Il borgo di Marostica dall’età romana ai giorni nostri

Vicenza sorprende per Padova Sorprende

Abstract

Marostica, un borgo importante, una delle cittadine murate del Veneto, spesso conteso nel medioevo tra Padova e Vicenza, ha visto intrusioni degli Ezzelini, dei Della Scala e dei Visconti. Una tradizione che data, secondo una leggenda, dal 1454 è la partita a scacchi con personaggi viventi che si svolge negli anni pari nella piazza degli scacchi di fronte al castello inferiore di Marostica e richiama turisti da tutta l’Italia.

Le origini

Diverse sono le opinioni degli studiosi locali che cercano di capire da che cosa derivi il nome Marostica. Tanto per citarne alcune: secondo una convinzione piuttosto diffusa deriverebbe da Marii ostium ipotizzando che Mario nel timore che Cimbri, Teutoni, Ambroni, ecc., una volta varcate  le Alpi, si espandessero verso l’attuale pianura veneta (recentemente alcuni elementi del dialetto parlato nell’Altopiano di Asiago e  toponimi in esso presenti, oltre a elementi del folklore, si tende ad accostarli alla tradizione scandinava, con riferimenti anche alla mitologia norrena: la terra d’origine dei gruppi etnici sopra riportati è ritenuto lo Jutland),  o nel corso della guerra civile contro Silla  da queste parti avesse posto un accampamento, un presidio. Altri ipotizzano che derivi da un nome di persona, altri ancora da radice celtica mar (sopra) e Asticum (Astico), un fiume che in effetti scorre non lontano. In ogni caso per quanto ci si sforzi di penetrare nei nomi dei toponimi alla fine si possono solo fare delle congetture e non si è mai certi che rispondano alla realtà. È da dire comunque che Marostica, come altri centri del Veneto e non solo, esisteva ben prima dell’arrivo dei Romani e certamente non è ipotizzabile che non avesse un nome: in effetti già dell’epoca preistorica e protostorica sono alcuni reperti rinvenuti nei territori.

I ritrovamenti maggiori sono riferibili al periodo paleoveneto “Este I” (XIII – VIII sec. a. C.) su un colle attiguo, da collegarsi anche alla necropoli della non lontana località di Angarano, ora quartiere di Bassano del Grappa.

Paesaggio nei dintorni di Marostica (montagnadiviaggi.it)

L’età romana

Anche del periodo romano sono alcune lapidi e iscrizioni e, data la posizione strategica che Marostica occupa (sul monte Pauso sorgeva un fortilizio), certamente ha rappresentato un importante punto di riferimento in età repubblicana e imperiale. Una lapide riporta il nome di Martina, che era arrivata dalla Gallia per la morte del marito definito “dolcissimo”.
Infine c’è il ritrovamento di alcune monete riferibili ai diversi momenti della dominazione. Il reperto di maggiore rilievo di questo periodo è una piccola ara dedicata alla dea Diana che qui riportiamo. L’ara, di epoca romana, èconservata presso il Castello inferiore. L’iscrizione riporta: «Grania Bacchis Deanae do de» (Grania – sacerdotessa di Bacco – diede in dono a Diana). (bassano.eu)

La cristianizzazione

Secondo una tradizione che dura tutt’oggi la cristianizzazione cominciò piuttosto presto: viene identificato nientemeno che il famoso San Prosdocimo, discepolo di S. Pietro e primo vescovo di Padova, quale apostolo dedito a fare opera di evangelizzazione tra queste genti, portandole sulla via della redenzione, sottraendole al culto pagano con la distruzione di idoli, come ad esempio sul non lontano monte Summano oggetto di pellegrinaggi da località situate anche ad una certa distanza. In realtà la pieve di Santa Maria, probabilmente la prima chiesa della comunità, non è anteriore al IV secolo.

L’età medievale

Con la caduta dell’impero romano anche Marostica si trovò disorientata, nel mentre in Italia si susseguivano avvenimenti confusi e a volte disastrosi, con le invasioni di popoli germanici, con l’istituzione di regni romano-barbarici, con le difficili condizioni causate da guerre, carestie, in particolare con gli scontri che videro protagonisti da una parte i Bizantini e dall’altra gli Ostrogoti. L’invasione, seguita da una presenza piuttosto pesante, soprattutto agli inizi, per l’arroganza e la volontà di dominio degli occupanti fu quella dei Longobardi che si protrasse per alcuni secoli, da metà del cinquecento circa a oltre la metà del settecento: è del 753 un documento che si richiama al castello del colle Pauso; Marostica allora faceva parte del ducato longobardo di Vicenza. Ai Longobardi seguirono i Franchi e la città continuò a rimanere sotto Vicenza, non più ducato ma contea, fino a quasi tutto l’ottocento. Verso la fine del secolo cominciarono le terribili invasioni degli Ungari che lasciarono strascichi di desolazione e scoramento nelle popolazioni locali, soprattutto dopo la sconfitta del duca del Friuli Berengario nell’anno 899 sul Brenta che permise alle orde barbariche di dilagare in pianura fino alle città maggiori come Treviso, Vicenza, ecc., razziando tutto ciò che incontravano, distruggendo chiese, monasteri che in qualche modo cercavano di resistere e lasciando molti nella miseria. Per questo sul colle di Pauso e dintorni furono ripristinate le fortificazioni per una difesa estrema. Eppure è della seconda decade del 900 la donazione di Berengario della pieve di Santa Maria al vescovo di Padova insieme alle altre pievi del territorio, di fatto sancendo la dipendenza di Marostica non più da Vicenza ma da Padova. Un altro importante documento, il privilegio del vescovo vicentino Rodolfo, è della seconda metà del 900: mentre certificava la presenza dei benedettini in territorio vicentino attestava la presenza sia di Padova che di Vicenza in quello di Marostica: siamo appunto nel periodo post invasioni ungariche che tanti danni avevano causato alle genti italiche le quali, stremate, impoverite, ridotte spesso alla miseria, a volte avevano dimenticato i fondamenti per la coltura della terra che avevano tralasciato. In molte zone la vegetazione con rovi, sterpaglie, piante, aveva invaso le pendici dei monti, i colli ed anche la pianura dove a volte erano presenti anche vaste paludi. I benedettini con molta pazienza presero ad insegnare nuovamente ai coloni le nozioni di base per coltivare la terra, li incoraggiarono in tutti i modi, li guidarono nell’opera di “svegrare”, disboscare, dissodare la terra, bonificare le paludi.

Un tratto del fiume Brenta (livingbassano.it)

Gli Ezzelini

Nel dodicesimo secolo Marostica fu contesa tra gli Ezzelini, una potente famiglia di origine tedesca presumibilmente discesa in Italia al seguito di un imperatore, la quale aveva una vasta giurisdizione su molte terre nella valle del Brenta, e i Vicentini che nel1197 la attaccarono saccheggiando la parte più antica e storicamente rilevante della città. Soltanto nel 1194 con Ezzelino II soprannominato il Monaco (perché verso la fine della sua vita si ritirò nel monastero do Santa Croce Campese, non prima però di avere diviso i suoi beni tra i figli e avere preordinato per ognuno di loro un preciso ambito giurisdizionale sui territori di sua pertinenza), si raggiunse un’intesa e Marostica fu ceduta a Vicenza in cambio di denaro, ma alcune prebende del territorio marosticense furono date ai Carraresi di Padova per l’aiuto che avevano fornito contro la città berica. Ripresa da Ezzelino III il Tiranno rimase in suo dominio fino alla morte avvenuta nel 1259 dopo la sconfitta di Cassano d’Adda da parte di una vasta coalizione tra i signori del Veneto contrari alla sua tirannia.

Vicenza, Padova, gli Scaligeri, i Visconti

Per un breve periodo Marostica tornò ai Vicentini ma, dopo che la stessa Vicenza, uscito di scena Ezzelino III, cadde sotto l’influenza se non la dominazione vera e propria di Padova che del Da Romano era stata strenua nemica, anche Marostica conobbe la dominazione dei Da Carrara fino al 1311. Passò poi sotto gli Scaligeri che si erano spinti sempre più ad est nel tentativo di allargare i loro domini e avevano sottomesso la stessa Vicenza: per Marostica furono anni piuttosto duri per i continui scontri che videro i signori di Verona contro i Carraresi i quali non volevano cedere i loro diritti sui territori che ritenevano di loro pertinenza. Risalgono a questo periodo (1312) comunque le costruzioni più imponenti e significative della città: il castello inferiore o castello da basso con Cangrande della Scala ed il castello superiore, lavori che continuarono anche con i suoi successori, mentre la poderosa cinta muraria merlata che congiunge le due costruzioni, racchiudendo al contempo entro un perimetro tutto l’abitato storico, fu iniziato da Cansignorio nel 1372. Una volta terminata la straordinaria opera Marostica assunse il volto di città murata come ancora oggi appare. Agli Scaligeri subentrarono i Visconti di Milano, con Gian Galeazzo Visconti e vi rimasero fino a quando Vicenza si diede a Venezia nel 1404, ponendo così fine anche per la città murata ad una alternanza di signorie spesso in lotta le une con le altre. Nel periodo del basso medioevo la vita religiosa fu piuttosto fervente, tanto che vide la nascita di diversi conventi ed il fiorire di ordini religiosi sia maschili che femminili.

Il castello superiore e l’inizio della cinta muraria (visitmarostica.eu)

La cinta muraria di Marostica (movimentorooseveltriveneto.it)

Il periodo veneziano

Nel XV e XVI secolo continuò la costruzione di nuove chiese come la chiesa di San Marco, la Scoletta del SS. Sacramento di fronte alla chiesa di Sant’Antonio, la chiesa di San Gottardo; fu restaurato il duomo. Altre chiese importanti furono erette entro e fuori le mura. Sorsero anche delle ville di prestigio. Dalla chiesa di San Sebastiano, facente parte di un convento, si diffuse il culto del beato Lorenzino, un bambino che secondo una tradizione popolare mai dimostrata era stato martirizzato dagli ebrei per un rito sacrificale. Una credenza che durò molti anni soprattutto tra la gente, e il clero non fece nulla per svelarne l’infondatezza. Con la guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai, che in un primo momento vide i Veneziani sconfitti, anche Marostica come buona parte del territorio della Serenissima fu occupata dalle truppe dell’imperatore Massimiliano primo; in realtà Marostica conobbe un periodo di alternanza tra l’occupazione tedesca e quella veneziana, con immaginabili problemi; alla fine Venezia ebbe la meglio e le truppe imperiali dovettero andarsene. Venezia accordò una certa autonomia alla città e si impegnò a nominare direttamente il podestà sebbene amministrativamente rimanesse sotto Vicenza. Nei secoli successivi, come tutte le comunità venete, anche Marostica seguì le sorti della Repubblica di Venezia, che vide i noti episodi di inizio ‘800 con l’alternarsi della dominazione napoleonica e austriaca; dopo l’unificazione con l’Italia, divenne parte del regno d’Italia prima e della repubblica italiana poi.

Il leone di San Marco posto sopra un pilastro nella piazza della scacchiera

L’origine leggendaria della partita a scacchi

Una vicenda leggendaria datata 1454 racconta: due baldi giovani figli di due famiglie nobiliari, Vieri di Vallonara e Rinaldo di Angaran si innamorarono entrambi della stessa dama, la figlia del governatore del castello, Taddeo Parisi, la bella Lionora. Normalmente quando all’epoca vicende del genere avvenivano si concludevano con un duello e così intendevano fare i due contendenti che già si erano sfidati. Il Parisio, molto saggiamente convinse i due giovanotti a non battersi in duello ma a risolvere la questione di cuore con una partita a scacchi: il vincitore avrebbe sposato Lionora, mentre il perdente avrebbe sposato la sorella minore. In un documento redatto in lingua veneta e  rinvenuto, sembra, tra le carte del castello si legge infatti: “havendo ne li tempi andati, sotto il Dominio e Signoria del Nostro Magnifico Missier Can Grande de la Scala, el ditto Principe severamente e christianamente prohibito le singolar tenzoni ad arma bianca intra Nibilhomini, Cavalieri et Homini d’Arme, in ricordanza et compianto delli infelici amanti Madona Julieta Capuleti et Missier Romeo Montecchio, item, havendo il Serenissimo Doge aggravà et reso perentorio el divieto, havendo el Nobile Missier Rinaldo de Angaran et el Nobile Missier Vieri di Vallonara posto amor nel medesimo istante, per fogo assai grande et subitaneo, ne la bell’alma et venusta persona Madona Lionora fia puta de lu Castelan, gà ordenà et imposto-iteramus-che: detto duelo singolar et cruento no se fazza a nessun costo, pena la testa de li trasgressori. Sed che la disfida che arà per premio el mariazo del vincitor con Madona Lionora se fazza al Nobil Ziogo de li Scachi et la partita sia combatuta a dì dodese del mese Setembre del Anno de Nostro Signore Mille quattrocento cinquanta e quatro a hora decima nel Campo Grande del Castelo, a pezzi grandi e vivi armadi et segnadi de Nobil Insegne de Negro et de Bianco … in presentia del Castellan, de soa Nobil Fia et Famegia, de li Signori de Angaran et Vallonara et del popolo tutto…” La sfida ebbe luogo come ordinato dal governatore, il castellano di Marostica, e vide vincitore Vieri di Vallonara che sposò la bella Lionora, mentre a Rinaldo di Angarano andò in sposa la sorella Oldrada e i due contendenti si riconciliarono. In ricordo dell’avvenimento la seconda settimana di settembre negli anni pari nella piazza degli scacchi di fronte al castello inferiore di Marostica viene giocata una partita a scacchi con personaggi viventi a cui assistono migliaia di spettatori provenienti da diverse parti d’Italia e anche dall’estero.

Rievocazione della partita a scacchi davanti al castello inferiore (lororosso.com)

Federico Cabianca

 

 

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