I laghetti sui sentieri dei grandi alberi

Abstract

Le Piccole Dolomiti tra storia, attualità e paesaggi di una bellezza senza tempo

Piccole Dolomiti

Le pareti strapiombanti delle Piccole Dolomiti meta di grandi imprese alpinistiche

Le Piccole Dolomiti sono giustamente conosciute e rinomate per le loro caratteristiche morfologiche, con pareti, guglie, campanili, canaloni e ghiaioni che formano un unicum fra gli ambienti alpini. Il colore pallido delle rocce calcaree ne fanno una sorta di preludio alle bellissime Dolomiti bellunesi, trentine e friulane che ne hanno fornito la denominazione. Molti alpinisti famosi in tutto il mondo si sono cimentati con le pareti strapiombanti del Baffelan, del Torrione Recoaro, del Soglio Rosso o del Dito di Dio, tanto da rendere mitiche alcune vie che vi sono state tracciate. Fra questi voglio ricordare il recoarese Gino Soldà, partigiano Paolo durante la resistenza e il vicentino Raffaele Carlesso, entrambi autori di imprese alpinistiche memorabili negli anni trenta del secolo scorso non solo sulle Piccole Dolomiti. Verso la fine del novecento altri alpinisti come Renato Casarotto, Franco Perlotto o Gianni Bisson hanno aperto nuove e vertiginose vie.

Le Piccole Dolomiti tra storia e attualità

Le piccole Dolomiti segnano il confine fra la provincia di Vicenza e quella di Trento, quindi fra il Veneto e il Trentino Alto Adige, quello cioè che fino al 1918 era il confine fra il Regno d’Italia e l’impero Austro Ungarico. Sul Pasubio si è scritta una pagina fondamentale della prima guerra mondiale, mentre il gruppo del Carega e del Sengio Alto erano state predisposte quali seconde linee di difesa in caso di ripiegamento dell’esercito italiano. Durante la seconda guerra mondiale le Piccole Dolomiti costituirono le basi e i ripari dei gruppi partigiani che si rifugiavano in montagna fra un atto di guerriglia e l’altro e furono teatro dei feroci rastrellamenti nazifascisti.

Ancora adesso le Piccole Dolomiti sono frequentate da alpinisti che si cimentano nell’apertura di nuove e sempre più difficili e spettacolari vie, o che ripetono quelle classiche o semplicemente si allenano per altre imprese. Io stesso negli anni della gioventù ho ripetuto diverse vie classiche. Fra queste, lo Spigolo dell’Apostolo, le Guglie Gei, le Due Sorelle, la Berti Carugatti. Questo solo per dire che ho frequentato in lungo e in largo queste splendide montagne, senza accorgermi che me ne è sempre sfuggita una parte stupenda. Certo, percorrevo pochissimo i sentieri se pur famosi. Ero attratto più dalle pareti e come minimo cercavo delle ferratine come il Vaio dei Colori, il Monte Cornetto o le Cinque Cime. Nemmeno recentemente passandoci in bicicletta mi sono accorto di alcuni tesori che queste montagne custodiscono e quasi nascondono.

Molti laghetti fanno preziosi i sentieri delle Piccole Dolomiti

Mi riferisco ad alcuni laghetti naturali, bellissimi, facilissimi da raggiungere, ma difficili da individuare per chi non ne conosce l’esistenza. Ho perciò interpellato altri frequentatori abituali di queste montagne e mi sono reso conto che solo pochi li conoscono. Il primo laghetto che ho raggiunto, seguendo le indicazioni ottenute su Face Book da chi lo aveva già visitato è il laghetto di Creme che si trova sul percorso che da Recoaro Mille porta al rifugio Cesare Battisti alla Gazza. Si tratta di un bellissimo e suggestivo laghetto appena sopra il quale si trova un belvedere dal quale si domina tutta la valle dell’Agno. Stupenda l’ambientazione, colori bellissimi. È vicinissimo alla strada (neanche cento metri), ma non è facile da scorgere perché nascosto dalla vegetazione. Di fronte a Malga Morando, invece, parte una ripida stradina, chiusa ai mezzi motorizzati, che raggiunge dopo circa mezzo chilometro il laghetto di Anghebe nelle cui acque si specchiano le pareti rocciose delle Montagnole. Prende il nome dal monte sovrastante e dalla vicina malga. Sempre sul percorso dei Grandi Alberi si trovano altri laghetti che ancora non sono riuscito a visitare, di cui conosco però i nomi: laghetto Sea del Rizzo, laghetto Sarantonio, laghetto Belila. Esistono inoltre dei laghetti effimeri che si formano in seguito ad abbondanti piogge o al disgelo primaverile, come il laghetto alla Gabbiola che si trova vicino alla piccola ma stupenda contrada Asnicar, ora disabitata. È mia ferma intenzione recuperare prossimamente il tempo perduto andando a conoscerli da vicino cosa che consiglio vivamente a tutti di fare.

Gianni Cabianca

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