Il poeta Arnaldo Fusinato studente a Padova

Breve profilo

Arnaldo Fusinato (Schio, 1817 – Verona, 1888) “Nasce a Schio, frequenta il liceo a Vicenza e poi si iscrive a Legge a Padova, compie alcune famose goliardate con l’Aleardi e il Prati, con loro frequenta il Caffé Pedrocchi e scrive alcune satire contro l’Austria. Il 1848 lo si vede combat­tente in difesa di Vicenza prima e, dopo un breve esilio tra Ferrara, Genova e Firenze seguito alla capitolazione, nel 1849 è in difesa della rinata Repubblica di San Marco a Venezia fino alla resa”. (Da A. Cabianca, Quattro secoli di poesia. Antologia della poesia veneta dal 1500 al 1800, CLEUP, 2019). Di questi due eventi restano le poesie: Il canto degli insorti e L’ultima ora di Venezia”. Famosissimi i versi di quest’ultima poesia: “Venezia! l’ultima/ ora è venuta;/ illustre martire/ tu sei perduta…/ Il morbo infuria/ il pan ti manca,/ sul ponte sventola/ bandiera bianca!”. Qui vogliamo fare soltanto un cenno al periodo padovano del Fusinato, che descrive con grande ironia la vita degli studenti universitari attraverso un lungo poemetto, di cui citiamo solo i primi versi della Parte prima, sezione Studente tratti da Poesie di Arnaldo Fusinato, (2 vol.) Venezia, Tipografia Cecchini, 1853, mostrando alcune delle stupende illustrazioni di Osvaldo Monti che impreziosiscono il volume (anzi i due volumi che raccolgono tutte le poesie del Fusinato). Con i versi seguenti siamo nel pieno della più genuina atmosfera goliardica che accompagna la vita di ogni generazione di studenti di questa, e di molte, Università.

Studente, come insegna la gramatica,

E il participio di studiare, ma
Dacché un tal nome conferì la pratica
A chi frequenta l’Università,
Tutti sanno che il nome di Studente
Vuol dire: Un tale che non studia niente.

Difatti un giovinotto di vent’anni
Ch’è fuggito alle branche del papà,
Che per la testa non ha certi affanni
E sente il gasse della fresca età,
Mi pare ch’abbia tutta la ragione
Se la vita vuol far del buontempone.

Così giovin puledro innamorato
Se vuol fuggir dalla rinchiusa stalla,
Corre saltando per l’erboso prato,
E al lontano nitrir della cavalla
Vibra intorno la coda e allarga il naso –
È vecchio il paragon ma torna al caso.

Qui dirà qualche vecchio brontolone:
“Mio Dio che gioventù senza giudizio!
Lascian stare lo studio e la lezione
Per darsi al gioco, ai passatempi, al vizio…”
Eh! Lasciatelo dir, che ai tempi suoi
Facean ben peggio che non fate voi.

Quanti, cime d’ingegno e di dottrina,
Del secol nostro oracoli viventi,
Quando studiavan legge o medicina,
Il che vuol dir quand’erano Studenti,
Senza pensieri anch’essi e senza affanni,
Se li papparon giù quei lor quattr’anni.

Vo’ dir con ciò che quando s’è Scolari
Si ha poca voglia di pensar sul serio;
E se han fatto così, lettori cari,
Tanti uomini di polso e di criterio,
Mi pare, e non a torto, c’anche adesso,
Si debba compatir chi fa lo stesso.

Il gioco e l’ironia nelle stupende illustrazioni di Osvaldo Monti che accompagnano i due volumi del Fusinato (nelle immagini che seguono)

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La Redazione

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