Il Portale medievale della Basilica di Santa Giustina di Padova

Abstract

Il complesso benedettino di Santa Giustina, situato nella zona di Prato della Valle, è uno scrigno di arte e di storia, in grado di offrire al visitatore tesori inaspettati e realtà nascoste. Come, ad esempio, i resti dell’antico portale appartenuto alla precedente basilica, la quale venne abbattuta nel corso del XVI secolo per lasciare spazio a quella attuale.

Il portale, risalente agli inizi del XIII secolo, è noto agli storici d’arte medievale per il ruolo che esso assume nel panorama artistico italiano, nel passaggio cruciale dal romanico al gotico. L’ipotesi attualmente più accreditata sostiene infatti che a realizzarlo fu una maestranza francese itinerante, già attiva nella seconda metà del XII secolo nell’Île-de-France.

I resti del portale emersero a seguito di alcune campagne di scavo, condotte a partire dalla fine degli anni Venti del secolo scorso (nota 1). Successivamente, essi vennero collocati alle pareti dei vari ambienti che costituiscono la sagrestia del complesso abbaziale, dove ancora oggi possono essere ammirati.

Il portale

Il portale è composto innanzitutto da una lunetta con grandi figure ad altorilievo (fig. 1); sarebbe qui rappresentata la Chiesa nell’atto di elargire il vino eucaristico a due fedeli. Secondo elemento è poi l’architrave, dove troviamo scolpite le Storie di Maria Vergine e dell’infanzia di Gesù (fig. 2): Annunciazione, Visitazione, Natività, Annuncio ai pastori e Adorazione dei Magi. Vi sono poi i resti di due pilastri rettangolari, che un tempo dovevano fiancheggiare la porta d’ingresso della basilica; essi sono arricchiti da nicchie con statue, rappresentanti Santa Giustina (fig. 3) e San Prosdocimo (fig. 4). Si enumerano poi tutta una serie di frammenti, i quali una volta ricomposti hanno permesso di ricostruire due grandi arcate, una maggiore e una minore (fig. 5). In aggiunta a questi frammenti, ci sono anche quelli appartenuti a due colonnine (figg. 6-7), interessanti per il loro contenuto decorativo. Si tratta di due rocchi cilindrici, inclusi tra listelli curvilinei, decorati da foglioline a rilievo, e divisi in formelle a rombo, le quali si incrociano e si sovrappongono, con una successione alternata, andando a formare tre ordini verticali di figure; nell’ordine mediano vengono rappresentati i Mesi con le relative occupazioni tradizionali, negli ordini laterali invece i Segni zodiacali, alternati in croce da fogliami e fiori. Tra gli altri elementi appartenuti al portale, ci sono pure dei pilastrini a forma di prisma rettangolare in cui sono scolpite delle nicchie con strombature: in ciascuna è collocata una figura; nello specifico, sono rappresentati un Centauro arciere (fig. 8), un Grifone, un Guerriero e un Leone. Infine, altri due frammenti di pilastrini prismatici vedono scolpiti Santa Elisabetta e Maria, nel primo; nel secondo invece troviamo Adamo che addenta la mela (fig. 9), e la Porta del Paradiso.

A seguito di questa entusiasmante scoperta, per buona parte del Novecento gli studiosi si sono interrogati circa l’attribuzione dei frammenti superstiti. Tra le varie e complesse ipotesi attributive, quella oggi più accreditata è di Fulvio Zuliani (nota 2). Lo storico dell’arte afferma come il carattere delle parti principali del portale padovano – lunetta, architrave e pilastri laterali- sia strettamente collegato alle prime esperienze d’architettura gotica francese. La personalità che avrebbe scolpito queste parti del portale si sarebbe formata a contatto con i grandi cantieri della Francia settentrionale, all’incirca tra il 1160 e il 1180 (nota 3).

Le maestranze

Altrettanto importanti da considerare sono le scelte imposte dalla committenza benedettina padovana – ad esempio il programma iconografico della lunetta – scelte che ricadono soprattutto sull’osservazione di un modello compositivo generale. Infatti, se da una parte l’insieme composto da lunetta, architrave e pilastri rimanda a formule francesi, la struttura e i fianchi sono da ricollegare ai portali romanici del Duomo di Ferrara (ca. 1135) e di quello di Verona (ca. 1139).

Una maestranza proveniente da un’area lontana si trova quindi a lavorare all’interno di un ambito culturale molto diverso, dove finiscono per convivere due tradizioni assolutamente differenti. Una maestranza all’avanguardia, quella francese, che si trovò a dover contrattare direttamente con la committenza benedettina locale, ignorando le allora contemporanee ed innovative vicende scultoree di ambito padano – i cantieri del Benedetto Antelami, di fine XII secolo. Così, senza nessuna forma di mediazione, essi seguirono la traccia imposta dalla committenza di imitare i portali presenti nelle città più vicine, cioè Verona e Ferrara. E se anche questa maestranza dovette rinunciare al modello compositivo generale e al programma iconografico, fu comunque in grado di esprimere con la massima libertà il proprio linguaggio innovatore nella realizzazione delle singole parti. Alla luce di tutto questo, l’antico portale di Santa Giustina può essere considerato come uno dei più affascinanti, e meno conosciuti, del Medioevo padovano.

Note

1) Maria Tonzig, La basilica romanico-gotica di Santa Giustina, Padova, 1932. Alla studiosa va il merito di una prima indagine accurata dell’intero complesso abbaziale, iniziata nell’agosto del 1928.

2) Fulvio Zuliani, “Il portale maggiore della basilica romanica”, in I Benedettini a Padova e nel territorio padovano attraverso i secoli: saggi storici sul movimento Benedettino a Padova, catalogo della mostra (Padova, Abbazia di Santa Giustina, ottobre – dicembre 1980) a cura di Alberta De Nicolò Salmazo, Francesco Giovanni Trolese, Dosson (Treviso), 1980, pp. 35-44 schede 20-34, pp. 262-268; idem, “Le Strade Italiane del Gotico: appunti per una revisione storiografica”, Hortus Artium Medievalium, IV(1998), pp. 145-154.

3) I riferimenti sono molteplici: si va dal portale di Senlis (ca. 1170), al portale sinistro di Mantes (ca 1180), alle statue del portale del transetto nord di Saint Denis (ca. 1170-75), e infine alle figure del chiostro di Châlons-sur-Marne.

Figs. 1-9: ©Autore. Per gentile concessione di Abbazia di Santa Giustina, Padova.

Fig. 10, Da Fulvio Zuliani, “Il portale maggiore della basilica romanica”, in I Benedettini a Padova e nel territorio padovano attraverso i secoli: saggi storici sul movimento Benedettino a Padova, catalogo della mostra (Padova, Abbazia di Santa Giustina, ottobre – dicembre 1980) a cura di Alberta De Nicolò Salmazo, Francesco Giovanni Trolese, Dosson (Treviso), 1980.

Andrea Missagia

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