Sommario
Abstract
L’ufficio stampa del Parco Regionale dei Colli Euganei ci comunica alcune novità relative ai percorsi naturalistici sui Colli e sulle osservazioni che si possono fare nella più favorevole delle stagioni, l’autunno, con i suoi colori, il clima favorevole, per riscoprire le tracce di un passato dimenticato.
Il Parco Regionale dei Colli Euganei
Il Parco Regionale dei Colli Euganei fu il primo a essere istituito in Veneto nel 1989. Da allora i circa 19 mila ettari sono diventati un punto di riferimento per il turismo della zona. I 15 Comuni che vi appartengono completano il mosaico di suggestioni che si provano al suo interno. I Colli Euganei sono una piccola anomalia nell’orizzonte piatto della Pianura Padana. Le colline vulcaniche alle porte di Padova ospitano boschi variopinti, distese di vigneti e località impregnate di storia. I sentieri che solcano quest’area naturale, poi, regalano viste e colori da non perdere in questi giorni d’autunno. Protagonista assoluta è la natura: i Colli Euganei sono solcati da mille sentieri per il trekking che conducono agli scorci più suggestivi. È facile rimanere stregati dal foliage d’autunno della macchia mediterranea, intervallata dai boschi di castagno e robinia e dal variare del paesaggio al cambio delle stagioni.
L’autunno sui Colli: il trionfo della natura
Se c’è una stagione in cui i Colli Euganei si mostrano in tutta la loro bellezza, storia e complessa biodiversità è l’autunno. In certe giornate le nebbie salgono dalla pianura circostante, avvolgono i boschi di castagni, di quercia e di robinia, ricadono come fumi sulle piatte distese dei vegri, ma non raggiungono quasi mai le vette. Così gli alti coni dei monti emergono dalle coltri, come atolli, regalando l’idea di come questi luoghi apparivano 35 milioni di anni fa, quando il mare li circondava. Un’atmosfera misteriosa e vaga, tuttavia accesa e pervasa dai colori caratterizza le alture padovane: i toni che vanno dagli arancio ai purpurei delle vigne dopo la vendemmia, il rosso fuoco delle chiome dello scotano nei prati aridi o nelle siepi dove spiccano anche i frutti maturi del corbezzolo. Il giallo limone delle robinie, i toni bruciati del faggio e del carpino il pallore delle piccole foglie tra i rami dello Spino di Giuda da dove pendono, sinistri, i lunghi baccelli simili a carrube. A terra le fioriture continuano coraggiose con il violetto del Colchico Autunnale, il blu della Speronella, i gialli e i bianchi di altre minuscole corolle che si accontentano di raggi di sole ormai obliqui. Ma è tutta l’area collinare, ossia i 18.694 ettari tutelati dal Parco Regionale dei Colli Euganei, ad essere attraversata da un ultimo guizzo di vita prima del riposo invernale. Il terreno riceve il suo nutrimento fatto di foglie e di gusci spinosi delle castagne, ma regala anche i suoi frutti: funghi e tartufi, Scorzone o il Nero Pregiato, bottino ricercato dagli appassionati e dai ristoratori che ne fanno ingrediente speciale della stagione, insieme all’olio novello e ai primi vini messi in bottiglia. Entrare in questi spazi, in questi colori e sapori è possibile grazie ai percorsi ufficiali del Parco.
Itinerari e sentieri
Sono più di trenta gli itinerari da fare a piedi, non mancano quelli per le bici e le mountain-bike o quelli tematici di cui è facile recuperare la cartina o seguire la traccia attraverso un’apposita App. Tra i più suggestivi in questa stagione, proprio per le atmosfere sospese che aiutano a vivere con malia anche la storia di questi luoghi, è la via degli Eremi, Ruderi e Castelli. Un tragitto ideale che collega interessanti esempi e testimonianze di vita civile e monastica risalenti al Basso Medioevo. Oltre alle bellezze paesaggistiche, infatti, esistono all’interno del Parco reperti importanti riconducibili alle grandi stagioni storiche legate a figure eminenti, come Francesco Petrarca, o alle saghe dinastiche come quella degli Estensi e quella dei Da Carrara. Sotto quest’ultima, infatti, il territorio padovano conobbe la massima espansione territoriale e la loro corte richiamò i più insigni artisti dell’epoca trasformandola in una delle capitali intellettuali e politiche del tempo.
I Castelli
Il percorso permette di rivivere questo passato attraverso i ruderi di rocche e di castelli che un tempo costituivano la linea difensiva del territorio. I resti del Castello di S. Giorgio a Rovolon è tra questi, distrutto – come la grande Fortificazione del Monte Cinto – in una delle tante guerre che videro la famiglia veronese dei Dalla Scala opporsi a quella padovana dei Da Carrara. O il Castello di Speronella a Rocca Pendice, che gli archivi storici confermano essere stato tra i possedimenti dell’imperatore Federico Barbarossa e poi passato agli stessi Carraresi, che la utilizzarono come prigione, e ai Veneziani. Una leggenda vuole che qui fosse stata imprigionata Speronella Dalesmanini, esponente di una delle famiglie più influenti della Città del Santo e assunta a simbolo della libertà comunale.
Monasteri, eremi, santuari e… borghi
A fianco dei centri militari sopravvivono tuttora quelli della fede: eremi, romitori, monasteri che ricordano quanto la pace dei Colli abbia esercitato attrazione anche per quelle prime congregazioni che cercavano l’isolamento con l’intento di coniugare una vita spirituale profonda con una quotidianità operosa. Uno dei luoghi in cui si respira quell’antica atmosfera cenobitica si trova tuttora sopra il Monte Venda dove sopravvivono i resti del Monastero Olivetano risalente alla fine del secondo secolo dell’anno Mille. L’alzato della vecchia chiesa romanica, possente e austera, ha trovato un nuovo equilibrio con il vuoto lasciato dalla mancata copertura. Le antiche capriate hanno lasciato il posto al cielo, con esplicito rimando tra sfera celeste e terrena fatta di magazzini, chiostri, orti dove i monaci trascorrevano le ore non impegnate nella preghiera. Anche il duecentesco Santuario del Monte della Madonna, situato in cima all’omonimo colle nel comune di Teolo, rimanda ad atmosfere piene di pace e di serenità, complice anche la privilegiata posizione che permette una panoramica mozzafiato, tanto da lasciar libero lo sguardo, nelle giornate più limpide, fino alla laguna di Venezia. Altre testimonianze si trovano a Galzignano con i ruderi degli Antichi Monasteri del Monte Orbieso o all’Eremo di Monte Rua a Torreglia, tuttora attivo grazie alla presenza di monaci camaldolesi. Circondato da imponenti mura contiene la chiesa, il chiostro, gli spazi comuni e le 14 celle dei monaci, ogni una costituita da una camera, uno studiolo, una cappella con altare, un bagno, una legnaia ed esternamente da un piccolo orto recintato. Qui è possibile soggiornare in quanto i monaci accettano chi desidera soffermarsi a contemplare la serenità dei Colli. Inoltre, qui è possibile trovare alcuni prodotti tipici ed esclusivi che i monaci riescono a confezionare con la cura e la sapienza tramandata nei secoli.
Tra le tappe della via Degli Eremi, Ruderi e Castelli c’è Arquà Petrarca, uno dei borghi più belli d’Italia, con la casa che dal 1369 ospitò il sommo poeta negli ultimi anni di vita, circondato dagli affetti più cari.
Antonio Fiorito
Immagini
Fig. 1,3,5 – http://www.parcocollieuganei.com/
Fig. 2 – https://www.biodistrettocollieuganei.it/
Fig. 4 – https://www.collieuganei.it/castelli/ruderi-castello-speronella/
Fig. 6 – https://www.arquapetrarca.com/