Vicenza e la sua cattedrale

Vicenza Sorprende per Padova Sorprende

Abstract

Vicenza è detta città del Palladio per la preminenza delle opere di questo sommo architetto, per la loro bellezza, oltre che per collocazione urbanistica delle stesse nei punti chiave del tessuto urbano.

In realtà anche Vicenza, come molti altri centri del Veneto, ha conosciuto diverse stagioni artistiche, e se Andrea di Pietro della Gondola, detto il Palladio, vi può vantare un indubbio primato, altri maestri, movimenti ed epoche vi hanno lasciato tracce indelebili; tra queste la stupenda cattedrale, scrigno di opere d’arte.

La facciata della cattedrale (dreamstime.com)

Breve excursus sulla formazione della città

Difatti si deve parlare di una Vicenza preromana e romana ormai scarsamente visibile se non per alcune strutture ipogee come il criptoportico, il forum recentemente riscoperto, il tracciato di alcune vie, ma anche per la collocazione del teatro Berga, ormai irriconoscibile se non per la collocazione degli attuali edifici che ne rispettano il tracciato della pianta; di una Vicenza paleocristiana e romanica (mosaici pavimentali e basilica di San Felice, ad esempio); di una Vicenza gotica ( e qui la scelta sarebbe ben più ampia, da palazzo Franceschini Da Schio, detto la Ca’ d’oro, a palazzo Pigafetta, alla torre Bissara, oltre ad alcune tra le maggiori chiese degli ordini mendicanti, tanto per citare solo alcuni edifici. Non dimentichiamo il grande influsso che sull’architettura di questo periodo esercitò il gotico veneziano. Si deve parlare inoltre di una Vicenza rinascimentale (dalle opere del Da Bologna, al Palladio, allo Scamozzi, ecc.); di una Vicenza barocca (dalla chiesa di Araceli del Guarini, a palazzo Leoni Montanari, oltre alle numerose opere firmate dal Muttoni, ed altro ancora); di una Vicenza neoclassica (tra tutti, palazzo Franco di Antonio Piovene). Anche l’architettura del ventesimo secolo vi ha lasciato qualche segno non trascurabile.

L’impostazione dell’attuale struttura della cattedrale

Vicenza nel Settecento

Il corpo centrale (la grande struttura della navata) della cattedrale è da ascrivere al periodo tardo gotico, a quel momento di passaggio, cioè, tra il gotico che ormai stava per chiudere la sua stagione e il nuovo corso che ancora non aveva esplicitato appieno le sue tematiche e non aveva individuato completamente i suoi stilemi. Questa vasta aula è opera di un maestro della scuola di Bartolomeo da Cremona. Di questo periodo (primi decenni del XV secolo) sono in particolare, oltre al grandioso vano a quattro gigantesche campate terminanti a crociera di cui si è detto, alcune cappelle, mentre altre sono precedenti, altre ancora successive. Di poco posteriore è la scenografica facciata con i bei marmi policromi e le statue ornamentali. La grande abside semicircolare che doveva ospitare il concilio della controriforma, poi celebrato a Trento, è opera di Lorenzo da Bologna, come pure la cappella del SS. Sacramento. Anche il giovane Palladio vi pose mano in alcune parti con diversi interventi, nel portale settentrionale, nella cupola che sovrasta la tribuna absidale e probabilmente con il disegno del sontuoso altare Dell’Acqua realizzato dalla bottega di Pedemura, ora reinserito nel seicentesco paramento Civran che espone interessanti tele celebranti il mistero della croce. Le numerose cappelle poste ai lati della navata principale ospitano diverse opere d’arte, tra le quali un pregevole polittico di Lorenzo Veneziano e tele del Montagna, del Maffei, del Maganza, del Carpioni e altri. L’attuale struttura della cattedrale di Vicenza, come si è detto, è formata da una grande navata con ai lati tredici cappelle, sei lungo il lato Sud, a cui sono affiancati altri tre vani (due sacrestie e un atrio per l’accesso alle sacrestie che funge anche da quattordicesima cappella dedicata a San Girolamo) e sette lungo il lato Nord, mentre ad Est si distende la grande abside semicircolare sovrastata dalla bella cupola del Palladio. Sotto il pavimento dell’abside si presenta la cripta ove sono collocati i sarcofagi degli ultimi vescovi vicentini. L’ingresso principale si trova verso ovest al centro della grande facciata, altri due ingressi si trovano, uno a sud tra la cappella del SS. Sacramento e la cappella della Vergine Incoronata, l’altro a nord tra le cappelle dei Santi Paolo e Gregorio e quella dei Santi Giacomo e Antonio.

La grande navata della cattedrale (it.wikipedia.org)

Una storia quasi bimillenaria

Abbiamo visto in sintesi come si presenta ora la cattedrale, frutto soprattutto della grande trasformazione avvenuta nel corso del XV secolo. Vediamo ora alcune tappe della sua quasi bimillenaria storia che si è potuta analizzare dopo la seconda guerra mondiale, complice anche il bombardamento del 1944 che distrusse quasi completamente la navata, alcune cappelle e la pavimentazione mettendo così in luce quanto si poteva intravvedere al di sotto. Ci sono due indagini importanti da considerare, la prima riguardante il sottosuolo, sotto il pavimento della navata,

L’abside e la cupola della cattedrale

nel corso della quale fu scoperto un vasto sotterraneo dove furono rinvenute strutture romane con pavimentazione policroma. Già del III secolo e ancor più del IV, dopo l’editto di Milano, sembra evidenziarsi un’aula di discrete dimensioni con l’unione di due ambienti di una villa che pare potersi leggere come un primo luogo di culto cristiano; del V secolo è una vasta aula tripartita  con lacerti di pavimento musivo e con iscrizioni dedicatorie di cristiani facoltosi; la struttura di notevoli dimensioni e con abside semicircolare è  interpretata come cattedrale. Del 1066 è la prima citazione della basilica di Santa Maria con sede episcopale. Forse nell’undicesimo secolo, durante il pontificato del vescovo Girolamo, secondo il Mantese, vi è un ampliamento ad est; la basilica prende le dimensioni che sono quelle attuali, però con una diversa articolazione interna perché disposta su cinque navate, con tre absidi ma diversa nella dimensione della lunghezza.  In un affresco di fine Trecento o inizi Quattrocento, in una cappella della cattedrale, è raffigurata una grande chiesa incastellata che molto probabilmente rappresenta proprio la basilica di Vicenza.  Nel XIII secolo c’è una grande trasformazione, con fine lavori nel 1290 durante l’episcopato di Pietro de Saracenis. Soltanto tra il 1444 ed il 1480 si ha la realizzazione di una nuova grande basilica con quattro campate corrispondente al duomo attuale ma più lunga di sedici metri dalla parte dell’ingresso. Dopo la seconda guerra mondiale si ha una imponente ricostruzione attenendosi alle forme preesistenti del tardogotico perché i bombardamenti del 1944 avevano distrutto gran parte della navata.

La seconda indagine si è svolta sotto la cripta dove a meno cinque metri dal piano di calpestio del periodo romano, tra il III ed il II secolo a. C., è stato individuato un nucleo abitativo; ad un livello superiore sono visibili tratti di una strada romana (un decumano minore parallelo al decumano massimo, ora corso Palladio) risalente al primo sec. a.C. o al primo sec. d.C.. Ancora: a più di tre metri sotto il pavimento della navata son stati rinvenuti i resti di pavimentazione musiva di una domus romana.

 Il cristianesimo a Vicenza e alcuni personaggi legati alla cattedrale

 Probabilmente a Vicenza il cristianesimo si diffonde verso il terzo secolo d.C., portato da mercanti e militari provenienti da Aquileia, o forse da personaggi salenti da sud (Ravenna, attraverso Padova), anche se la tradizione vuole che il protovescovo di Padova Prosdocimo abbia distrutto i templi di Plutone sul Summano e di Apollo sul monte Berico. La prima dedicazione sembra sia a Santa Eufemia o forse, come per molte altre chiese importanti del periodo, al Salvatore. Del periodo di re Desiderio è la vasca del gastaldo Rodoald che per molti secoli servì come fonte battesimale. Il primo vescovo menzionato da parte di Paolo diacono è Horantius (Oranzio) presente al sinodo di Marano Lagunare del 590; questo non significa che prima non ci siano stati altri vescovi, ma non si può neppure affermarlo con sicurezza. Dopo l’ottocento invece i vescovi citati in documenti sono diversi. Durante una processione nel tardo medioevo (1184) viene ucciso il vescovo titolare Cacciafronte, in seguito dichiarato beato dalla Chiesa; una statua del quale si trova all’esterno dove termina l’abside e va a congiungersi con il restante corpo della chiesa.

Aspetti artistici

Il settore centrale dell’altare Dell’Acqua

Della cupola del Palladio, del bellissimo altare principale detto Dell’Acqua, che secondo la tradizione in un tabernacolo a edicola custodisce una reliquia della Croce, della porta settentrionale, ancora del Palladio, abbiamo già accennato, come pure della sontuosa facciata. Questa si presenta di colore bianco e rosa, divisa in cinque ordini sovrapposti, quelli in alto racchiusi entro cornici; il primo, in basso, è formato da cinque arcate a sesto acuto, mentre gli altri da lastre bianche con delle losanghe rosa incastonate; il secondo, con piccole croci greche, sempre di colore rosa; gli altri: al centro del secondo, che si distingue per le sei lesene che ne ripartiscono la superficie ( più marcate quelle agli estremi, quasi dei pilastri), vi è un rosone e al centro del quarto uno stemma episcopale; in alto campeggiano le copie di cinque statue di Santi (alla sommità è quella della Madonna), le originali delle quali attualmente si trovano presso il museo diocesano. La costruzione della facciata è datata tra il 1455 ed il 1467, ma nel tempo ha dovuto subire qualche intervento soprattutto per il crollo avvenuto nel 1591 del quarto ordine e della cuspide; l’integrazione con la riproposizione originale del manufatto è anch’essa del secondo dopoguerra.

L’ancona dell’incoronazione della Vergine di Antonino da Venezia

Purtroppo il bombardamento del 1944, oltre ad avere provocato una distruzione strutturale, cui si poté ovviare attraverso una onerosa e sapiente ricostruzione, privò il duomo e la città di alcune tele e di quasi tutto l’apparato degli affreschi andati irrimediabilmente perduti, si sono salvati soltanto gli affres

chi del sedicesimo secolo di Bartolomeo Montagna nella cappella di Santa Caterina da Siena. Ma andiamo con ordine. Attorno all’altare del coro il cui disegno, come detto,  è attribuito al giovane Palladio, si distende ad arco il cosiddetto paramento Civran formato da dodici tele di autori vari del Seicento veneto raffiguranti la teologia della croce con quadri che in parte si rifanno a vicende bibliche e in parte a vicende che pur non rifacendosi alla bibbia possono richiamarsi alla simbologia e al significato della croce. Elegante è la cappella di Santa Margherita d’Alessandria con gli affreschi di Bartolomeo Montagna più sopra ricordata dove, sovrastante l’altare, è posta una pala con la Madonna assisa in trono con in braccio il Bambino e ai lati le sante Maddalena e Lucia, mentre alle pareti, piuttosto rovinati dai bombardamenti, ci sono alcuni affreschi, tra cui quello con Santa Margherita e Santa Caterina. Altrettanto ricercata è la cappella della Sacra famiglia con tele del Maffei (sec. XVII) e della bottega dei Maganza (a cavallo tra Cinquecento e Seicento). Un’altra cappella importante è quella del Santissimo Sacramento con il preziosissimo tabernacolo ligneo realizzato nei primi anni del Seicento, le tele di Alessandro Maganza e le sculture di Girolamo Albanese, operante soprattutto nella prima metà del Seicento, autore di molte altre sculture presenti nella cattedrale.  Prezioso è il polittico di Lorenzo Veneziano del 1366 che nello scomparto centrale presenta la Dormitio Verginis tra i santi Giacomo e Giorgio, i committenti dell’opera e altri santi, mentre sopra è la figura divina in mandorla tra angeli e santi a vigilare. Nello scomparto soprastante è rappresentata la crocifissione tra le sante Caterina ed Elena, e in altri scomparti sono presenti sant’Antonio abate, San Cristoforo, San Carpoforo, San Fortunato e altri. Nella predella inferiore si riconosce l’adorazione dei magi con ai lati piccole figure di santi; è una tempera su tavola dove a predominare è il colore oro dello sfondo su cui si stagliano le figure dei personaggi. Il polittico si trova nella cappella dei santi Giacomo e Antonio abate. Molto bella e significativa è anche l’ancona di Antonino da Venezia, firmata e datata 1448, che rappresenta l’incoronazione della Madonna ed è situata nella cappella della Vergine Incoronata. Nella parte principale è scolpita la Vergine che riceve la corona sul capo da parte del Figlio, mentre Dio Padre seduto in trono attorniato da un coro di angeli sovrintende alla scena.

Il polittico Dormitio Virginis di Lorenzo Veneziano (vicenzareport.it))

Molti altri aspetti della cattedrale vicentina sarebbero da prendere in considerazione, non ultimo il  campanile, la cui torre campanaria posa su una base quadrata massiccia che misura undici metri e mezzo per lato e le cui murature presentano uno spessore di quattro metri, probabilmente retaggio di un più articolato complesso molto più antico costruito a difesa della cattedrale e del palazzo vescovile. Lo attesta del resto l’affresco già richiamato che si trovava nell’antica cappella di San Giovanni evangelista, ora al museo diocesano, in cui oltre ai personaggi raffigurati in primo piano si vede chiaramente una muratura merlata attorniare la cattedrale, che doveva fungere da protezione,  qui rappresentata nei lati Sud e Ovest, gli unici parzialmente visibili, il che ci fa ritenere che tale costruzione dovesse proseguire anche nelle altre direzioni.

L’abside della cattedrale con il magnifico altare inserito nel paramento Civran

La tesi del Mantese

Nella stesura di queste brevi note sulla cattedrale di Vicenza mi sono attenuto alla linea interpretativa che va per la maggiore, non posso però concludere la scheda senza richiamare la posizione di Giovanni Mantese per l’autorità dello studioso, ribadita anche nel libro edito nel 1991 dal titolo La Cattedrale di Vicenza – Profilo storico (tipografia Rumor – Vicenza), con prefazione dell’allora vescovo Pietro Nonis. Il Mantese sostiene, in sintonia con altri illustri studiosi, che soltanto le grandi città, come Aquileia, Milano, Roma potessero vantare fin dall’inizio una cattedrale entro le mura, mentre le città minori riconoscevano come cattedrale la chiesa cimiteriale importante fuori le mura, e soltanto più tardi (per Vicenza il Mantese propone l’ottavo secolo) la cattedrale viene trasferita entro le mura. Secondo il suo parere la cattedrale originaria di Vicenza è San Felice. Per affermare questo probabilmente dà una lettura diversa delle risultanze degli scavi archeologici effettuati nel secondo dopoguerra e, soprattutto, diversamente da altri studiosi locali, riconosce come fondamenta di un battistero la struttura poligonale rintracciata presso la basilica feliciana, mentre, egli osserva, non è stata trovata traccia di alcun battistero nei pressi dell’attuale cattedrale, tant’è vero che fino al 1823 funge da fonte battesimale la famosa vasca di Rodoald (a proposito, su questa vasca è del 2014 una tesi di laurea di Davide A. Cabianca che, attraverso una ricerca ben sviluppata ne approfondisce origine, struttura, valore artistico e simbolico, funzione nel corso dei secoli). Inoltre il Mantese liquida come priva di fondamento l’ipotesi di una cattedrale extra moenia di culto ariano avanzata con troppa disinvoltura da qualcuno.

Dal punto di vista artistico forse la cattedrale non è la chiesa più rappresentativa di Vicenza, ma per la sua storia, per il suo valore simbolico ha rappresentato e ancora rappresenta un punto focale imprescindibile della vita religiosa e sociale della città.

La pala di Bartolomeo Montagna (ilgiornaledivicenza.it)

Federico Cabianca

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