche attempato esponente delle arti visive con capelli lunghi, barba trascurata e cravattone alla Lavallière o foulard sulla camicia aperta, lo sguardo perso nel vuoto per triste solitudine, che incontrava l’interesse e la passione di massaie annoiate dalla vita monotona o di fanciulle alla ricerca di emozioni intellettuali.
Un capitolo a parte lo merita la folta schiera dei rappresentanti di commercio che bazzicavano la zona termale.
Costoro giravano per gli alberghi a proporre prodotti alimentari, cere per pavimenti, rubinetteria, arredamenti, biancheria, sedie a sdraio per piscine e via dicendo, e così avevano occhi attenti sulla clientela che incontravano nelle sale di soggiorno, al bar o al bordo delle piscine, ed instauravano proficui rapporti bilaterali con portieri di giorno e di notte, baristi ed altro personale vario. Sapevano quindi, molto meglio di coloro che andavano alla ventura, dove cercare e quali donzelle cercare, la parola privacy è entrata tardi nel vocabolario, ed i portieri di notte conoscevano una ad una quelle abituate a rientrare tardi dopo aver folleggiato nei dancing.
Questi professionisti della parola convincente capitavano negli alberghi nelle serate dedicate al ballo o all’aperitivo, foulard al collo o camicie aperte su petti villosi, nessun macho si sarebbe mai depilato, ed andavano pressoché a colpo sicuro, facendo invaghire soprattutto straniere non propriamente belle, magari ben mature, o vedove danarose (allora pochissime erano le donne separate o divorziate), mangiavano e sbevazzavano a spese delle loro conquiste, ricevevano costosi regali o donazioni in denaro e spesso si facevano foraggiare per intere settimane, cosicché la percentuale sulle vendite del campionario assumeva importanza relativa.
I “conquistadores” residenti in loco consumavano invece ben poche energie nel passeggio serale, quindi partivano con enormi vantaggi rispetto alla concorrenza.

Massaggini, fanghini, portieri d’albergo, commessi e… le prede.

Gli addetti ai reparti di cura li vedevi poco, lavoravano dalle prime ore del mattino e quindi verso sera dovevano pur riposare, e d’altra parte, anche se in quegli anni le “fanghine” ricoprivano di fango solo donne ed i “fanghini” solo uomini, in netta distinzione di sesso come sui banchi nelle scuole e nelle chiese, loro parecchie possibilità di incontro e di visione diretta la trovavano nel via vai degli accappatoi nei corridoi dei reparti di cura.
I massaggiatori, vulgo “massagìni”, soprattutto quelli che praticavano il massaggio “speciale” o quello subacqueo, erano dei privilegiati perché sotto le loro mani passavano già i due sessi senza distinzione e potevano toccare con mano la merce. Le altre categorie che lavoravano in contatto diretto con la clientela, nelle conciergeries e nelle sale da pranzo o da soggiorno, avevano ampi ventagli di conoscenza, si coccolavano le ospiti e ne traevano sicuramente dei vantaggi, in termini di mance e, se del caso, in effusioni sentimentali.
Non ci dobbiamo nascondere la realtà, chi ha lavorato negli alberghi in quegli anni ne è buon testimone e sa che molte, moltissime signore tornavano nello stesso hotel di anno in anno, spesso di stagione in stagione, proprio per motivi affettivo-sessuali.
Anche i proprietari ed i commessi dei tanti negozi della città avevano diretta conoscenza degli ospiti e soprattutto delle ospiti, con discrezione ma con metodicità si informavano se erano soddisfatte del soggiorno, se la città era di loro gradimento, se si divertivano o si annoiavano, se avevano conoscenza dei luoghi e, se del caso, si offrivano di fare da guide o da ciceroni per un tour delle bellezze artistiche ed ambientali dei Colli, naturalmente in orario serale o notturno, quando la luna rendeva il paesaggio più affascinante.
I proprietari degli alberghi avevano il compito più facile, salutavano sorridendo le signore, talvolta con un baciamano od un inchino, offrivano loro l’aperitivo o il caffè dopo cena, passavano presso i tavoli durante il pranzo per informarsi se le vivande erano di loro gusto, facevano portare dal sommelier una bottiglia delle migliori per festeggiare un compleanno, le accompagnavano in visita notturna nelle calde accoglienti serre gremite di piante o di rare orchidee, o nelle limonaie dove si spandeva il profumo degli agrumi.
Conoscendo la realtà di oggi, è proprio il caso di dire: “altri tempi, altre serre, altri proprietari …”
Quelli tra loro che avevano mogli gelose, o che si preoccupavano di non farsi notare dai dipendenti, si recavano “in trasferta” presso hotel di colleghi, o si dedicavano alla caccia “da appostamento”, seduti comodamente al tavolo di qualche bar centrale.
Alla caccia da appostamento ai tavoli dei bar si dedicavano anche altri play boys sedentari, avevano le loro abitudini, le loro tecniche, aspettavano le signore di passaggio come il luccio attende le alborelle, cercavano di attaccar bottone con un complimento, un sorriso, un’occhiata malandrina, e a volte bastava. Molti li vedevi tutte le sere, sempre allo stesso tavolo, e parecchi erano soggetti particolari un poco fuori delle righe, e li riconoscevi subito, dalla mise e dagli occhi a raggi ics, ad indagare le potenziali prede.

Prede che spesso tornano, à la recherche de la jeunesse perdue…

Livio Pezzato

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Fonti fotografiche

Foto 01: https://www.magicoveneto.it/Euganei/panoramiche.htm
Foto 02, 03, 04: Biblioteca Civica Comune di Abano Terme
Foto 05: https://www.ebay.it/itm/392270743083
Foto 06: https://www.fondoambiente.it/luoghi/lo-storico-hotel-orologio?ldc
Foto 07: https://www.viaggiareunostiledivita.it/abano-terme
Foto 09: https://www.ebay.it/itm/d3290-cartolina-aerea-Abano-Terme-via-Pietro-dAbana-anni-50-/400853250357
Foto 10: https://www.ebay.it/itm/d3292-cartolina-Abano-Terme-Roma-anni-50-/400853251543
Foto 11: https://www.ebay.it/itm/d3293-cartolina-Abano-Terme-Villa-Piave-anni-50-/251813027658
Foto 12: Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11305854
Foto 13, 19, 20, 21: https://www.carrozzecavalli.net/2014/04/come-eravamo-abano-terme-4-luglio-1954/

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