L’evoluzione del concetto spazio-tempo nell’arte

Abstract

Federico Fellini soleva dire: “nulla si vede realmente, tutto si immagina”.

La rappresentazione della realtà nasce per una spontanea attività dello spirito piuttosto che per un meccanismo di somiglianza con la sensazione originaria. Il cervello, diversamente da un sistema fotografico, costruisce una rappresentazione del mondo che percepiamo, basata sul significato che noi attribuiamo alle cose. Quindi noi conosciamo il mondo attraverso il significato che diamo ai suoi elementi, perché l’oggetto percepito per noi è reale solo attraverso la rappresentazione che ne abbiamo.

Le idee di spazio e tempo

Le idee di spazio e di tempo sono fondamentali per percepire il mondo e per comprendere la natura di ciò che chiamiamo reale. Perciò la nostra mente deve possedere una loro rappresentazione concettuale. Ormai sappiamo che tempo e spazio sono intimamente collegati. La percezione del “tempo” è la presa di coscienza che la realtà di cui siamo parte si è modificata. Ma il cambiamento implica movimento e il movimento implica la percezione dello spazio. Nel mondo materiale tempo e spazio sono interconnessi attraverso la definizione di velocità, in modo tale per cui, se la velocità si annulla, lo spazio sparisce e il tempo diventa infinito. Ma la stessa cosa avviene nella nostra psiche, perché, se fissiamo l’attenzione su una immagine immobile, anche se astratta, come insegnano certe tecniche di meditazione, perdiamo la nozione del tempo che passa. Similmente, nell’arte, la statua di un personaggio immobile anche nell’aspetto ci ispira l’eternità, mentre una immagine che allude al movimento ci suggerisce un tempo che necessariamente si contrae per poter catturare le singole fasi di quel movimento, un po’ come i fotogrammi di un film.
Queste considerazioni servono a comprendere l’evoluzione dell’arte nella storia dell’umanità.  Tutte le opere d’arte sono rappresentazioni del mondo e tutte esprimono in qualche modo i concetti di spazio e di tempo propri dell’artista.
La concezione dello spazio e del tempo è andata cambiando nel corso della storia. Nelle epoche in cui è avvenuta una modificazione delle relazioni spazio-temporali del lavoro e della organizzazione  sociale, sia la scienza che l’arte, e più in generale la cultura, hanno elaborato un cambiamento della concezione dello spazio e del tempo. La storia ci dice che nelle società cacciatrice, agricola e industriale il tempo era concepito rispettivamente come alternanza, come andamento ciclico e infine come sviluppo lineare.

Le concezioni del mondo

Gli aborigeni australiani, che non hanno mai abbandonato lo stato di cacciatori-raccoglitori, raccontano che prima del tempo c’era il cosiddetto “tempo del sogno”, e che la vita sulla terra iniziò solo quando gli spiriti ancestrali uscirono dalla loro eternità. La loro arte poneva al centro la forza vitale che scaturisce dalle viscere della terra per volere degli dei e l’unione dell’uomo con tutte le creature viventi. I loro miti rivelano mirabili analogie con i racconti biblici, la mitologia greca, le storie celtiche e quelle degli indiani d’America.
Il ricordo delle trasformazioni culturali che hanno segnato l’evoluzione dell’umanità è abilmente criptato nella mitologia greca. Urano, Cronos e Zeus rappresentano tre cicli di conoscenza e di interpretazione dello spazio e del tempo e anche tre diversi criteri di dominio dell’uomo su di essi.

Urano, il Padre Cielo, ha dato inizio alla vita là dove prima regnava il Caos. Lo spazio e il tempo erano percepiti come semplice dono degli dei: erano il ‘luogo’  in cui gli esseri viventi e gli dei compivano le loro azioni. Non erano visti come quantità, ma come qualità, perché c’erano un luogo e un tempo giusto per fare ogni cosa. Osservavano l’alternarsi delle costellazioni, il ripetersi delle transumanze degli animali e conservavano il ricordo delle epoche in cui determinati dei o eroi avevano dominato sugli uomini.

Cronos, Saturno per i romani, nacque come mito per spiegare i cicli dell’anno agricolo e gli aspetti connessi alla fecondità e la successione del regno. Così il tempo venne concepito come una successione di cicli vitali ben definiti, mentre lo spazio doveva essere conquistato alla natura o ad altri uomini.

Zeus rappresentò il nuovo ciclo di trasformazione sociale ed economica. Presago del mondo industriale, questo tempo fu caratterizzato dall’uso del potere del fuoco nello sviluppo della ‘societa’ degli uomini. Nonostante Zeus avesse punito Prometeo per aver donato agli uomini il fuoco affinché potessero giovarsene per plasmare il ferro in acciaio e vincere con le arti della fusione dei metalli le guerre e le difficoltà della vita agricola, la società degli uomini divenne produttiva. Cambiarono quindi i criteri di dominio sullo spazio e sul tempo, che iniziò ad assumere un carattere lineare progressivo.

Tempo ciclico e tempo lineare

Quindi, nell’antichità, prevaleva il concetto di tempo ciclico, ma già nel contesto biblico e successivamente in quello cristiano e coranico il concetto di tempo divenne di tipo lineare-progressivo, e ciò porterà anche a considerarli come concetti assoluti, immutabili. Su questo assunto si basò lo sviluppo della fisica dai tempi di Galileo e Newton. Ma, all’inizio del 1900, la teoria della relatività e poi la fisica quantistica mostrarono che il mondo percepito non funzionava affatto in quel modo e che quindi dovevamo cercare una sua nuova rappresentazione.
Com’è avvenuto nel passato, anche oggi questa nuova rappresentazione che stiamo cercando di elaborare non si baserà semplicemente sui risultati di ricerche scientifiche, ma più ancora sugli effetti economici e sociali che la transizione tra la vecchia società industriale e la nuova società della conoscenza saprà innescare. Oggi la realtà è diventata eterogenea, così come di fatto appare molteplice la natura delle interazioni tra materia ed energia.

La contemporaneità

Nella nostra società sono valorizzate la conoscenza, la potenza e la velocità di produzione. Le nuove tecnologie informatiche rendono possibili esperienze temporali impensabili nei sistemi sociali precedenti. Ma la vita frenetica è piena di momenti vuoti, in cui non accade nulla, che non sappiamo come utilizzare. Sentiamo dunque il bisogno di ricollocare i frammenti in uno schema più generale. Come coniugare la necessità di rispettare gli orari per utilizzare al meglio ogni istante, con la consapevolezza della fugacità dell’esistenza? Sognamo di vincere il tempo? A quale scopo?
In ogni caso, della necessità di un cambiamento delle relazioni spazio-temporali , si è resa conto per prima proprio l’arte. Basterebbe ricordare l’Impressionismo, il Cubismo, il Futurismo, il Neo Dada e la Pop Art, così intrisa di un voluto anonimato…
Ci siamo forse persi tra una visione neo-ciclica della storia e un’ambiziosa visione neo-lineare? Se non sappiamo ancora dove stiamo andando, dall’arte ci viene un’altra suggestione.

Staticità e movimento dall’arte preistorica all’arte moderna

L’arte preistorica poneva al centro la forza vitale, la vita che scaturisce dalla materia per volere degli dei. L’uomo non è importante se non perché depositario di un destino che ancora non conosce. Nelle successive grandi civiltà sumera, assiro-babilonese, egiziana, fenicia, minoica, greca, romana, le opera d’arte diventano più statiche, tese soprattutto a celebrare il potere politico o religioso e i suoi personaggi più rappresentativi. Questi personaggi vengono quasi sempre  presentati frontalmente, mai rimpiccioliti per effetto della prospettiva. La prospettiva compare nel medioevo (vedi anche Giotto) e si afferma nel Rinascimento.
Le correnti artistiche hanno dunque sempre accettato la sfida e hanno proposto nuove rappresentazioni che spesso sembrano ripercorrere gli stili degli antichi artisti del paleolitico. Potrebbe ciò suggerire che oggi stiamo vivendo una seconda creazione che ancora non sappiamo descrivere?

Il puro movimento espansivo dell’energia vitale crea il mondo.

La più antica pittura rupestre. Indonesia. 40.000 anni fa. Chauvet. Francia. La tecnica pittorica è già alquanto sofisticata. Gli animali sono raffigurati con cura, perché dono prezioso degli dei ed espressione di forza vitale. Di se stessi, gli umani, lasciano solo l’impronta.

La tridimensionalità è espressa con le sfumature. La sovrapposizione prospettica di più rinoceronti suggerisce il movimento. Ancora, l’idea del movimento è accentuata dal corno del rinoceronte in posizione centrale. Chauvet. Francia.

Gli animali stanno uscendo velocemente, tutti insieme, dalla roccia inanimata. Sembrano spiriti colti nel momento in cui si incarnano. Il movimento è accentuato anche dal gioco prospettico. Chauvet. Francia

Anche i cavalli sembrano emergere dalla roccia. Le sfumature conferiscono volume all’immagine e tridimensionalità. Altamira. Spagna.

Gli uomini sono appena stilizzati. Non è un’arte antropocentrica. L’uomo è importante solo perché depositario di un destino che ancora non conosce. Chauvet. Francia.

Gli sciamani sanno mettersi in contatto con altri livelli del mondo per comunicare agli spiriti, generalmente rappresentati con forme animali, le necessità del gruppo umano: poter uccidere animali o recuperare la salute. Chauvet. Francia.

Figure umane, cacciatori.

Uomo-Leone (Hohlenstein-Stadel. Germania.15000..32000 anni fa). La più antica statuina di animale antropomorfo. Testimonia l’allora diffusa credenza di una continuità o passaggio tra creature umane ed animali. Altamira. Spagna

Il movimento è reso dalla raffigurazione ripetitiva delle zampe, come una successione di fotogrammi. Per rivedere qualcosa di simile dobbiamo arrivare al Futurismo!

Guernica, Pablo Picasso

Nel Cubismo, come nelle testimonianze dell’arte preistorica appena mostrate, la resa della simultaneità e del movimento sono affidati al frazionamento in fotogrammi di spazi (volumi) e tempi diversi. Zone semantiche e semiologiche. Ancora un’analogia tra presente e lontano passato.

Discobolo (Mirone, V secolo a.C., Grecia)


L’arte greca è celebrativa, ora l’uomo è il soggetto principale. Nella ricerca del razionale non si dubita più che egli sia l’animale prodigioso, invidiato perfino dagli dei. È il tempo di Ulisse e della fine della supremazia dell’Olimpo. Il discobolo di Mirone è una delle opere più famose dell’arte greca: è un uomo, un atleta, un eroe, ma appare anche come un dio.
Il movimento rotatorio qui è reso nella sua tensione, mediante linee curve.

Nel Rinascimento  troviamo sia la prospettiva che il movimento..

La riscossa del movimento – L’impressionismo (fine XIX secolo)

Si scopre che i colori sono essi stessi luce; i colori sono movimento.
Uno dei soggetti maggiormente raffigurati da Edgar Degas sono le ballerine; egli ricerca di rappresentare i corpi plasmati nell’esercizio di un moto ritmico che per certi aspetti sembra preannunciare il cinema.

Il movimento trionfa…. Il Futurismo (XX secolo)

Il ciclista, Natalia Goncarhova, 1913

Evidente analogia tra la raffigurazione cinetica nel Futurismo e la resa del movimento nelle testimonianze dell’arte preistorica sopra citate.

Picasso

Picasso ripropone la raffigurazione dei suoi oggetti non solo spaziale ma anche temporale. Il “tempo” matematico non è vero. La nozione che ci è data dalla nostra coscienza è invece quella di una realtà unica nella quale ogni attimo presente compendia e conserva in sé l’intero passato.
Siamo tornati alla sensibilità intuitiva del paleolitico. Nuove conquiste scientifiche e la tecnologia moderna suggeriscono all’artista di esprimersi in uno stile intuitivo che utilizzi nuove composizioni pittoriche non più rappresentative della percezione visiva di tipo prospettico.

By Gregory H. Revera – Own wortk, CC BY-SA 3.0, http://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11901243

Resta aperta la domanda di come sia possibile immaginare in quale modo il tempo si trasformi in spazio e viceversa…

Antonio Bianchini

Note

1) Relazione di A. Bianchini al Convegno Scienza e Arte. Dall’arte del XX secolo all’arte quantistica con la partecipazione di G. P. Prandstraller, E. Santese, F. Tamburini, M. Turlon e dello stesso Bianchini a cura di M. L. Biancotto e A. Cabianca (Musei civici agli Eremitani – Padova, 2017).

2) Antonio Bianchini, è stato professore associato del Dipartimento di Fisica ed Astronomia dell’Università di Padova. Autore di circa 190 pubblicazioni su riviste internazionali con quasi 2000 citazioni, ha compiuto ricerche in vari settori dell’astrofisica sperimentale, dal campo galattico a quello extra-galattico. I principali ambiti di ricerca sono: le variabili esplosive, (novae e supernovae), le binarie X e le binarie magnetiche. Si è interessato anche di tecniche osservative basate sulla meccanica quantistica. Attualmente si dedica allo studio degli effetti dell’attività magnetica del sole sul clima della terra.

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