Sommario
Abstract
A Montegrotto Terme, su una propaggine poco elevata dei Colli Euganei, sorge una villa di metà ‘800, costruita su un edificio preesistente del XVII secolo, con un rustico, ai piedi della collinetta, che ne è la parte più antica (fine ‘400) e un grande parco con svariati percorsi naturalistici di particolare suggestione e una rigogliosa area boschiva con una importante varietà di piante, uno dei più estesi parchi collinari del Veneto (32 ettari).
Villa Draghi: edificio neogotico che domina le terme
Villa Draghi si potrebbe dire l’ultima delle ville venete, articolata su due piani e piano interrato; gli annessi rustici, il parco e la villa sono quasi una porta d’ingresso del Parco Regionale dei Colli Euganei.
Rustico, parco e Villa Draghi sono dal 1972 di proprietà del Comune di Montegrotto dopo una serie di vicissitudini, testamentarie e non, piuttosto complicate e periodi di abbandono e di saccheggio che permisero la spogliazione di molti arredi della villa, statue, colonne, infissi e cancellate e ne determinarono un generale degrado.
“La villa è posta sulla sommità di un poggio, da cui si gode una splendida vista verso l’anfiteatro naturale della pianura costellata di nuclei abitati, corsi d’acqua, sorgenti termali e aree agricole. Questa vista è resa possibile
dalla permeabilità visiva dell’area antistante priva, finora, di edifici e schermi visivi. Dietro la villa, il monte prosegue la sua ascesa facendole da sfondo”.
Il Comune l’ha acquisita dai Gesuiti di Venezia nel 1972, cui era stata donata da Giovannina Draghi (ultima proprietaria) e ne ha fatto un recente restauro.
Le vicissitudini della proprietà del complesso “villa e parco”
I passaggi di proprietà della villa sono stati ricostruiti particolareggiatamente da Claudio Grandis (in Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia sempre a cura della Associazione omonima): la forma attuale risale a metà ottocento, voluta da Pietro Scapin (1797-1873), il precedente fabbricato risalente a metà settecento, ben visibile nella stampa riportata in copertina dello stesso scritto, è stato, per più di un secolo, di proprietà della famiglia Donati (in precedenza di proprietà di Alvise Lucadello (1632-1713). Giovannina Draghi, l’ultima proprietaria privata, l’aveva avuto in eredità da Elisabetta Valtorta, nipote di Pietro Scapin (che non aveva figli) moglie e poi vedova di Giovanni Draghi; da qui il nome attuale della villa in precedenza denominata “palazzetto Scapin” come ci informa sempre il Grandis che si sofferma sulla figura di Alvise Lucadello, un importante funzionario della burocrazia contabile veneziana che avvalendosi della sua posizione e con operazioni tutt’altro che limpide, in soli quattro decenni era divenuto “il maggior possidente della zona, scalzando nella graduatoria dei proprietari fondiari antiche famiglie di nobile ascendenza radicate da secoli a San Pietro Montagnon”. (Grandis)
Il precedente edificio, voluto da Alvise Lucadello
Due incisioni riportate dal Grandis, di J. C. Volkamer, ci danno una idea del complesso di edifici che il Lucadello si era fatto costruire, la prima mostra una costruzione assai ampia, di cui non c’è più traccia, nel luogo dove oggi si trova la Torre di Berta, sopra monte Castello, la seconda mostra come doveva essere il Palazzo, con gli annessi, nel 1714, anno della stampa della incisione. Ai piedi della collinetta si vede una costruzione circolare con un tetto a terrazzo sormontato da ben 24 statue (molte altre statue si trovavano i muri perimetrali e le balaustre per un numero documentato di 133). Una lunga scalinata saliva fin sul colle dove si trovava l’ampia costruzione su più piani, che seguiva l’andamento del terreno, comprendente la residenza padronale, cioè il Palazzo, alcuni locali di servizio e un oratorio; ampi spiazzi circondavano le costruzioni e il tutto era recintato da alte mura.
I nipoti Donati, eredi del patrimonio Lucadello, nell’arco di un secolo lo ridussero in stato pietoso
Alla morte del Lucadello, dopo complesse vicende testamentarie, il rustico divenne di proprietà dei camaldolesi di San Clemente mentre la villa e gli annessi passarono in eredità ai nipoti Donati. Tommaso Donati, il più importante membro della famiglia che mantenne la proprietà per oltre un secolo, acquisì altri immobili e fondi agricoli ampliando ulteriormente le proprietà della villa e riuscendo addirittura a finanziare con cospicui prestiti sia singoli cittadini sia la città di Padova. Ma i figli Francesco e Manfredo, che si erano divisi il patrimonio, sia per situazioni di insolvenza nei confronti del dipartimento delle imposte, per debiti personali e per una disastrosa gestione familiare con l’aggiunta del fallimento del matrimonio di Francesco con la contessa Giovanna Bressè della Verneda, iniziarono a smembrare le proprietà cedendole all’asta e lasciarono andare in rovina gli immobili. Ulteriore degrado subirono tutti gli edifici, fino alla scomparsa di alcuni di questi e della chiesetta anche con i nuovi proprietari, Marigo e Giro, che erano riusciti ad approfittare delle difficoltà economiche dei Donati ma poco si curarono della villa.
Il Palazzo di Pietro Scapin ( ~ 1850)
Un ulteriore passaggio di mano dell’intera proprietà, ormai in un degrado irreversibile, “Fabbriche padronali e foresteria ma tutto in disordine e rovinose ad esso compratore ben noti…” (ibidem .p. 23), avvenne nel 1839, ma il nuovo compratore, Giovanni Sertorio, dopo soli cinque anni la vendette a Pietro Scapin, ormai si trattava soprattutto di macerie con grande estensione di campi e aree boschive. Verso la metà del secolo iniziò la costruzione, più che ricostruzione, dell’attuale fabbricato, in stile gotico veneziano, un edificio merlato su più piani con ampi saloni al piano terra e al piano superiore con ampie stanze laterali. Veniva anche recuperato l’edificio a ridosso del colle, ora rimessa delle carrozze, sicuramente costruito sulla base di edifici preesistenti mentre scomparivano alcuni altri edifici, come la pagoda di cui è detto in alcuni documenti, posta tra la villa e il colle per far posto ad una grande terrazza.
Il passaggio di proprietà alla famiglia di Giovanni Draghi
Pietro Scapin, non avendo figli maschi, lasciò l’intera proprietà alla moglie Teresa Valtorta che a sua volta la lasciò a una nipote, Elisabetta Valtorta, andata sposa a Giovanni Draghi con l’esplicita raccomandazione di mantenere integra la proprietà tutta, con gli annessi e quella parte del colle avuta dal marito e quella parte che aveva provveduto ad accrescere negli anni con acquisti e alienazioni. I figli di Elisabetta mantennero fede a quella dichiarazione ma, alla morte dell’ultima figlia, Giovannina Draghi, la villa e il parco per volontà testametaria divennero proprietà dei Gesuiti nel 1967 che non se ne curarono e la villa fu oggetto di ruberie, saccheggi e di un quasi totale abbandono. Arredi, statue, carrozze, tutto fu rubato. Nel 1972 il Comune di Montegrotto decise l’acquisto della villa e del parco per uso pubblico e da allora l’amministrazione ha preso cura del parco, ha effettuato alcuni restauri, organizza all’interno della villa incontri, conferenze, mostre anche se problemi di sicurezza e agibilità ne limitano ancora pesantemente un utilizzo organico.
Sul retro della villa, dove la collina sale dolcemente, si incontrano due edifici, la scuderia e la rimessa delle carrozze, ora utilizzata come sala adibita a mostre. Entrambi questi edifici minori ricalcano lo stile classico mentre alla base della collinetta si trovano gli annessi rurali e il rustico.
Il rustico: edificio di fine 1400, atrio del parco e della villa
L’edificio più antico di Villa Draghi risale al 1400, si trova, come detto, alla base della collina, quasi come punto d’ingresso al viale che porta sul colle, è il cosidetto rustico, con la parte più antica adiacente alla parete collinare e una costruzione più recente.
Il viale di ingresso è dedicato a Michael Gaismair, protagonista della “guerra contadina” del 1525, che si dice abbia frequentato questi luoghi.
Il rustico, dopo il restauro del 2000, ha avuto vari utilizzi: enoteca, bar, sala esposizione, museo del vetro, tutte attività oggi chiuse. Attualmente, dopo ulteriori interventi di adeguamento, ospita il Museo del termalismo.
Il parco e il bosco: una varietà di percorsi con valori paesaggistici di grande rilievo
“Lembi di bosco circondano piccole radure attraversate da viottoli che offrono lungo il percorso effetti prospettici molto vari: scenari con ampie vedute si alternano a brevi squarci che si aprono e chiudono fra alberi, prati e cespugli con mutevole rapidità.
Attualmente il parco è in parziale stato di abbandono con episodici interventi di manutenzione: l’Associazione Villa Draghi si propone di collaborare con le istituzioni, e in primo luogo con il Comune di Montegrotto Terme, al fine di preservarlo dal decadimento ed anzi riqualificarlo in modo da integrarlo in maniera armonica con tutto il complesso. […] il patrimonio boschivo e faunistico presente all’interno del parco è stato inserito nel Piano Ambientale del Parco Regionale dei Colli Euganei, ottendendo lo status di ‘area di interesse comune’ “.
Funzione attuale e prospettive future
Ci permettiamo, in conclusione, di sottolineare la necessità di interventi risolutivi sul piano della sicurezza e della agibilità per una fruizione delle sale per mostre, conferenze, incontri culturali e musicali compreso l’utilizzo degli annessi rustici che si potrebbero prestare a innumerevoli inziative sia di tipo museale che di tipo ricreativo, ma il tutto va ripensato con un piano organico e una gestione lungimirante anche in vista della candidatura dell’Area del Parco Regionale dei Colli Euganei a diventare Riserva della Biosfera UNESCO il cui iter procedurale è già stato avviato dall’Ente Parco con il supporto della Fondazione Cariparo e della Regione Veneto e con il coinvolgimento dei 15 comuni dell’area.
NOTA
Per una visione aggiornata del complesso, con un album fotografico davvero ricco, si può visitare il sito curato dalla Associazione Villa Draghi, che ringraziamo, da cui sono tratti i testi virgolettati (http://www.associazionevilladraghi.org).
Per aspetti specifici, si possono visitare altri siti web dedicati al territorio euganeo e a Villa Draghi: www.parcocollieuganei.com; www.visitabanomontegrotto.com; www.collieuganei.it; www.magicoveneto.it; www.fondoambiente.it; www.euganeamente.it e altri.
Alessandro Cabianca