La secchia rapita di Alessandro Tassoni

Abstract

La secchia rapita è un poema(1) di argomento eroicomico in rima in dodici canti, scritto dal modenese Alessandro Tassoni (2). Vi si narra la guerra tra le città di Bologna e Modena alla quale parteciparono Azzo d’Este ed Ezzelino da Romano con i rispettivi eserciti formati da soldati dei piccoli borghi di Verona, Vicenza, Treviso, Venezia e Padova. Nonostante gli episodi inventati, comici o grotteschi, si trattò di una guerra vera, con trentamila fanti bolognesi contro cinquemila fanti e duemila cavalieri modenesi e più di duemila morti. Ebbe luogo nel novembre 1325

Guelfi e Ghibellini

Nelle continue lotte tra guelfi e ghibellini i modenesi, ghibellini, riuscirono a respingere l’attacco bolognese e nell’inseguire gli attaccanti si impadronirono di una secchia di legno che era servita a tirare su acqua da un pozzo ed era diventata un trofeo di guerra. Bologna reclamò la secchia che Modena si rifiutò di riconsegnare e da lì, per riprendersi quel trofeo, la guerra riprese ancora più feroce. Una riproduzione di quella secchia fa bella mostra di sé ancora oggi all’interno della torre della Ghirlandina di Modena. Il poema nei dodici canti si diffonde tra episodi guerreggiati e invenzioni tirando in ballo gli dei dell’Olimpo, re Enzo, il figlio dell’Imperatore Federico II, Ezzelino da Romano e gli altri condottieri, descritti con le loro schiere di soldati, i luoghi di provenienza e le relative imprese tra il serio e il comico in un susseguirsi di duelli, tornei, burle e imprevisti. I pretesti più impensati scatenavano continue guerre tra città vicine in un periodo di forte tensione tra Chiesa e Impero a causa di due opposte forme di assolutismo in lotta per la supremazia.

Vi chiederete per quale motivo in una collana che parla di Padova venga ricordato un poema di un modenese, il Tassoni, che racconta la guerra tra Bologna e Modena. Ecco la spiegazione: quasi in ogni battaglia del tempo che riguarda le città italiane a nord di Roma troviamo tra i belligeranti Ezzelino da Romano che in nome dell’Imperatore Federico II conduce un esercito di contadini e mercenari raccolti soprattutto nelle terre venete. E il poeta descrive, mostrando di conoscere il nostro territorio fin nei più piccoli paesi, le località dalle quali questi soldati sono partiti e aggiunge i nomi, veri o inventati, dei condottieri. Queste località paesi, borghi, villaggi, quartieri, perfino sobborghi prendono lo spazio di oltre 220 versi del canto ottavo, dal verso 130 in poi: ne sceglieremo alcuni, senza citarli tutti, di modo che la sorpresa vi porti a ricercare se tra le località vi sia il vostro paese se non, addirittura, il vostro quartiere.

Per non soffermarci solo su questo aspetto e per dare un’idea più generale, seppur del tutto parziale, del poema, riportiamo le ottave che aprono i primi canti e tracciano gli argomenti che il poeta sviluppa nei canti stessi, anche perché si possa apprezzare fin da questi pochi versi la qualità della poesia del Tassoni.

La qualità poetica di Tassoni

C. I – Argomento
Del bel Panaro il pian, sotto due scorte,
A predar vanno i Bolognesi armati;
E da Gherardo altri condotti a morte,
Altri dal Potta son rotti e fugati.
Gl’ incalza di Bologna entro le porte
Manfredi, i cui guerrier co’ vinti entrati
Fanno per una secchia orribil guerra,
E tornan trionfanti alla lor terra.
C. I – Ottava che apre il poema
Vorrei cantar quel memorando sdegno
Ch’ infiammò già ne’ fieri petti umani
Un’infelice e vil secchia di legno,
Che tolsero ai Petroni i Gemignani.
Febo che mi raggiri entro lo ’ngegno
L’orribil guerra e gli accidenti strani,
Tu che sai poetar, servimi d’aio,
E tiemmi per le maniche del saio.

C.II – Argomento
Mandano i Bolognesi ambasciatori
Due volte a dimandar la Secchia invano:
Onde con fieri ed ostinati cori
S’armano quinci e quindi il monte e ’l piano.
Chiamano Giove a concilio i Dei minori.
Contendono fra lor Marte e Vulcano:
Venere si ritira e si diparte,
E ’n terra se ne vien con Bacco e Marte.

Riportiamo quindi alcuni versi relativi agli eserciti che parteciparono alla guerra per stuzzicare la vostra curiosità con specifico riferimento a località padovane o vicentine o veneziane.

Gli eserciti

Canto VIII vv.130 e segg.

XVI […]E prima fu l’insegna d’Este,
Che l’aquila d’argento incoronata
Portar solea nel bel campo celeste:
Or d’uno struzzo bianco è figurata,
Impresa del Tiranno e di sue geste.
Di Sant’Elena il fiore indi seconda,
Terra di rane e di pantan feconda;

XVII. E Castelbaldo a cui tributa rena
L’Adige che fa quindi il suo cammino.
Savin Cumani è il duce; e dall’amena
Piaggia di Carmignano e Solesino,
E dal Deserto, e da Valbona mena
Gente, dove costeggia il Vicentino.
L’armi ha dorate, e nell’insegna al vento
Spiega un nero leon sovra l’argento.

XVIII. Schinella e Ingolfo, onor di casa Conti,
Gemelli, e dal Tiranno ambiduo amati.
Dalla Creola e da’ vicini monti
Guidano dopo questi i lor soldati.
San Daniel, Baone, e le due fronti
Che toccano del ciel gli archi stellati,
Venda e Rua, Montegrotto e Montortone,
Gazzuolo e Galzignano e Calaone.

XIX.Abano va con questi in una schiera,
E quei di Montagnon seco conduce.
….
XXI Camposampier, Balò, Sala e Mirano,
Stra, la Mira, Oriago, il Dolo e Fiesso,
Arin, Caltana, Melareo, Stigliano,
E ’l popol di Bogione era con esso.
….
XXIV Le bandiere d’Onara e di Romano,

Quelle di Cittadella e Musolente

Regge; e di Fontaniva e di Bassano

E della Bolsanella arma la gente.
….
XXVI Vanno seco Conselve e Bovolenta,
Are, Cona, Tribano e l’Anguillara,
Quei di Sarmasa e di Castel di Brenta,
Di Pontelungo, e quei di Polverara,
….
XXVII L’altra che segue, ove congiunte a stuolo
Vanno Pieve di Sacco, e Saponara,
Montemerlo, Sanfenzo, e di Brazzolo
La gente, e seco in un Camponogara,
San Bruson, e Cammin, guida un figliolo
Dell’antico signor di Calcinara,
Che Franco Capolista è nominato,
E porta un cervo rosso in campo aurato.
…..
XXIX Colla settima squadra Aicardo passa
Capodivacca, e seco ha Montagnana;
Monterosso e Zoone addietro lassa;
E guida Revolon, Torreggia e Urbana,
Meggiaino e Merlara in parte bassa,
Luvigliano più in alto a tramontana,
Selvazzan, Saccolungo e Cervarese,
Saletto e Praia, e tutto quel paese.

Si potrebbe continuare riportando altri versi ma credo bastino questi esempi per incuriosire in merito alle località che vengono nominate dal Tassoni con i relativi condottieri quasi a ribadire, per assurdo, la futilità della causa di una guerra che ha portato lutti e dolore anche nelle più lontane e sconosciute contrade tra gente che nemmeno sapeva, prima di andarci a morire, dove si trovassero Bologna e Modena. E appare del tutto sorprendente la precisione con cui il poeta elenca quelle località ed è altrettanto singolare guardare questo importante poema della letteratura italiana da un punto di vista del tutto localistico.

Alessandro Cabianca


Note

1 Come per i poemi cavallereschi la forma scelta è l’ottava. Il poema fu pubblicato a Parigi nel 1622 con lo pseudonimo di Aldrovinci Melisone per non incorrere in problemi di censura e solo in seguito fu pubblicato a Venezia.

2 Alessandro Tassoni, di nobile famiglia modenese (1565-1635), rimasto orfano, affidato al nonno e a uno zio, studiò diritto a Bologna, Pisa e Ferrara. Nel 1599 fu al servizio del cardinale Ascanio Colonna, che accompagnò in Spagna (1600). Fu membro delle accademie della Crusca e degli Umoristi. Passò poi al servizio di Carlo Emanuele I di Savoia. Nel 1618 fu gentiluomo alla corte del figlio di Carlo Emanuele I, il cardinale Maurizio di Savoia, poi (1626) al servizio del cardinale Ludovico Ludovisi, infine tornò a Modena come poeta di corte di Francesco I. Fu poeta, critico letterario, polemista.

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