Vittore Branca

Abstract

Vittore Branca (1913-2004), è una eccezionale figura di studioso e di docente di Letteratura italiana presso l’Università di Padova, che diventa la sua città d’elezione. Nel 1953 da Parigi (Sorbonne), dopo aver insegnato a Firenze e a Roma, arriva a Padova dove insegna per decenni divenendo punto di riferimento di generazioni di studenti. Fondamentali le sue ricerche sul Decamerone e ineguagliabili i suoi corsi sul Boccaccio.

Cenni biografici

Vittore Branca nasce a Savona nel 1913, si diploma presso il liceo classico “Gabriello Chiabrera” di Savona, si iscrive alla Scuola Nazionale Superiore di Pisa dove si laurea col massimo dei voti. Si iscrive alla FUCI, nonostante la soppressione da parte del regime fascista. Incontra Giovanni Gentile, che diventerà suo maestro. Collabora con l’Accademia della Crusca per l’edizione nazionale delle opere di Boccaccio. Dopo l’arresto di Mussolini Branca collabora attivamente alla Resistenza, incontra monsignor Giovanni Battista Montini (il futuro papa Paolo VI) e Alcide De Gasperi, come rappresentante dell’area cattolica della resistenza nella direzione toscana del CNL. Tra il 1944 e il 1949 insegna presso l’Università di Firenze e presso la facoltà di magistero “Maria Assunta” di Roma. Nel 1952 è a Parigi come professore ospite presso l’Università Sorbonne. Nel 1953 inizia la sua carriera all’Università di Padova, alla quale resterà legato per tutta la vita. Nello stesso anno entra nel comitato direttivo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, dal 1972 al 1995, quando ne diviene presidente. Tra il 1968 e il 1972 è rettore dell’Università di Bergamo. Collabora a più riprese con l’UNESCO.

Le lezioni di Vittore Branca al Liviano su Boccaccio

Partecipare a una lezione di Vittore Branca era come assistere a una rappresentazione teatrale. L’aula magna sempre strapiena, con non pochi studenti fuori dalle porte, la sua voce stentorea, precisa, mai arrogante, la sicurezza come di primo attore, la capacità di creare collegamenti tra eventi e personaggi per noi, poveri studenti, impensabili. Ho assitito ai suoi corsi su Boccaccio e sembrava di inseguire lo scrittore tra Napoli, Ravennza e Forlì, e per le vie della sua Firenze ma, soprattutto, di inseguire i manoscritti del Decamerone per le biblioteche d’Europa. Era entusiasmante sentire l’intreccio di date, luoghi, uomini, a volte semplici letterati, a volte principi o sovrani, che il professore snocciolava come se fosse stato presente di persona nei vari passaggi di mano in mano o di luogo in luogo del preziosissimo libro e delle copie in Francia, Spagna, Germania, Inghilterra e Russia fino alla ricerca del manoscritto di pugno dello scrittore, il manoscritto zero. Di ogni manoscritto citava a memoria il codice e la collocazione o le collocazioni fino a quando di alcuni si erano perdute le tracce, come dell’unico autografo conservato presso la Biblioteca di Stato di Berlino o della copia conservata alla Biblioteca Nazionale di Parigi o della copia frammentaria ritrovata a Piacenza o, ancora, della copia che possedeva il Petrarca e che lo seguì in varie peregrinazioni, forse anche ad Arquà.

Un grande maestro

Per noi giovani che avevamo sì e no letto singoli testi da un manuale scolastico, questo era più che un viaggio della fantasia, era la scoperta della cultura alta per la capacità di questo docente di passare da un personaggio ad un altro, da una novella ad un’altra, da una traduzione ad un’altra, mostrando le differenze linguistiche, politiche, a volte perfino economiche dei traduttori o delle nazioni in cui il libro andava diffondendosi; basti pensare alle lezioni sull’importanza degli amanuensi, spesso nei monasteri, talvolta nei palazzi dei principi o dei re di cui il docente dava notizia; era cioè scoprire l’universalità di un testo come il Decamerone perché lì si trovavano temi ripresi da Shakespeare, Cervantes, Chaucer, fino alle numerosissime trasposizioni teatrali e cinematografiche di singole novelle o della atmosfera complessiva del periodo narrato: è il caso ad esempio di P. P. Pasolini. Questa la mirabile capacità di Vittore Branca: tenere insieme tutti questi fili e tradurli in un racconto affascinante per noi studenti.

PS: Questo vuole essere il ricordo personale di un ventenne giunto da un paesino del vicentino nella prestigiosa Università di Padova e un doveroso omaggio a uno dei suoi maestri.

Alessandro Cabianca

Bibliografia minima

(della sua vastissima bibliografia citiamo alcuni titoli tra i più significativi con particolare riferimento agli studi sull’umanesimo e su Boccaccio)

V. Branca, Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio, Roma, Ed. di storie e letteratura, 1958
V. Branca, C. Galimberti, Civiltà letteraria d’Italia, Firenze, Sansoni, 1965
V. Branca e Jean Starobinski, La filologia e la critica letteraria, Segrate, Rizzoli, 1977
V. Branca, Poliziano e l’umanesimo della parola, Torino, Einaudi, 1983
V. Branca, Boccaccio medievale e nuovi studi sul Decameron, Firenze, Sansoni, 1990.

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Fonti Fotografiche

Foto 01: https://www.cini.it/chi-siamo/presidenti-e-segretari/vittore-branca
Foto 02, 03: https://www.padovaconvention.it/it/programma-un-convegno/sedi-istituzionali/sala-del-bo
Foto 04: https://www.stil-novo.it/03_padova/05_immagini.php?a=2&b=-2&c=16&modo=foto&a=6
Foto 05: https://www.lavecchiapadova.it/02-TESTI/04-CURIOSITA/PAGINE/IL%20LIVIANO.htm
Foto 06: https://www.pinterest.it/pin/751819731514989905/

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