Palazzo Zabarella a Padova

Abstract

Oggi Palazzo Zabarella, sede della Fondazione Bano, è uno dei centri culturali più importanti della città di Padova e ospita mostre di rilievo internazionale. Il Palazzo, del XII secolo, è un edificio rilevante sia sotto il profilo storico che architettonico, posto all’incrocio tra via San Francesco e via degli Zabarella, snodo viario centrale della Padova romana e medievale.

Palazzo Zabarella, la facciata

Il Palazzo Zabarella

Il Palazzo Zabarella si trova in pieno centro storico di Padova, e si erge tra le vie che formano l’intrico medievale del cuore della città.  Venne edificato tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, dalla famiglia Zabarella, che s’apprestava a divenire una delle casate illustri della città.  L’edificio, oltre ad essere un importante esempio di palazzo dell’epoca, compendia   la storia cittadina, che si fregia delle nobili origini romane, e si snoda in secoli di storia contrassegnata da un rilievo culturale della massima importanza.

Il Palazzo assunse l’attuale forma nell’epoca comunale, in cui venne eretta anche la torre che lo caratterizza tuttora, contribuendo al movimentato skyline cittadino insieme alle altre torri cittadine rimaste.

L’edificio arriva dunque alla contemporaneità onusto della gloria passata, che lo rende notevole   manufatto artistico- culturale, grazie alle opere che possiede al suo interno. Gloria rinnovata alla luce del presente, in cui brilla come magnete culturale, grazie alle mostre ed esposizioni ciclicamente messe in atto.

Le vicende del passato

Francesco Zabarella in un’incisione di Bernard Picart

Per ripercorrere i passi più importanti della sua storia, dall’affiorare iniziale delle tracce originarie, si può partire dall’VIII secolo a.C., quando si stanziarono i primi insediamenti nel luogo dove fu costruito in seguito il Palazzo.

La famiglia, che proveniva da Piove di Sacco, si radicò poi a Padova; e, a meglio focalizzarla, torna utile la menzione di alcuni personaggi del casato, che emergono nel Medioevo e nell’età moderna (nel Trecento, Quattrocento e Cinquecento).

Si ricorda quindi Francesco Zabarella (figlio di Bartolomeo), nato a Padova nel 1360.  Dopo i primi studi compiuti a Padova, si recò a Bologna e Firenze, dove portò a termine gli studi civilistici e acquisì la laurea in utroque iure, nel 1385, abbracciando poi la carriera accademica ed ecclesiastica. Fu docente di diritto, arciprete di Padova, vescovo di Firenze e cardinale; figura eminente di riferimento, di notevole spessore, nella vita culturale della penisola.

Altro componente di spicco è il nipote Bartolomeo, figlio di Andrea, nato a Padova nel 1399, che era il nipote prediletto di Francesco Zabarella.  Anche Bartolomeo fu studioso di diritto e fece carriera ecclesiastica.

La famiglia divenne aristocratica nel tardo Trecento, e accrebbe le sue fortune entrando nella cerchia di potere dei Carraresi, la dinastia che governò Padova – pur tra traversie interne e lotte con le signorie confinanti – dando luogo a un momento di fervore artistico e di autentico splendore lungo il Trecento. Per l’importanza della signoria carrarese, basti ricordare il clima raffinato della corte, la costruzione degli edifici del potere, la promozione delle lettere e delle arti.  I signori si circondarono di uomini di chiara fama, e invitarono a Padova uomini illustri, come il Petrarca, qui chiamato su impulso dell’amico ed estimatore Francesco I da Carrara (1368). Questi, come si sa, donò al poeta nel 1369 una casetta ad Arquà, dove il Petrarca svolse un’attività di revisione delle sue opere fino agli ultimi suoi giorni di vita, avvenuta in Arquà (1374), dove il poeta è sepolto.

Invece, il figlio di Francesco il Vecchio, cioè Francesco Novello, chiamò probabilmente Francesco Zabarella – che aveva conosciuto nei mesi del suo esilio fiorentino – a insegnare nella città natale, nel 1391, dopo che il Novello aveva riconquistato la signoria. Per ricoprire questo ruolo, Lo Zabarella rifiutò altri inviti da altre Università (come Firenze e Vienna) e conservò questo posto fino al 1420.

Palazzo Zabarella, androne a piano terra

Una volta nella sfera d’influenza di Venezia (sottomessa alla Repubblica, dopo la dedizione del 1405) gli Zabarella entrarono nel ceto consiliare cittadino, elevando con ulteriore prestigio la loro posizione. A tenere il discorso della dedizione a Venezia, dopo la resa all’assedio veneziano, fu proprio Francesco Zabarella, in una gelida giornata di gennaio (3 gennaio 1406), in Piazza San Marco; discorso pronunciato in lingua volgare (quindi importante anche per la storia della lingua). Francesco, nonostante fosse in parte compromesso politicamente, per la sua   precedente contiguità con i Carraresi, godette di grande credito anche presso la Repubblica di Venezia, che lo coinvolse come consulente in trattative diplomatiche e politiche, (la prima con la città di Genova, già nell’agosto dell’anno 1406), cui ne seguirono altre, con grande disappunto dei suoi studenti che lamentavano l’allontanamento del grande e amato maestro dall’insegnamento.

Un altro rappresentante illustre del casato fu Jacopo, nato a Padova nel 1533 che fu filosofo aristotelico, studioso di Logica. I suoi scritti di Opera Logica furono stampati a Venezia nel 1576. Dette alle stampe anche opere di filosofia della natura. Sembra che per presunte incompatibilità delle posizioni dello Zabarella rispetto alla teologia cristiana, l’Inquisizione avesse indagato su di lui. A sua discolpa, egli riuscì a far prevalere la distinzione tra la ratio filosofica e la fides.

Nel corso dei secoli il palazzo rimase proprietà degli Zabarella. Nel 1846 moriva senza eredi Giacomo Zabarella, ultimo discendente della famiglia. In occasione del suo matrimonio, nei primi anni del XIX secolo, il conte Giacomo aveva attuato un importante rinnovamento interno, affidato all’architetto Daniele Danieletti, mentre Giuseppe Borsato, Giovanni Carlo Bevilacqua e un giovane Francesco Hayez avevano lavorato alla decorazione degli interni.

In seguito, l’edificio passò in varie mani, dopo il secondo conflitto mondiale, divenne sede della Società del Casino Pedrocchi e quindi luogo di ritrovo dei cittadini padovani più eminenti. La società lasciò la sede nel 1988 ed il Palazzo fu soggetto, per   circa un decennio, a un minuzioso e filologico restauro, tra cui si impose la cura riservata agli scavi archeologici.   Riprese vita nel 1996, quando, a conclusione dell’opera di restauro, si potè avviare la restituzione della sua bellezza alla città, tornando a far rivivere le funzioni che già in epoca medievale lo avevano caratterizzato, cioè luogo di rappresentanza e sedi di varie attività.

Il ruolo del presente

Palazzo Zabarella, lo scalone

Oggi il suo profilo medievale richiama ancora il pubblico moderno, a rivelare la stretta connessione tra le vicende storiche della città, e la volontà attuale di protagonismo, sempre pronto a raccogliere la sfida nei confronti dei messaggi della modernità e dei bisogni del presente.

Palazzo Zabarella è ora sede della Fondazione Bano, un ente privato che si occupa di promuovere e valorizzare beni d’interesse storico e artistico e, più in generale, di promuovere mostre d’arte di alto livello e alta specificità.

La sua vocazione di prestigio culturale, continua e rinnovata, si innesta su un orizzonte in cui il profilo della penisola ha subito cambiamenti a livello politico- istituzionale attraverso le varie vicende storiche, culminata nell’unità dell’Italia. Ciò si trasmette anche tramite la riproposizione e valorizzazione dei movimenti e degli artisti italiani, in particolare dell’Ottocento e Novecento. Una testimonianza sempre viva e sentita come vocazione e missione, meritoria e preziosa, da parte del Palazzo.

Sono ormai vent’anni che esso vanta un’azione di progettazione e di promozione di mostre su scala internazionale, condotte con rigore scientifico, e tali da suscitare interesse e coinvolgimento di molti strati di pubblico, ormai fidelizzato. Il Palazzo dialoga con la cittadinanza, e il dialogo avviene sui piani del passato e di un presente che riceve la preziosa eredità, studia e si interroga sui passaggi più importanti che hanno contribuito alla fisionomia culturale dell’oggi.  La pregiata offerta culturale è finalizzata all’elevazione etica ed estetica; alla crescita del gusto e della sensibilità sui fatti dell’arte, delle mode, della storia…  e continua con successo in ogni ripetersi di eventi nuovi, rafforzando l’intento di appagare le istanze emotive e culturali dell’utenza.

Palazzo Zabarella, un affresco

Le proposte sono di volta in volta documentate da alte pubblicazioni scientifiche e pregiati cataloghi, affidati a studiosi di nota fama internazionale. Ogni evento è testimoniato e realizzato in una calda atmosfera di accoglienza, nonché accuratezza espositiva e rilevanza scientifica nei contenuti.  Accuratezza e attenzione che porta l’istituzione del Palazzo ad ampliare sistematicamente i propri centri di interesse e rinnovare le tematiche di indagine storica e culturale.  Con la stessa serietà, l’istituzione dialoga pariteticamente con i Musei nazionali ed internazionali, Soprintendenze ed Istituzioni culturali di primaria importanza, fino a grandi collezionisti privati.

Tutto ciò rispecchia il concetto della Storia magistra vitae, quando perpetua un lascito di insegnamento di civiltà, volto a formare e sensibilizzare le coscienze di cittadini protagonisti della loro storia e destino.

Ornella Cazzador

 

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