La Scuola della Carità in Padova

Abstract

Nell’anno 1414 Baldo de’ Bonafari da Piombino e la moglie Sibilia de’ Cetto decisero la costruzione del primo Ospedale di Padova, in via San francesco, intitolato allo stesso santo, meglio noto come San Francesco Grande. Due anni dopo diedero inizio anche alla costruzione della Chiesa, quindi al convento per poveri e bisognosi ammalati e per i frati dell’ordine dei Minori Osservanti.

 

Chiesa di San Francesco, il Portico e la facciata

L'interno della chiesa di San Francesco

La famiglia Bonafari e la Confraternita della carità

Una famiglia nobile e ricca, quella dei Bonafari, legata ai Da Carrara, particolarmente religiosa e dedita a opere di carità; Sibilia Bonafari era membro importante della Confraternita della Carità ancor prima della edificazione della chiesa e dell’ospedale e forse la fine dei Da Carrara la spinse a un maggior impegno verso i bisognosi. Queste confraternite avevano una funzione sociale assai rilevante, come sottolinea in un articolo su Padova e il suo territorio Francesco Bianchi: “Le confraternite devozionali laiche erano istituzioni che potevano incidere in profondità nella vita religiosa, sociale, economica e politica delle città medievali” “provvedendo alla sepoltura dei defunti, pregando per le loro anime, distribuendo elemosine ai più bisognosi e alle loro famiglie” e “potevano accumulare ingenti risorse grazie a donazioni”.

Il primo nucleo della Confraternita ebbe sede all’interno dell’Ospedale, quindi con funzioni anche di tipo, potremmo dire, sanitario-assistenziale ma, con l’aumentare delle donazioni e della sua importanza per la città aumentarono le sue funzioni di carattere sociale e caritativo e si rese necessaria una sede staccata, con relativi magazzini.

La Scuola della carità e il ciclo di affreschi della sala del capitolo

Scuola della carità, interno

Fu scelto nel 1451 un edificio di origine medievale al lato opposto della strada con un’ampia sala per il Capitolo, l’attuale Scuola della carità, che la Confraternita decise di affrescare affidando il lavoro a Dario Varotari, pittore allievo del Veronese già presente a Padova.

Il pittore aveva dipinto a Padova un quadro storico per il Palazzo del podestà, cinque Pale d’altare, quattro per l’Abbazia di Praglia e una per la chiesa di San Martino a Voltabrusegana, prima di ricevere nel 1579 l’incarico dalla fraglia della Carità di affrescare le pareti della sala del capitolo.

La disposizione degli affreschi ci viene indicata dal sito della parrocchia:

Sono presenti le seguenti scene relative alla vita della Vergine Maria

Parete est

  • 1) Cacciata di Gioacchino dal tempio
  • 2) Gioacchino fra i pastori
  • 3) Incontro di Gioacchino con Anna alla porta aurea
  • 4) Natività della Vergine
  • 5) Presentazione di Maria al tempio

Parete sud

  • 6) Ritratti di Baldo Bonafari e Sibilia De Cetto

Parete ovest

  • 7) Presentazione della verga fiorita
  • 8) Il matrimonio della Vergine
  • 9) Annunciazione
  • 10) Visitazione
  • 11) Morte di San Giuseppe

Affreschi ai lati dell’altare

  • 12) Dormizione della Vergine
  • 13) Assunzione della Vergine

Dietro l’altare una copia della Pala raffigurante la Madonna con bambino tra angeli e santi di stile gotico internazionale di autore ignoto. L’originale ha una strana storia di scomparse e ritrovamenti che andrebbe raccontata.

Breve descrizione dei singoli affreschi

1)- La scena è dominata dal gran sacerdote, accanto ad un’ara sacrificale rossa, che caccia Gioacchino, perché infecondo, dal tempio

2)- Gioacchino sullo sfondo di un paesaggio rurale abitato da un notevole numero di animali, pecore e mucche, con il pastore in primo piano, riceve l’annuncio dall’angelo

3)- Il tenero incontro di Gioacchino con Anna avviene in un contesto di architetture classiche con la presenza, anche in questo affresco, di un gregge e una capra in primo piano sulla sinistra e sulla destra scene di vita cittadina, una donna che si china su un mendicante e un cavaliere che sta per uscire dalla porta della città

4)- La nascita di Maria. Questo affresco mostra il trambusto e la gioiosità di una nuova nascita. Si noti il gattino che sbuca da sotto la culla sulla destra in basso.

5)- Presentazione di Maria al tempio. Si nota la maestosità dell’insieme e la solennità dell’evento. Si noti la colomba in primo piano, simbolo della verginità di Maria

6)- Ritratti dei coniugi Bonafari. Baldo viene ritratto con alle spalle la Chiesa di San Francesco, Sibilia con l’Ospedale

7)- Gioacchino presenta al Gran Sacerdote la verga fiorita. Le due figure dominano una scena su sfondo di classici archi tra gruppi armoniosamente simmetrici di figure umane ben delineate

8)- Matrimonio della Vergine. I due sposi sono davanti al Gran Sacerdote mentre molte persone partecipano al rito

9)- L’Annunciazione. Riquadro abbastanza rovinato e forse tra i più manieristici dell’intero ciclo

10)- La Visitazione. Maria abbraccia Elisabetta mentre dal colonnato di classico impianto palladiano escono le donne al seguito e da un lato compare Giuseppe col suo asinello

11)- Morte di Giuseppe. La scena più drammatica del ciclo, sia per l’uso di colori intensi, che in altri riquadri appesantiscono l’insieme, sia per la luce spettrale che emana dall’angelo sul morente. Ma anche qui, quasi ad alleggerire l’atmosfera, un gattino esce di sotto a un mobile.

12)- Dormizione della Vergine. Scena di notevole serenità e pace, quasi a presagire l’assunzione al cielo di Maria

13)- Assunzione della Vergine. Scena di sorpresa e meraviglia per l’evento miracoloso

Restauro e fruizione

Un magistrale restauro degli anni 2005-2008 degli affreschi della Sala della Carità, finanziato dalla Fondazione CaRiPaRo, intervenne anche sullo splendido soffitto a cassettoni e di altri spazi fino a quel momento in abbandono e permise il recupero del monumento alla città con le aperture gratuite ad opera dei volontari di Salvalarte di Legambiente e con l’utilizzo della sala del capitolo per eventi culturali e conferenze e della sala Damini per mostre e incontri.

Foto affreschi: https://sanfrancescogrande.it/arte/scuola-della-carita/

Alessandro Cabianca

Gli affreschi

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