Camminando per Padova

Padova, Il ponte di Corso delPopolo (Foto Antonio Fiorito)

Padova sorprende così, camminando, con la cinghia della macchina fotografica che ti segna il collo. Sotto un caldo anomalo per essere quasi a fine settembre. Padova sorprende perché ogni scorcio è un gioiello anche solo di luci e ombre, a inanellare portici, vie, architravi e colonnati. Per non parlare delle piazze e delle piccole viuzze che collegano scorcio a scorcio. Un gioco di specchi borgesiani, dove trovi un’entrata e non trovi l’uscita. Padova sorprende perché è un mistero. Ogni via è un nome e così un rimando, una voce, un ricordo. Un personaggio. Alcuni minori, altri grandi. Come il Palladio. Via Andrea Palladio, da via Tiziano Aspetti all’Arcella. Sino al XIX secolo si disputò se il Palladio fosse vicentino o padovano di nascita, anzi lo si riteneva nato nella città berica. E lo si spiegava per quanto egli avesse abitato e lavorato. Documenti inconfutabili, dopo, appurarono che aveva visto la luce a Padova, in Borgo Rogati, dove una lapide dettata da L. Gaudenzio dice:

Lapide con l’indicazione della nascita di Andrea Palladio (Foto Marta Celio)

“In questa contrada
ANDREA PALLADIO
gloria di Padova e di Vicenza nacque
il 30 novembre 1508”.

Essendo il giorno di Sant’Andrea fu battezzato con quel nome.

Come Padova, nessuna città sorprende, perché è est e ovest, è sud e nord, è la bussola che gira e mai si stanca di puntare all’infinito, dove spartiacque del celeste e del terreno è solo la mente di chi, camminando, anche distrattamente, sogna e sognando vede ciò che è invisibile agli occhi. Padova parla al cuore. E parla attraverso l’olfatto, la vista, il gusto e il tatto.

Lasciati sorprendere!
Perché è quando meno te lo aspetti
che Padova si dona
nel suo criptico e vistoso al contempo splendore.

Un ipotetico ritratto giovanile di Andrea di Pietro della Gondola, il Palladio. (The Architecture of A. Palladio, Londra, 1715)

Marta Celio

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