Il Premio MontegrottoPoesia 2023 a Marta Celio per la silloge Canti (Proget ed., 2022)

Premessa

Si è svolto in data 20 maggio 2023 presso la Biblioteca “Alda Merini” di Montegrotto Terme il Premio MontegrottoPoesia, VII edizione, dedicato a Marta Celio per la silloge Canti, numero 30 della Collana L’oro dei suoni, Proget edizioni. Nell’occasione l’assessore alla cultura del Comune di Montegrotto Luigi Sponton ha consegnato alla poetessa una targa e una pergamena a ricordo e sono intervenuti il sottoscritto, curatore del premio e Ornella Cazzador che di recente ha pubblicato una monografia sulla poesia della Celio dal titolo: Il cerchio infinito. La poesia di Marta Celio (Macabor, 2023)

La collana

 La collana, fondata da Giorgio Segato nel 1993 e da lui curata per i primi 23 anni per Panda edizioni, era legata alla manifestazione internazionale di scultura da lui ideata Nanto Pietra, con sede in Nanto, e alle Biennali del Bronzetto e della piccola scultura che si svolgevano a Padova nel Palazzo della Ragione con la presenza di artisti da ogni parte del mondo. I poeti presenti in questa collana erano tra i più importanti rappresentanti della Poesia veneta e nazionale (Ferdinando Camon, Marilla Battilana, Fernando Bandini, Attilio Carminati, Silvio Ramat e altri), e, tra i più recenti: Luciano Cecchinel, Livio Pezzato, Anna Lombardo, Nina Nasilli e ora Marta Celio. Al premio Segato aveva collegato l’ulteriore riconoscimento di Grande veneto per la cultura (a Bino Rebellato, Enzo Mandruzzato, Gianantonio Cibotto, Bepi De Marzi, Giuliano Scabia e altri).

Il volume n. 30, “Canti” di Marta Celio
della collana l’Oro dei suoni edita da Proget edizioni

Marta Celio

Due parole sulla sua biografia: Filosofa, oltre che poeta, ha appena pubblicato un saggio dal titolo Sistemi viventi, Hans Jonas e il principio di responsabilità, recupero delle sue ricerche per la tesi di laurea. Non sono riuscito a contare le sue raccolte di poesia, tante sono, 14? 15?, alcuni racconti/romanzi, numerosissimi gli interventi di critica sulla poesia contemporanea frutto della collaborazione con l’editore Macabor per il quale cura in particolare la collana I poeti del Nord.

Marta Celio

I Canti

Nel presentare la raccolta di poesie Canti di Marta Celio confesso di trovarmi spiazzato per due motivi, il primo: Marta dopo l’avventura (!!!) dei Canti ha scritto così tanto e tanto pubblicato che si potrebbe rischiare l’intempestività o si potrebbe parlare quasi di archeologia poetica, anche se Marta non ha nulla di arcaico; il secondo motivo riguarda l’uscita recentissima per Macabor della monografia di Ornella Cazzador Il cerchio infinito che puntualmente analizza l’intero percorso poetico della poetessa, rendendo ulteriormente parziale la mia prefazione alla silloge che presentiamo oggi, anche se contiene tutti i motivi che le raccolte successive sviluppano.

Genesi e struttura dei Canti

Alessandro Cabianca presenta il volume “Canti” di Marta Celio

La genesi dei Canti è molto lunga e complessa e in questa silloge troviamo soltanto una selezione tra i quasi quattrocento, in parte ancora inediti, che ne fanno parte. Complessa è anche la struttura, a volte lineare, a volte su due o tre colonne a significare differenti voci in dialogo fra loro, o della stessa poetessa, un io/tu, assai significativo, o in dialogo con altri poeti (Pierluigi Cappello, Luciano Cecchinel, Alda Merini, Ani Bradea – poetessa romena, Livio Pezzato, due Alessandro, io e Alessandro Tessari, suo marito, con una interlocuzione continua con me, un librone/diaristico di cui potrà parlare, se lo vorrà, Marta stessa.

Per avere un’idea anche schematica della poesia di Marta partirei da una figura geometrica, da me già utilizzata a proposito di una precedente raccolta di poesie: Segrete distanze, Proget editore, un quadrato, anzi un quadrangolo perché contano gli angoli, e possiamo definirli dei ponti che ci permettono di aprire all’ascolto di questa poesia o a momenti di un colloquio a volte perfino privo di interlocuzione:

– tra sé e sé, dove un io/tu/io che tende a farsi sintesi tra razionale ed emozionale, spesso in conflitto, e dove, proprio per questo, è difficile dire io nel senso di una unità totale, sempre uguale e sempre riconoscibile, più facile vederne lo spezzettamento o le sfaccettature che solo per vicinanza si ricompongono in unità, come nel Canto X di p.33 (che è complicato citare qui sia per l’ampiezza sia per la complessa dislocazione sulla pagina, cosa che si ripete per quasi tutti i canti della raccolta)

– tra sé e l’altro da sé, quale la reale consistenza di questi pronomi: io, tu, noi? Hanno contenuti reali o fantasmatici, sono persone o maschere, soggetti o vuoti involucri privi, in ultima analisi, di una forma? Qui ne citiamo tre, sempre scusandoci con chi ci legge: Canto XXX, p.94, XXII, p.96 (in dialogo con Livio Pezzato), XXIII, p.99 (con Luciano Cecchinel, premio Viareggio 2020)

– con l’altro e con l’altrove: stessa domanda, risposta differente; riconoscere l’altro vuol dire perdere qualcosa di sé o tentare di inglobarlo? E inglobarlo vuol anche dire negarlo, in definitiva ucciderlo? Per dare forma ed energia all’io secondo riti tribali una volta cruenti e ora solamente, scomodando Jung, intrapsichici? Canto XIX, p.65

– tra sé e il mondo. Facile dire che il mondo è fuori di noi e che noi non siamo il mondo. A volte il mondo ci invade, più spesso non ce ne accorgiamo e ne veniamo o arricchiti o impoveriti, talvolta invece perdiamo il senso del confine tra noi e il mondo e allora rischiamo la deflagrazione. A questo punto interviene la poesia che è insieme parola e vita. Canto XX, p.68 e canto XV, p.50.

Considerazioni conclusive

Ci sarebbe un quinto angolo, che però il quadrato ci impedisce di considerare, oppure, se vogliamo cambiare figura geometrica, il Cerchio infinito di cui scrive Ornella Cazzador, che chiameremo in causa non solo come lettrice, per la monografia, anche se il cerchio non ha angoli. Resto dell’idea di un quinto angolo (quindi un pentagono) l’angolo degli affetti, che non esula del tutto da questo fitto intreccio di dialoghi, come ci conferma il Canto XXV, p.84.

Sul piano linguistico: assenza, essenza, pieno, vuoto, come compresenza dei contrari o integrazione tra contrari a formare una superiore unità che porti una qualche stabilità in un terreno pronto alla destrutturazione.

Per tracciare una breve sintesi: siamo di fronte ad una poesia problematica, per niente pacificata, anzi a volte carica di drammaticità che nasce dall’interiorità e sa parlare di morte ma sa aprirsi alla vita.

Canto XI, p.39

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagini della cerimonia

(Le foto della cerimonia sono di Antonio Fiorito)

 

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