Giacomo Casanova: libertino o intellettuale?

Abstract

La fama di libertino di Giacomo Casanova ha oscurato i meriti dello studioso, del diplomatico, dello scrittore e, soprattutto, del traduttore. I critici hanno riconosciuto il valore letterario della Histoire, che in Francia è custodita dalla Biblioteca nazionale di Francia come tesoro nazionale, ma solo recentemente hanno riconosciuto la qualità e l’importanza delle traduzioni, purtroppo incomplete, in toscano e in veneziano, dell’Iliade da parte di Casanova, molto più vive e godibili della più nota traduzione del Monti, pur con le molte infedeltà rispetto al testo di Omero.

Casanova studente a Padova

Cosa sappiamo di Casanova a Padova? Egli stesso ci dice che “a sedici anni divenni dottore“, cioè che ha svolto studi di diritto presso l’Università di questa città; che si sia effettivamente laureato è messo in dubbio da molti studiosi perché negli elenchi ufficiali dell’Università il suo nome non compare. La leggenda del seduttore ci dice invece che a Padova conquistò la contessina Mocenigo, come ci ricorda Livio Pezzato in un articolo pubblicato in Padova sorprende.

Casanova traduttore

Dopo aver descritto, in Quattro secoli di poesia (CLEUP), l’importanza della monumentale Histoire de ma vie di Casanova l’autore del saggio (1) scrive: “In questo contesto intendiamo però occuparci di un altro monumento letterario del Casanova, meno conosciuto e perciò tanto più importante: la traduzione dell’Iliade in veneziano e in toscano“. Molte sono le traduzioni dell’Iliade del periodo, a riprova del notevole interesse dei letterati italiani per i poemi omerici in quegli anni. “Il Casanova nel 1774 traduce l’Iliade in veneziano (8 canti ritrovati inediti nel castello di Dux in Boemia e pubblicati a Venezia nel 2005), negli anni 1775-1778 pubblica a Venezia 17 canti dell’Iliade in idioma toscano (pure pubblicati a Venezia nel 2007 dallo stesso editore, 17 canti più un canto inedito ritrovato a Dux), 11 anni di lavoro di traduzione” (2). Merito della Editoria Universitaria di Albert Gardin, un padovano trapiantato a Venezia che ha pubblicato anche l’importantissima, unica traduzione di tutti i 24 canti dell’Iliade in veneziano (o, come dice l’autore, in “lombardesco”) dell’abate Boaretti, di Masi (3), laureatosi in filosofia a Padova dove insegna per vari anni prima di trasferirsi a Venezia, chiamato dalla Serenissima per insegnare eloquenza. Tornando a Casanova possiamo dire che la sua traduzione di solo otto canti del poema omerico è vivacissima e in qualche modo ci permette di gustare le possibilità della lingua di Venezia come lingua letteraria in grado di competere con il toscano e forse questo è lo scopo di Casanova nel tradurre Omero. La traduzione anche in lingua toscana, come detto sopra, aveva forse lo scopo di un confronto indiretto con le maggiori traduzioni del tempo anche a dimostrazione di un interesse non casuale di Casanova per l’Iliade.

Le molte facce di Casanova

Quello del seduttore pare sia stato il vero ‘lavoro’ di Casanova, senza distinzione tra nobildonne, popolane, forse una suora e, addirittura, una schiava, per questo sempre in fuga da mariti gelosi, da amanti traditi, da gendarmi poco amichevoli, da principi o re che vedevano violate le loro fanciulle o insidiate le loro amanti. È stato anche violinista per il Teatro di San Samuele a Venezia, viaggiatore indefesso, più spesso in fuga che in viaggio, ambasciatore e bibliotecario, suo ultimo lavoro alla corte del conte di Waldstein a Dux, in Boemia, dove è stato trovato il testo originale delle traduzioni.
Fu anche massone e si finse mago, per raggirare una nobildonna francese, la marchesa d’Urfé, cosa che gli riuscì bene e per lungo tempo ma che lo costrinse a una precipitosa fuga da Parigi quando i suoi trucchi furono svelati. Nelle sue varie missioni diplomatiche incontrò duchi, papi, re e imperatori tra cui Federico di Prussia e Caterina di Russia. Fu in prigione, rischiò la forca, anche per via di accuse di eresia che gli furono alla fine amnistiate, e riuscì sempre a cavarsela, o per le amicizie altolocate o per le fughe rocambolesche, come la più nota dai Piombi. Come si può dedurre dal molto che abbiamo tralasciato di riferire, una vita per niente monotona che il Casanova ha saputo rendere ancor più interessante intessendo di particolari piccanti il racconto delle sue esperienze amorose. Il suo spirito arguto e salottiero e la vasta cultura gli permisero la frequentazione di alcune delle maggiori personalità del suo tempo da Voltaire a Mozart. L’incontro con Mozart fu con tutta probabilità facilitato da un altro grande italiano, Lorenzo Da Ponte, che per il compositore salisburghese stava scrivendo i libretti della più importante trilogia dell’opera lirica mondiale e questa vicinanza, anche psicologica, tra i due ispirò a Casanova una “lettera in versi“, sotto forma di sonetto, bonaria, ironica e divertente con giochi linguistici raffinati e colti:

Lorenzo a me che t’amo il vero dic
e ch’util ti divenga, accorto fac
sviluppami il tuo core, e oprando sic
mettimi in grado di mandarti (il) lac.
Di lac hai d’uopo, e non di Rum, e Rac
che con denaro puoi trovare anch’hic.
Londra è bella, ma se il tuo bene in hac
presto non trovi non fermarti histic.
Seguir il buon consiglio è l’hopus hoc
che felice ti può rendere donec
tu vada ad abitar dove sta Enoc.
Dunque con alma forte teco duc
Nancì fida che t’ama, et ami, nec
non i tuoi scritti, e tosto accede huc. (4)

Alessandro Cabianca

Note

1)Alessandro Cabianca, Quattro secoli di poesia. Antologia della poesia veneta dal 1500 al 1800, CLEUP, 2019.
2) G. Casanova, Iliade di Omero in veneziano, Venezia, Editoria universitaria, 2005;
G. Casanova, Iliade di Omero in idioma toscano, Venezia, Editoria universitaria, 2007.
3) Francesco Boaretti, Iliade in lingua veneta, Venezia, Editoria universitaria, 1998.
4) Aldo Toffoli e Giampaolo Zagonel (a cura di), Lorenzo Da Ponte – Poesie e traduzioni poetiche, Ed. Dario De Bastiani, Vittorio Veneto, 2010.


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