La Certosa di Vigodarzere

Abstract

Un importante monumento, alle porte di Padova, la Certosa di Vigodarzere, meriterebbe di essere maggiormente conosciuto, valorizzato e salvaguardato per la sua storia secolare, le vicissitudini, le opere d’arte che custodiva prima delle dismissioni, volute dalla Serenissima che ne incamerò i beni, e per quanto ancora ne rimane di storia, architettura e arte. Nell’arco del ‘900 la Certosa è stata utilizzata come caserma, come polveriera, come asilo per gli sfollati, come fabbrica di filati, azienda agricola e, infine, casa di campagna. Oggi la Certosa è di proprietà privata e parte del monumentale complesso non versa in ottimo stato.

Veduta della Certosa (da lapiazzaweb)

 Ordine dei Certosini e origine del loro nome

La storia dell’ordine certosino ebbe origine dalla volontà del suo fondatore Bruno da Colonia (1), di ritirarsi in solitudine per pregare.

Il 24 giugno del 1084, giorno di S. Giovanni Battista, Bruno, Landuino da Lucca, Stefano di Diè, Stefano di Bourges en Bresse, Ugo, Andrea e Guarino si recarono dal vescovo di Grenoble, Ugo (2). La notte precedente l’incontro, il vescovo aveva sognato sette stelle che indirizzavano sette pellegrini in un luogo dove Dio fabbricava un tempio. Questo sogno il vescovo lo collegò con la visita dei sette viandanti che gli chiedevano un luogo idoneo dove poter esercitare la loro missione. Sbalordito per quel prodigio, Ugo indicò e donò loro un luogo impervio: il “Deserto di Certosa” dove in seguito fu eretta la Grande Chartreuse (3) consacrata il 2 settembre 1085. Questo luogo, situato in una zona montana e boschiva a 1175 metri di altitudine, in origine si chiamava Calma Trossa; questo nome si trasformò prima in Charme Trousse, poi in Chartrousse, ed infine in Chartreuse. Quindi Bruno lo latinizzò e divenne Cartusia; queste le origini del nome.

La Grande Chartreuse, che si trova sulle Prealpi francesi, a nord della città di Grenoble, in Val d’Isère, divenne la casa madre della congregazione che si sarebbe successivamente espansa in gran parte d’Europa. L’insegna dell’ordine (6) raffigura il globo terrestre diviso in tre parti secondo l’antica cosmografia (Europa, Asia, Africa) sormontato da una croce contornata da sette stelle con alla base un nastro recante il motto Stat Crux Dum Volvitur Orbis (La Croce resta fissa mentre il mondo gira).

Le Consuetudines e lo sviluppo dell’ordine

Da San Bruno non fu mai scritta una “regola”, ma di importanza fondamentale per la storia dell’ordine fu la redazione delle Consuetudines, scritte nel 1127 da Guigo (5), quinto priore della Grande Chartreuse. In esse furono riportate fedelmente le abitudini e le modalità di vita di Bruno e dei suoi seguaci. Approvate nel 1133 da Innocenzo II divennero una vera e propria Regola. Nel 1140 i Priori di tutte le Certose si riunirono per la prima volta nella Grande Chartreuse, durante il priorato di sant’Antelmo, per il primo Capitolo Generale a cui tutte le case affidarono per sempre le loro sorti, segnando così la nascita giuridica dell’Ordine Certosino. Nel 1145, le monache di Prébayon, in Provenza, decisero di abbracciare la regola di vita certosina dando vita al ramo femminile dell’ordine.

Nei secoli a seguire, il rapido sviluppo dell’Ordine fece sì che si dovette procedere ad una complessiva riorganizzazione delle case aderenti presenti in Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna riunendole in Province, che nel 1701, raggiunsero il numero di diciotto. In Italia, le tre province storicamente definite, Lombardia, Tuscia e San Bruno, ricompresero, rispettivamente, le comunità presenti nelle aree geografiche del nord ovest, del nord est-centro e del sud della penisola. Le comunità di Venezia, Padova, Ferrara e Vedana (Bl) appartennero alla XV provincia denominata Tuscia, che comprendeva, oltre alle certose venete, anche quelle toscane, come si evince dal nome.

Vicissitudini dell’ordine certosino

Durante i suoi dieci secoli di storia, l’ordine certosino ha avuto un percorso costellato da alterne fortune. Si passò da un’iniziale crescita costante di vocazioni e fondazioni, che portarono l’ordine ad un periodo di massimo splendore, ad un’epoca in cui le Certose erano quasi scomparse del tutto. Oggi l’ordine certosino conta 24 certose attive, di cui 19 Certose maschili (con circa 370 monaci) e 5 Certose femminili (con circa 75 monache). In Italia sono tuttora attive le Certose maschili di Farneta (7) (Lucca) e Serra San Bruno (8) (Vibo Valentia) e le Certose femminili della Trinità (9) (Sv) e della Vedana (10) (Bl).

La Certosa di Vigodarzere ieri e oggi

L’origine della Certosa di Vigodarzere è legato alla demolizione del Monastero certosino presente in via Codalunga a seguito del guasto deciso dalla Serenissima nel 1509 per difendere la città dall’esercito della Lega di Cambrai. Il vescovo di Padova Pietro Donato diede ai certosini un terreno in un’ansa del Brenta in località Vigodarzere e nel 1510 il Capitolo Generale decise la costruzione della nuova Certosa. I lavori iniziarono nel 1534 e la chiesa, dedicata a san Bernardo, fu consacrata nel 1560.

Nella “Descrittione di Padoa e suo territorio con l’inventario Ecclesiastico nell’anno MDCV “ l’autore, Andrea Cittadella (1572-1637) così scrive:

“Han’appresso la Brenta tre Chiostri e Chiesa ove non entrano donne, con bel pavimento a quadri e cupole in volto. La Chiesa longa 86; larga inanti il coro 36, essendo il coro longo 50 et largo 38”. Sono misure espresse in piedi lineari padovani, pari a m. 0,357″ lunga, quindi 31 metri con cupola e cappelle laterali”.

È sicuramente priva di fondamento l’attribuzione del Fossati al Palladio del progetto della Certosa, mentre il progettista viene indicato in Andrea Moroni, anche sulla base di altri suoi progetti che presentano delle analogie con la Certosa, ed è documentato che, alla sua morte nel 1560, subentrò, come per Santa Giustina, Andrea da Valle, già proto della cattedrale di Padova.

Architettura e arte nella Certosa

La Certosa è un notevole complesso monumentale che rispecchia la struttura architettonica delle contemporanee certose sparse per l’Europa, collocata in un ambiente di notevole bellezza e fascino, una suggestiva ansa del Brenta non lontano dalla città, con una vasta fascia esterna disabitata detta ‘deserto’, che ne garantisca il silenzio, la pace e l’isolamento, secondo le primissime indicazioni del fondatore dell’ordine.

La superficie complessiva dei cortili è di oltre 14.000 mq. con i relaivi chiostri:

Ingresso principale – Chiostro maggiore – Chiostro “Pane” – – Chiostro chiesa – Cortile agricolo – Cortile ovest.

Ma sono oggi molte le parti demolite o fatiscenti. Sono giunte fino a noi la Chiesa (pur privata della cupola ottagona, del campanile e delle cappelle), il quadriportico “corinzio” antistante la chiesa e il chiostro d’ingresso, mutilo però delle arcate, mentre è scomparso anche il refettorio e sono scomparsi alcuni edifici adiacenti la chiesa.

Del portico grande e degli altri portici con le lunghe serie di arcate che circondavano le diverse parti del complesso monastico sono rimasti due lati del chiostro con sedici arcate sostenute da eleganti colonne, che ancora oggi ci permettono di cogliere la maestosità dell’insieme, come la sua bellezza e funzionalità.

Poco rimane anche delle opere d’arte che arricchivano il monastero, tutte disperse dopo la chiusura. Vi erano varie tavole di indubbio valore, una del Vivarini, altre del Damini, trasferite a Venezia dopo che la Repubblica di Venezia nel 1768 decise di sopprimerla e che i suoi beni furono incamerati dalla Serenissima. Ancora oggi è presente la Pala dell’altare della chiesa che raffigura san Brunone.

La vita nel monastero

Pur vivendo una forma di eremitaggio, in celle per i monaci e celle per i conversi, la vita del monastero aveva fasi ben cadenzate, con attività di carattere religioso, suddivise in precisi momenti della giornata, dalla messa, alla meditazione, al vespro, con momenti di carattere comunitario, come il pranzo, la cucina, i lavori agricoli, con il chiostro a fare da raccordo tra la chiesa, dedicata a san Brunone, fondatore dei certosini, il refettorio, la biblioteca, la farmacia, le sale e gli spazi aperti come il bosco e l’orto.

Il passaggio della Certosa ai privati

Il finanziere padovano Antonio Zigno acquistò la certosa dalla Serenissima e oggi la proprietà è dei conti Passi di Preposulo, eredi della famiglia Zigno.

Con i nuovi proprietari la Certosa divenne una dimora signorile, simile alle molte ville sul Brenta e, con Lady Mary Maguire, irlandese sposa di Marco De Zigno, divenne un cenacolo di artisti, poeti e importanti personaggi del tempo come G. G. Byron, Ippolito Pindemonte, Isabella Teotochi Albrizzi, la principessa d’Assia, il generale Lamarmora. Parte dell’insieme divenne fattoria e fu affidata a dei mezzadri.

Le due guerre ne determinarono il cambio di destinazione e il degrado: caserma, polveriera e, a seguire, ospedale militare, casa per gli sfollati, casa colonica, successivamente tornò a essere fattoria con magazzini agricoli e casa di campagna degli eredi De Zigno.

 Il complesso meriterebbe un intervento massiccio, con partecipazione pubblica e privata, per un recupero che, rispettoso di quanto rimane e dei diritti della proprietà, apra alcune parti alla fruizione della collettività, come è prassi consolidata per altri beni analoghi, preservando un bene altrimenti destinato a inesorabile declino con zone ormai invase dai rampicanti e a rischio crollo come documentato dai numerosi siti internet che si sono occupati della Certosa di Vigodarzere.

Alessandro Cabianca

Immagini

Note

(1) Bruno di Colonia (Colonia, 1030 – Serra San Bruno, 6 ottobre 1101) è stato un monaco cristiano tedesco, fondatore dell’Ordine certosino. Viene chiamato anche Brunone (forma latinizzata) e viene definito a volte, ma impropriamente, abate o sacerdote.

(2) Ugo di Grenoble, noto anche come Ugo di Chateauneuf (Châteauneuf-sur-Isère, 1053 – Grenoble, 1º aprile 1132), fu un vescovo francese, fondatore dell’Ordine di Chalais; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

(3) Nell’insegna le stelle ricordano i primi sette Certosini ed il sogno premonitore delle sette stelle avuto da Sant’Ugo, vescovo di Grenoble. La croce che sta salda sul mondo simboleggia la fermezza, la stabilità dell’Ordine che nel continuo agitarsi di uomini, di idee, di cose, per nove secoli non è stato oggetto di alcuna riforma.

(4) Tuscia era la denominazione attribuita all’Etruria dopo la fine del dominio etrusco, invalso a partire dalla Tarda antichità e per tutto l’Alto Medioevo. Il nome indicava in origine un territorio assai vasto che comprendeva tutta l’Etruria storica: la Toscana, l’Umbria occidentale e il Lazio settentrionale; San Bruno, la Certosa di Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia (Calabria)

Da http://cartusialover.altervista.org/Emblema.htm.

Fotografie

Foto 1 – Di Girolamo Marchesi – Ritratto di San Bruno fondatore dei certosini. Walters Art Museum: Home page  Info about artwork, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18802530
Foto 2 – Sant’Ugo di Grenoble – https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.chiesadimilano.it%2Falmanacco%2Fsanto-del-giorno%2Fsdg-anno-a-2019-2020%2Fsantugo-di-grenoble-vescovo-308394.html&psig=AOvVaw2WeNOUbRFDqoC5h9-c5kTn&ust=1636041587389000&source=images&cd=vfe&ved=0CAsQjRxqFwoTCPjK97nI_PMCFQAAAAAdAAAAABAD
Foto 3 – Di Floriel – Opera propria, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2550742
Foto 3 bis – Di Alexandre Debelle – Eusebius (25 gennaio 2009), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5840787
Foto 4 Insegna dell’ordine dei certosini da cartusialover.altervista.org
Foto 5 Guigo, quinto priore della Grande Chartreuse da ora-et-labora.net
Foto 6 – Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=48569526
Foto 7 – Certosa di Farneta – Lucca https://it.wikipedia.org/wiki/Certosa_di_Farneta
Foto 8 – Di Calabrotto – https://www.flickr.com/photos/calabrotto/2315211962/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3733956
Foto 9 – Certosa di Vedana – https://www.facebook.com/certosadivedana
Foto 10 – Dego Certosa della Trinità da cartusialover.altervista.org

Documentazione

Le Certose di Padova a cura di Franco Benucci, Cleup 2016
Cartusia Lover, http://cartusialover.altervista.org/Emblema.htm
http://www.giuliocesaro.it/pdf/cesaro/51-La%20Certosa%20di%20VigodarzereSOS.pdf
Lato nord-est Chiesa e segni delle cappelle abbattute foto di Salmaso Fernando p.71
P.121 la facciata della chiesa con gli affreschi: la Madonna descritto a p. 117 da Mons. Bellinati
e p. 177 la Deposizione p.178 La Madonna della Certosa, affresco
p.176 Pala dell’altare della Certosa che raffigura San Brunone, fondatore dei certosini
Dipinto su tela della Certosa di Vigodarzere conservato presso la grande Certosa di Grenoble (Francia). Foto eseguita dal geom. Antonio Pegoraro nel 1973. p.75
Quadriportico: la foto della incisione dello Chevalier del quadriportico della Certosa si trova in La Certosa di Vigodarzere di Mario della Mea a cura del Lions club di Camposampiero, 1976
Altre immagini: Simbolo certosino sulla volta dell’ingresso nord della Certosa di Vigodarzere
Altre foto da Thermae Abano Montegrotto

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