L’Oratorio di San Rocco in Padova

Abstract

Situato in una delle più antiche zone della città, l’Oratorio di San Rocco sorge sull’area destinata alle sepolture, antistante la chiesa di S. Lucia, che era stata donata alla fraglia dei SS. Rocco e Lucia. Nel 1476 la Confraternita di S. Rocco acquisì un fabbricato per le riunioni del capitolo. Nel 1525 ebbe inizio le realizzazione dell’attuale edificio; i lavori terminarono nel 1542, anno in cui il vescovo benedì l’Oratorio.

Le pareti della sala inferiore sono completamente affrescate con scene, che illustrano alcuni episodi della vita di San Rocco. Il ciclo pittorico, che alterna scene paesaggistiche, interni domestici, architetture, sormontate da fregi con decorazioni a grottesche, venne realizzato tra il 1536 ed il 1545. La sala del Capitolo, al piano superiore, conserva il dossale d’altare opera di Tiziano Minio.

San Rocco

San Rocco
dipinto di Tomaso Pombioli (Wikipedia)

Sulla storia di San Rocco le fonti sono imprecise e rese ancor più oscure dalla leggenda che si è andata alimentando intorno alla sua persona dedicata ad opere di carità e di assistenza agli ammalati di peste con miracolose guarigioni e continue conversioni, ma, grazie ai molti studi fatti, è comunque possibile tracciarne un profilo essenziale.

San Rocco nasce a Montpellier fra il 1345 e il 1350. I genitori Jean e Libère De La Croix, ricchi e benestanti ma dediti ad opere di carità,  rattristati dalla mancanza di un figlio rivolgono continue preghiere alla Vergine Maria dell’antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la grazia richiesta. Rocco, intorno ai vent’anni di età, avendo perso entrambi i genitori, vende tutti i suoi beni, si affilia al Terz’ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fa voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. L’iconografia tradizionale lo raffigura con bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia. Muore a non più di trentadue anni a Voghera fra il 1376 ed il 1379.

Il pellegrinaggio in Italia

Difficile la ricostruzione del percorso per arrivare in Italia. Forse attraverso le Alpi, verso l’Emilia e l’Umbria o lungo la Costa Azzurra attraversando la Liguria per scendere lungo il Tirreno. In pellegrinaggio verso Roma, nel luglio del 1367, si ferma, forse, ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove chiede di prestare servizio nel locale ospedale per curare gli ammalati di peste. Qui rimane per circa tre mesi fino al diradarsi dell’epidemia, per poi dirigersi verso l’Emilia Romagna dove il morbo infuria con maggior violenza per potere anche qui prestare il proprio soccorso alle vittime della peste.

L’arrivo a Roma è databile intorno al 1368 dove, presso l’Ospedale Santo Spirito, sembra avvenga il più famoso miracolo operato dal Santo: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno della Croce. È proprio questo cardinale a presentare San Rocco a Papa Urbano V, appena tornato da Avignone. Nel 1370 San Rocco lascia Roma; il suo passaggio è segnalato a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna. Nel 1371 è a Piacenza presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme proseguendo la sua opera di assistenza ai malati finchè scopre di essere, egli stesso, colpito dalla peste. Si allontana dalla città per rifugiarsi in un bosco vicino Sarmato (Pc), sulla riva del fiume Trebbia. Secondo la tradizione, qui un cane lo trova e lo salva dalla morte portandogli ogni giorno un tozzo di pane.

In prigione

Dopo la guarigione San Rocco riprende il viaggio per tornare in patria. Secondo la leggenda muore a Montpellier, dove sarebbe ritornato, o ad Angera sul Lago Maggiore. È invece certo che, sulla via del ritorno a casa, trovandosi implicato nelle vicende politiche del tempo, viene arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al Governatore. Interrogato, rifiuta di  rivelare il suo nome e viene gettato in prigione dove vi trascorre cinque anni. Sentendo avvicinarsi la fine, chiede al carceriere di avere un sacerdote. Si verificano allora alcuni eventi prodigiosi che inducono il Governatore ad intervenire, ma, quando la porta della cella viene riaperta, San Rocco è già morto: è il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 ed il 1379.
Sulla sua tomba, a Voghera, comincia subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri. Il Concilio di Costanza nel 1414 lo invoca santo per la liberazione dall’epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari.

L’oratorio di San Rocco

Foto 1 – L’ortatorio di San Rocco ai primi del ‘900

La Scuola di San Rocco o Oratorio di San Rocco (Foto 1) è un edificio di origine medievale utilizzato sino al 1810 per scopi religiosi. Si affaccia sul sagrato della chiesa di Santa Lucia a Padova. Vi aveva sede la Fraglia di San Rocco che la realizzò tra il 1525 e il 1542 su precedenti edifici (Foto 2). Ora è struttura di proprietà comunale.

Nel 1525 la nobildonna Costanza de’ Rossi acquistò per conto della Confraternita di San Rocco le case ruinate degli Onara, edifici che confinavano a settentrione coll’Ospitium Angeli e a meridione con la chiesa di Santa Lucia. Queste case vennero tramutate in una scuola ovvero una sede adatta ad ospitare l’istituzione della Fraglia (1). Si aprì un cantiere artistico ove confluirono le maggiori presenze artistiche della prima metà del XVI secolo a Padova. Con l’abolizione delle confraternite in età napoleonica la scuola passò al demanio. Venne acquistato dal Comune all’inizio del Novecento. Alcuni restauri vennero eseguiti tra il 1926 ed il 1929 con il rifacimento dell’intonaco della facciata e del soffitto delle volte sul quale venne ripristinata l’originaria decorazione ad opera del pittore Cherubini. Successivi interventi di restauro si svolsero nel 1950 e nel 1984. In occasione del restauro del 1950 furono staccati, puliti e ricollocati circa 20 mq. di affresco della parete a destra dell’altare. Ulteriori restauri si sono svolti negli anni 1984, 1995, 2012, 2014.

L’edificio, affiancato dal piccolo campanile, presenta una semplice ed elegante facciata (Foto 3). L’interno è costituito da due sale sovrapposte, con pianta a rettangolo irregolare, ed è aperto su due lati. La sala inferiore (Foto 4) rappresenta l’antica cappella con l’altare posto sulla parete di fronte all’ingresso. Le pareti della sala inferiore furono completamente affrescate, tra il 1536 e il 1545, da Domenico Campagnola, Girolamo Tessari detto dal Santo, Gualtiero Padovano, Stefano dell’Arzere e Johannes Stephan van Calcar con scene che illustrano alcuni episodi della vita di San Rocco. La pala con Madonna e Santi di Alessandro Maganza (Foto 5) fu collocata sopra l’altare della sala del piano inferiore nel 1697. La sala superiore (Foto 6), ora non accessibile in seguito ai danni subiti dalle scosse del terremoto dell’Emilia del 2012, conserva il dossale d’altare (2), opera di Tiziano Minio. Qui sono presenti anche altri affreschi di Stefano dell’Arzere.

Il ciclo di affreschi della sala inferiore

Il ciclo della storia di San Rocco, come molti altri, non sarebbe stato realizzato senza l’impulso decisivo alla tradizione della decorazione ad affresco di soggetto religioso dato dalle confraternite padovane. Il coinvolgimento dei fedeli è facilitato dalla “attualizzazione” degli eventi narrati, operata prestando ad alcuni personaggi i volti dei confratelli o inserendo nell’ambientazione delle scene edifici simbolici di Padova. Anche gli affreschi dell’Oratorio di San Rocco presentano alcuni esempi di “attualizzazione”: si ipotizza che nella scena delle esequie del Santo, riquadro attribuito a Stefano dell’Arzere, i volti dei partecipanti al funerale appartenessero, in realtà, ad alcuni confratelli della Fraglia.

Foto 4 – La sala inferiore

La vita di San Rocco è rappresentata negli affreschi delle quattordici scene che decorano le pareti dell’aula. Il racconto ha inizio con il primo quadro alla destra dell’altare e prosegue in senso orario lungo le quattro pareti per concludersi nuovamente sulla parete di fondo alla sinistra dell’altare. I riquadri sono separati da finte colonne dipinte che reggono una finta trabeazione ornata con putti e grottesche.

Nel I riquadro la preghiera dei genitori del santo che, rattristati per la mancanza di un figlio, invocano la vergine Maria per ottenere la grazia e nel II riquadro la nascita di San Rocco; III riquadro Morte del padre, Rocco distribuisce i suoi beni ai poveri; IV riquadro, parte in pellegrinaggio per Roma; V riquadro Visita agli appestati, la sosta ad Acquapendente dove assiste gli ammalati operando guarigioni miracolose (Foto 7); VI riquadro Guarigione di un’appestata; VII riquadro (a sinistra della porta principale, con le spalle all’altare) San Rocco a Roma dove guarisce miracolosamente un cardinale che lo presenta a Papa Urbano V; IX riquadro San Rocco ricevuto dal Pontefice (con le spalle all’altare, sulla parte lunga alla destra della porta principale); VIII riquadro Ritiro nel bosco, a Piacenza contrae la peste e si ritira in un bosco dove viene sfamato da un cane che gli porta ogni giorno del pane(con le spalle all’altare, a destra della porta principale). Continuando sulla parete lunga alla destra, IX riquadro (Foto 8), un Angelo appare a Rocco annunciandogli la guarigione; X riquadro Sonno; XI riquadro (Foto 9) Visione dell’Angelo; XII riquadro San Rocco condotto in carcere, sulla strada del ritorno, sospettato di spionaggio, viene arrestato e rinchiuso in carcere dove trova la morte (Foto 10); XIII riquadro San Rocco morente in carcere. Nell’ultimo, il riquadro XIV Compianto di San Rocco, è raffigurato il suo funerale (Foto 11).

Gli affreschi, realizzati da mani diverse e in periodi leggermente differenti, sono riconducibili a quei maestri patavini che, a partire dalla seconda metà degli anni venti del Cinquecento, furono impegnati nella decorazione dei più importanti edifici cittadini. Di questi abbiamo riferito nel paragrafo precedente “L’oratorio di San Rocco”.

Il dossale di Tiziano Minio e gli affreschi della sala del Capitolo

La sala superiore (Foto 6), o Sala del Capitolo, custodisce il dossale d’altare (Foto 12)  commissionato nel 1535 a Tiziano Aspetti detto Minio (Padova, ca 1512 – ca 1552). Si tratta del primo lavoro autonomo dello scultore, un imponente manufatto in forma di polittico di circa quattro metri, sia in altezza che in larghezza, realizzato in stucco forte di marmo e di calce e impreziosito da dorature, con quattro ordini di decorazione.

Foto 12 – Sala del Capitolo, il dossale d’altare di Tiziano Minio

Nella parte centrale sono collocate le grandi statue dei santi Rocco, Barbara e Lucia; sotto la trabeazione, ornata con volute fitomorfe (3) e mascheroni, vi sono tre riquadri con Dio Padre e l’Annunciazione, mentre la predella mostra, nel riquadro centrale, un rilievo con san Rocco e l’Angelo.

Nel 1931, nel corso dei lavori di ristrutturazione della sala del Capitolo, l’opera fu trasferita presso la sede del Museo Civico di Piazza del Santo. Dopo la chiusura di questa sede, il dossale è stato sezionato e tagliato in dodici blocchi, tre per ciascuno degli ordini di decorazione, e trasportato nuovamente all’Oratorio di San Rocco. Qui il manufatto è stato ricomposto, sottoposto a restauro e ricollocato nella sede originale (2012). Nell’opera di smontaggio e ricomposizione del dossale si è seguita esattamente la stessa procedura adottata agli inizi degli anni Trenta del Novecento da Andrea Moschetti, allora direttore del museo, per il trasferimento del dossale dall’Oratorio al Museo Civico di Piazza del Santo.

Ai lati del dossale, gli affreschi – Santa Lucia dinanzi al giudice e l’Elemosina di Santa Lucia  – del 1559, anch’essi restaurati per l’occasione; sono di Stefano dell’Arzere (Foto 13 e 14).

Antonio Fiorito

Note

(1) La fraglia (anche fragia o frala, con il significato di “fratellanza”, da fratalia o fratalea) indica nel Veneto e nei territori facenti parte della Repubblica di Venezia, nel medioevo, le corporazioni di arti e mestieri o le confraternite religiose.
(2) Nella terminologia della Chiesa cattolica, con il termine dossale (derivato e talvolta indicato nei documenti più antichi con il termine latino dorsale, ma anche denominato retrotabula, da cui anche retablo) si intende un oggetto artistico destinato alla parte posteriore dell’altare.
(3) Decorazione artistica che ha forma o aspetto vegetale
(4)La sala capitolare o semplicemente Capitolo è il luogo in cui si riunisce una comunità monastica per alcune volte nel corso della giornata. Dopo la chiesa e il chiostro, è la parte più importante di un oratorio, di un monastero, e in particolare di un’abbazia.

Bibliografia

  • “San Rocco, terziario francescano”, Mons. Filippo Tucci, primicerio Chiesa di San Rocco, Roma (http://www.santiebeati.it/dettaglio/34150)
  • “Scuola di San Rocco (Padova)”, Wikipedia
  • “L’Oratorio di San Rocco, nascita e conversione di un gioiello patavino”, Silvia Rampazzo, redazione ecopolis (https://ecopolis.legambientepadova.it/)
  • “Oratorio di San Rocco”, (htttp://padovacultura.padovanet.it)
  • Comunicato stampa “Restauro del dossale d’altare di Tiziano Minio e degli affreschi di Stefano Dell’Arzere”, Assessorato alla Cultura del Comune di Padova.
  • Fotografie di Antonio Fiorito

Immagini

Le fotografie sono di Antonio Fiorito

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