Noureddine Sammoud, un poeta tunisino a Padova

Abstract

Un graditissimo incontro nel nome della poesia con uno dei più importanti poeti tunisini, il più noto a livello internazionale, si è svolto nel 2011 in occasione della pubblicazione in Italia di una sua silloge dal titolo Poesie per l’Italia nella traduzione del poeta italo-palestinese Salah Mahameed. Il suo impegno fu anche civile e politico, con vari viaggi di tipo diplomatico in Cina, accolto cordialmente da Mao. La sua poesia in lingua araba è stata tradotta anche in francese, in spagnolo e in catalano.

L’evento

Incontro con Sammoud

Noureddine Sammoud era ospite d’onore il 3 e il 4 aprile della Giornata Mondiale della Poesia organizzata con il patrocinio del Comune dal Gruppo90-ArtePoesia in occasione dell’evento annuale promosso a livello internazionale dall’Unesco, con la partecipazione di undici associazioni di poesia e la presenza di oltre cinquanta poeti provenienti da tutto il nord Italia. Le letture pubbliche si sono svolte tra le bancarelle degli artisti del MOMART, in Piazza Capitaniato, e hanno avuto un seguito presso la libreria Effetti personali, dove si è dato spazio soprattutto agli ospiti stranieri: il poeta spagnolo Maurillio de Miguel Lapuente, ospite inaspettato e graditissimo e il grande poeta in lingua araba e in lingua francese, sua seconda lingua, Noureddine Sammoud, appositamente giunto dalla Tunisia, accompagnato dal suo traduttore, il poeta italo-palestinese Salah Mahameed. L’incontro tra i poeti è stato molto caloroso e l’ascolto dei versi nelle differenti lingue, l’arabo e il francese di Noureddine e lo spagnolo di Maurillio, ascolto di ritmi e cadenze e relative traduzioni, molto seguìto.

Due poemetti dedicati a Giovanna D’Arco

Il lunedì successivo, presso la prestigiosa Sala del Romanino dei Musei Civici Eremitani di Padova, le Associazioni Gruppo90-ArtePoesia e l’Associazione Azzaytuna hanno presentato due poemetti, entrambi aventi per oggetto la potente figura di Giovanna d’Arco: uno del poeta tunisino Abu Alkassin Ashabi, vissuto nella prima metà del ventesimo secolo e morto giovanissimo e l’altro di Maria Luisa Spaziani, da poco tradotto in lingua araba dallo stesso Salah Mahameed insieme al saggio di Salah Mahameed dal titolo “Abu Alkassim Ashabi canta assieme a Maria Luisa Spaziani la storia di Giovanna d’Arco” e a “Poesie per l’Italia” di Noureddine Sammoud.
Interessantissima la lettura in lingua araba e in traduzione della poesia di Noureddine Sammoud, con alcuni brevi suoi commenti, come ponte poetico e linguistico tra differenti linguaggi nel nome della creazione artistica e poetica; altrettanto rilevante il ponte stabilito da Salah Mahameed durante l’incontro con il piacevolissimo fuori programma dell’intervento telefonico di Maria Luisa Spaziani che ha ribadito l’importanza della parola poetica contro ogni forma di sopraffazione e di mistificazione.

La poesia di Sammoud supera le barriere di tempo, spazio, lingua

“Eccomi qua… eccomi qua/ provengo dagli albori/ del tempo/ della fanciullezza/ da oltre confini/ da secoli lontani/ dagli albori delle farfalle/ dalle brezze delle rose” (Un nuovo incontro). Così mi è parsa, da subito, alta la voce di Noureddine Sammoud, ascoltato nella sua lingua, l’arabo, e riascoltato nella traduzione dell’amico poeta Mahameed Salah, una voce che ha in sé, come da sempre i poeti, la stratificazione dei secoli, di lingua e di cultura, da cui derivano.
E dire che poco conoscevo del poeta fino a qualche giorno addietro e, soprattutto, non conoscevo la lingua araba; ma proprio per questo l’ascolto della voce di Noureddine Sammoud mi è parso come l’ascolto di uno strumento musicale, dai ritmi armonici, dai suoni regolari, di una stupefacente linearità (stavo per dire semplicità e comunicativa).
Quanto si somiglino le voci dei poeti, più intense, meno intense, più dolci o più aspre, per quanta sia la lontananza, lo si vede nei dialoghi amorosi, desiderati o sognati: ogni poeta canta il desiderio e il possesso e soffre l’abbandono o la perdita, esalta l’amata se gli corrisponde e la maledice se lo fugge: “La mia notte/ quando te ne andrai/ diventa un muro di carbone/ di intenso fumo” (Canzone triste per Gina). Ma la voce di Noureddine Sammoud non si distende solamente per cantare sentimenti o emozioni; vibra di rabbia di fronte alla tirannide e sa indignarsi per la codardia di un popolo che si affida volontariamente al tiranno come nella poesia dal titolo Chi ha incendiato Roma? nella raccolta Poesie per l’Italia (Muntda Alkalil Edizioni, San Vito di Cadore, Belluno, 2009), di cui si è detto sopra.

Poesia di impegno civile

L’interrogativo del titolo, più volte riproposto: “Chi ha seppellito/ lo splendore della storia?/ Chi ha trasformato/ il paradiso in un inferno?/ E’ stato Nerone?/” trova precisa  risposta: “In verità/ l’ha incendiata/ il popolo/ che ha consacrato Nerone”; risposta sorprendente solo per chi non sa leggere la storia. Così acquista un significato particolare la sua confessione/esortazione ai poeti: “A voi/ tribù dei poeti/ confesso/ che ho un pugno/ di sale nella gola:/ per gli infelici/ ho tessuto i versi più belli/ ma quando decido/ di lodare i profeti/ sanguina la mia lingua” (Confessione). Quanto attuali questi versi!
La vera poesia è per Noureddine Sammoud canto di partecipazione, è dolore e riso, allegrezza e pianto, candore e sogno ed è ancora elegante melodia che diventa ponte tra culture e geografie che stentano a riconoscersi e che, sulla reciproca diffidenza, costruiscono frontiere, confini, alzano muri, crescono paure. Al contrario, quanto prezioso questo volumetto, che mostra l’amore per l’altro, il piacere della scoperta, si tratti di una città (Roma, Venezia) o di altrui storie. Questa apertura supera le diffidenze, è condanna di ogni forma di sopraffazione, stabilisce un rapporto, diventa dialogo di amicizia e di libertà. C’è da augurarsi che questi incontri abbiano a ripetersi per una più approfondita reciproca conoscenza delle differenti lingue e culture e per sviluppare maggiori scambi culturali tra le due sponde del Mediterraneo.

Chi ha incendiato Roma? (trad.Mahameed Salah)

Hanno assassinato la giustizia
e la ghigliottina dell’oppressione
ha falciato il collo della libertà
mentre sul trono
un Re vile
ha governato
nel nome della libertà

Chi ha incendiato Roma?

Chi ha frantumato
sulla terra le stelle?
Chi ha seppellito
lo splendore della storia?
Chi ha trasformato
il paradiso in un inferno?
È stato Nerone?
In verità
l’ha incendiata
il popolo
che ha consacrato Nerone.

L’ha incendiata un popolo
che ha predicato un folle
trasformato in un idolo.

Racconta la leggenda
ovvero scrive la storia:
“Quando bruciava Roma
le lingue del fuoco
si alzavano frecce
a squarciare lo spazio.
Rumoreggiavano.
La gente era
diventata braci
nuvole di fumo
invadevano il cielo
le grida del popolo
si mischiavano
con i tuoni…”

Noureddine Sammoud

nato nel 1932 a Kélibia, è un poeta che la critica definisce di tendenza neoromantica: “Il suo Viaggio attraverso i profumi (1969), testimonia la stessa delicatezza di sentimenti che ricorda la preziosa poesia di un tempo”.
Ha al suo attivo più di dieci raccolte di poesie pubblicate dalla Casa araba del libro nella collana Memoria vivente. Ha scritto in tutti i generi poetici, e in prosa.

È considerato, secondo il critico letterario Malek Ben Amor in Essays on Tunisian Literature, come “il poeta più esperto nelle varie tecniche di versificazione”.

Il suo incontro con la poesia risale agli inizi degli anni Cinquanta, con Mustapha Kheraïef, Tahar Kassar, Mohamed Hédi Madani, Mohamed Chedli Atallah, Ahmed Kheïreddine; nel 1961 assume la direzione di Rabitat Al Kalam Al Jadid (La ligue de la nouvelle plume), un’istituzione che ha dato voce ai nuovi scrittori chiamati a continuare la tradizione poetica iniziata dai più anziani.

“Quando ho iniziato a muovere i primi passi nell’arte della versificazione nei primi anni ’50, ho visto la poesia e i poeti con un occhio riverente e sacro.  E ho considerato la vera poesia quella il cui livello artistico piace ai lettori. Di conseguenza, ai miei occhi, l’unica persona che meritava di essere chiamata poeta era qualcuno che esercitava l’arte della parola e padroneggiava alla perfezione la lingua araba ”.

Si dedica anche alla pittura, passione che è solo la traduzione, in un certo senso, delle sue poesie fatte di emozione e sensibilità.

Tra le sue pubblicazioni possiamo citare:

  • 1969: Viaggio attraverso i profumi;
  • 2008: Arabeschi;
  • 2010: Mustapha Khraief, come l’ho conosciuto (1949-1967).

Il poeta palestinese Salah Mahameed, che vive da anni in Italia, ha voluto con la sua arte creare un collegamento tra la poesia in lingua araba e l’Italia scrivendo nelle due lingue e operando traduzioni anche dall’italiano all’arabo.

Alessandro Cabianca

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