La chiesa delle muneghette a Saonara

Informazioni generali

La piccola chiesa, costruita sulle rovine di una chiesa del 1200 a tre navate, apparteneva a un monastero di Benedettine attivo fino al 1620, composto di tanti piccoli edifici e di un’area di circa 10.000 mq., a conferma della sua importanza anche economica in un vasto territorio.
1976: dopo un forte terremoto ci fu un primo restauro;
1995: alla morte del sig. Bauce, proprietario di quel che rimaneva del convento, per interessamento della figlia Marina, la chiesetta fu donata alla parrocchia;
2004: per interessamento di Monsignor Morellato e con il contributo della fondazione Cariparo furono restaurati gli affreschi.

Storia e stato attuale

L’attuale chiesetta è conosciuta come “la ceseta de le muneghete” e sorse sulle rovine di una chiesa molto più grande. Il monastero di Benedettine, di cui la chiesa era parte, erano sotto la giurisdizione del Vescovo di Padova. Ci sono due date negli stemmi di Badesse del monastero: l’anno 1103 (Lucretia de Venetiis) e 1503 (altra Lucretia, stemma in alto a sinistra) e il monastero risulta attivo poco oltre il 1500 e comprendeva un’area di circa 10.000 mq. Come si usava al tempo, le suore erano o fanciulle di buona famiglia entrate in convento per preservare il patrimonio familiare o erano figlie di famiglie troppo numerose, che per questa via si proponevano di dare loro una vita più dignitosa o di toglierle dalla miseria e dalla fame.
La parroccchia di Saonara è attestata fin dal 1130, per il monastero troviamo documentate le date del 1227 e del 1271.
Questo monastero era aggregato al monastero di Sant’Anna a Padova e forse ne dipendeva, e quel che ne rimane oggi è solamente la sacrestia, fino al 1950 abitazione privata.
La chiesetta era passata in proprietà della famiglia Bauce, ricco proprietario anche dei terreni attorno.
Nel 1976, con il terremoto, la chiesetta fu in serio pericolo di crollo e l’allora parroco Monsignor Giorgio Veronese fece sistemare le crepe del soffitto e il tetto con l’aiuto dell’Avis e di volontari (Dante, Salmaso). Venne riaperta al culto il 2 ottobre 1977.
Nel 1995 alla morte del Bauce è stata donata alla Parrocchia che già ne usufruiva come luogo di celebrazioni e di culto.
Questo santuario è molto amato dai Saonaresi che tutti gli anni, il giorno dell’Assunta, festa parrocchiale, venivano a festeggiare e a rendere omaggio alla Madonna la cui statua, di non particolare valore artistico, è composta da un busto di gesso posto sopra un legno tozzo rozzamente scolpito a mo’ di gonna. Il bambino Gesù invece è di un qualche pregio.

Gli affreschi

Attribuiti a Jacopo da Montagnana, gli affreschi su sinopie (disegni preparatori su carta che venivano progressivamente ricoperti con un ultimo strato di intonaco) sono del 1400.
Fra il 1700 e il 1800 i dipinti erano stati coperti da uno strato di calce probabilmente con l’intento di evitare il diffondersi di pestilenze o di altre malattie infettive (come tifo, colera ecc.) o forse per nascondere l’opulenza della famiglia, quando Napoleone mise una tassa sui dipinti, e oggi si riscontrano alcune parti scolorite e altre parti mal conservate, ma resta un ciclo pittorico interessante anche perché presenta una catechesi completa.
Nel 2004, quando sono stati fatti i restauri dei dipinti, grazie all’interessamento di Monsignor Morellato e con il cospicuo contributo della CARIPARO e sotto la Sovrintendenza alle Belle Arti di Venezia, è riaffiorato al centro del soffitto un Padreterno con uno sguardo molto dolce, benedicente il mondo che tiene fra le mani.

Affreschi del presbiterio e statua della Madonna

Al centro del presbiterio, dietro l’altare, sta la statua della Madonna e ai suoi lati gli affreschi: San Pietro, a sinistra, con le chiavi in mano e, a destra, San Paolo con la spada, che simboleggiano la chiesa, rappresentata dalle due colonne principali a lato della Madonna e San Francesco (a fianco di San Pietro) con le stimmate e il libro sacro delle scritture, come la maggioranza delle figure, simbolo dell’annuncio della Parola, esempio di fede e di diffusione del Vangelo; alla destra di San Paolo, Sant’Antonio con il giglio della purezza.
Di particolare pregio è l’Annunciazione, su due scomparti ovali, uno per l’Angelo e uno per la Madonna. L’Angelo è rivolto verso il Padreterno che manda lo Spirito Santo, rappresentato sotto forma di colomba, ad annunciare a Maria che sarebbe diventata la madre di Gesù; Maria ha un atteggiamento di raccolta meditazione.

Affreschi della navata

Lungo le pareti della navata, stanno gli affreschi degli Apostoli, primi annunciatori della Parola, quindi dei Santi, che hanno speso la loro vita nella diffusione del vangelo.
Sulla parete di sinistra San Michele Arcangelo con la spada nella mano destra nell’atto di colpire il diavolo e con la bilancia della giustizia nella mano sinistra; al centro San Prosdocimo vescovo fondatore della Chiesa di Padova; Santa Giustina, prima martire di Padova con le due corone, a simboleggiare, probabilmente, una il martirio e una la nobiltà della sua famiglia; sulla parete di destra: San Giovanni Evangelista, con il calice in mano (a ricordare, forse, la leggenda che volessero avvelenarlo e che, mentre stava per bere, un serpentello uscito dal calice gli aveva salvato la vita); sotto al santo la schiera delle Muneghette, vestite di bianco, genuflesse, e una di loro in veste nera; al centro della parete una stupenda immagine di vescovo, forse Sant’Agostino, primo ispiratore di una regola conventuale cui la regola benedettina “ora et labora” fa riferimento (un tempo si credeva fosse rappresentato San Benedetto perché il convento era di suore Benedettine, ma questo santo non è mai stato rappresentato in abiti vescovili); sotto Sant’Agostino, sulla destra, la madre Badessa; per ultimo la figura cancellata dall’apertura della porta, di cui si vede solo la veste sacra, forse San Lorenzo.

Le lunette

Le lunette in alto rappresentano: a destra Sant’Onofrio patrono degli eremiti, trovandosi il monastero in luogo deserto e paludoso, unico rappresentato nelle chiese della diocesi di Padova (in Cadore ce n’è forse un altro). Si è creduto per molto tempo che fosse San Giovanni battista, ma con il restauro le ricerche fatte e la competenza di Monsignor Bellinati si è accertato che con la corona in mano è impossibile fosse lui; a sinistra, sempre sulla lunetta in alto è venuto alla luce proprio in questi ultimi restauri, un bellissimo San Cristoforo, patrono dei traghettatori, con uno sguardo molto dolce, che porta in braccio Gesù bambino; è stato scelto, probabilmente, perché portasse protezione dalle inondazioni e dai disastri, essendo il monastero situato vicino ai rami del Brenta (a nord della chiesetta c’è via Brentasecca, a est via Sabbioncello).

Affreschi della volta

Sul soffitto con volta a crociera si trova il Padre Eterno benedicente da cui eravamo partiti (per un lungo periodo era stato coperto da una mano di colore celeste e una M di Maria) attorniato dai quattro ciondoli dei quattro evangelisti:

San Giovanni aquila                                   San Marco leone
San Matteo angelo                                      San Luca bue.

Il Padre Eterno e i quattro Evangelisti sono contornati da una ghirlanda di foglie e nastri della stessa fattura, questo sta a indicare che i Vangeli sono Parola di Dio e che hanno la sua stessa origine.
Infine, i fiori, le foglie, i nastri svolazzanti indicano che la parola di Dio è parola che dà grazia, allegrezza e bellezza alla nostra vita.
Le ricerche sugli affreschi, cui questo articolo fa riferimento, sono di Monsignor Bellinati, esperto di opere d’arte, responsabile per la Curia di Padova del patrimonio Artistico diocesano.

Si ringrazia per la gentile collaborazione il custode Oreste Salmaso e la signora Luciana sua moglie che hanno fornito varie informazioni e alcuni appunti riportati da una spiegazione di Monsignor Mario Morellato e si ringrazia Bartolo Formica che ci ha fornito le foto.

Nunzio Cereda

Immagini

Foto di Bartolo Formica