Sommario
Abstract
Nello scritto Degli spettacoli e delle feste che si facevano in Padova (1) dell’Abate Anton Bonaventura Sberti del 1818, già da noi riportato in un precedente articolo con riferimento all’arrivo di Federico II a Padova, si fa un ampio resoconto delle feste legate a eventi profani nel Prato della Valle. Ne diamo nuovamente conto riferendo anche di altre cronache che descrivono feste religiose in città fino al 1600.
Il celebre abate a partire dal 1767 pensò di rendere omaggio a Padova dapprima descrivendo la meraviglia delle sue feste poi catalogando i cittadini illustri che l’avevano fatta grande nei secoli coinvolgendo in questo suo disegno il più noto Cesarotti. Diatribe tra intellettuali d’altri tempi che traiamo dal volume presente nella Biblioteca Nazionale austriaca e da altri antichi documenti riportati dallo stesso Sberti.
Dal Compendio: gli scritti dello Sberti in difesa di Padova
“Nell’anno 1767 essendosi fatto correre il Palio, con più lustro e splendore, nel nostro vasto Prato della Valle, alcuni francamente asserivano essere state poco in uso tra noi le pubbliche feste e i giuochi militari e le corse equestri; quindi per disinganno di tali persone il nostro Sberti, stampò in questo Seminario, li 30 dicembre 1767, un saggio Degli Spettacoli e delle Feste che si facevano in Padova. Per rivendicare il decoro della nostra patria dalle scortesi ed ingiuste aggressioni dell’esimio signor abate Denina, da lui lette in un Articolo all’Accademia di Berlino, li 25 luglio 1795, e pubblicato colà nel 1795, lo Sberti animò il nostro signor abate Melchiore Cesarotti P. P. a prendere le armi validamente in nostra difesa con una lettera, ossia con una risposta diretta, e come dicesi ad hominem. Nell’anno stesso 1796 il nostro Sberti mandò fuori un Catalogo di alcuni altri Padovani celebri nei loro secoli, al numero di 280. Trovandosi poi tra suoi scritti altri illustri cittadini li diede in luce nel 1805 col titolo, Aggiunta al Catalogo dei Padovani celebri nei loro secoli. Finalmente lasciò manoscritta un’Appendice di altri duecento e trenta insigni Padovani, ed insieme ridusse in classe, e cogli anni in cui fiorirono, o morirono tutti i già riportati dal nostro professor Cesarotti, nella prefata convincentissima lettera; concludendo col Petrarca: Urbs Antenoridum quantos celebravit alumnos/ Nunc, quondam numerare labor…“.
Feste religiose e profane
“Dalla Cronica (2) dell’Ongarello part. III. si legge: «In 1243 questo anno in Io Prà della Valle in lode de Pasqua fo fatto la festa della Passion e della Ressuretion»”. (p.47)
“Nell’anno 1257 fu ordinato con Decreto della nostra città, che ogni anno si facesse la corsa dei cavalli pel Prato della Valle alli 20 giugno per la liberazione di essa dal tiranno Eccelino, seguita l’anno antecedente 1256 li 2 giugno, secondo il seguente Decreto, a cui mi sembra che ci si debba attenere, benchè variino molti scrittori su questa giornata. Il premio destinato era di dodici braccia di scarlato al primo destriere, d’uno sparaviero al secondo, ed al terzo d’un pajo di guanti”. (p.48)
“Il suddetto Ongarello pag. 5 scrive ciò di che pure il Chronicon patavinum col. 1150 ci avvisa: et in dicto mense (julii 1287 ) fuerunt in civitate Padue solemnes nuptiae celebrata nobilis viri , et postmodum militis domini Nicolai de Lozo cum domina Agnese nata domini Gerardi de Camino; ad quas nuptias honorandi causa Paduam venit dominus Obizo marchio de Este, et facta fuit Curia super majori palatio communis Padua: nè dice altro. Inoltre il Muratori (3) aggiugne in quella dissertazione, che la voce curia è appellata corte in italiano; che nelle corti bandite v’intervenivano moltissimi cantambanchi, buffoni, ballarini da corda, musici, suonatori, giocatori, istrioni ed altri, che coi loro giuochi e canzoni dì e notte divertivano i principi e la nobiltà, che costoro erano chiamati in Toscana Giullari e Giocolari, ed in latino Joculares et Toculatores, i quali in allora erano tanto stimati, che venivano regalati degli stessi doni offerti ai principi che facevano feste di simil fatta, dai gran signori che vi concorrevano”. (p.51)
“Quindi si fece anche il Decreto dettato da quella nostra Magistratura al Prato della Valle del 1510, 20 marzo, indizione ottava, pubblicato ed illustrato con note dal signor Pietro Vanzi 15 maggio 1776 colle stampe del nostro Conzatti, nel quale pure si ordina che sia alzata e governata la strada per cui si correva al palio. La corsa del palio cominciava di là dal ponte del Bassanello, e drittamente continuava per la porta di santa Croce sino alla chiesa di san Martino (dirimpetto all’università), come si proverà agli anni 1405 e 1420″. (p.55)
Le feste per l’incoronazione del poeta Albertino Mussato
Anno 1315 “Poeta incoronato Albertino Mussato. La quale coronazione già si fece, come dicono gli Storici, con grande pompa, e solennemente alla presenza de’collegi dei dottori, di tutto lo Studio, e di numerosissimo popolo. E allora fu che le due Università dei leggisti ed artisti decretarono che ogni anno i dottori di amendue i collegi, e gli scolari dello Studio andassero con suoni di trombe, con musici strumenti, e celebre pompa alla casa di questo laureato poeta presso san Paolo al ponte Molino, offrendogli come in tributo d’ onore molte torcie di cera”. pp.55-56
Il mistero dell’Annunciazione in arena (dominus Poncinus de Picinardis de Cremona Potestas Paduae)
“La città nell’ anno 1551 fece un statuto (4) che ogni anno nel giorno dell’Annunziazione della beata Vergine si facesse la processione a questa chiesa (SS. Annunziata nell’Arena), e nel teatro dell’Arena fosse solennemente rappresentato il mistero dell’Annunziazione fatta dall’Angelo Gabriele alla Madre di Dio: la qual solennità è durata insin all’anno 1600, nel quale per alcuni abusi e disordini fu levata ”. (p.54)
I luoghi delle feste di popolo laiche e religiose erano dunque l’Arena, il Prato della Valle, la Chiesa di sant’Agostino (oggi caserma Piave), il fiume (la naumachia).
Padovani vincitori nelle giostre di piazza
“Nella giostra solenne e trionfale data in Venezia nella gran piazza di san Marco per l’acquisto di Padova, Palamino de Vitaliani ottenne la palma dell’arringo dalle mani del Doge Steno […] Pietro Zabbarella ebbe il vanto della giostra in Ispagna, metropoli della cavalleria, e Andrea Zabbarella, era così famoso in questi esercizi, che Enrico III Re di Francia volle giostrar con lui, e lo creò Cavaliere dell’Ordine di san Michele”.
Segnaliamo infine un giudizio storico su Ezzelino da Romano che condividiamo: “Debbo inoltre avvertire, che esaminando il secolo di Eccelino, costui non era un tiranno più che allora fossero altri d’Italia, e fuori; osservazione già fatta dal signor abate Brunacci, ch’è più di 20 anni”. (p.49)
La crudeltà come mezzo di dominio
Difatti, a guardare la fine che i guelfi, aizzati dalla Chiesa e da Azzo d’Este e su decreto del veneziano Marco Badoer, podestà a Treviso, hanno fatto fare a Alberico da Romano e alla sua famiglia, moglie, figli e figlie non si può certo dire che i comandanti del campo avverso fossero migliori; questo vale per molti altri episodi come quando Azzo d’Este, in guerra con Salimbene, espugnato il castello di Fratta, fece uccidere tutti i suoi abitanti, uomini, donne, vecchi e bambini e non risparmiò la gente del contado.
Ecco l’atto podestarile: «Se Alberico da Romano e la sua famiglia fossero finiti nelle mani dei trevigiani, i figli maschi sarebbero stati decapitati, le figlie femmine e la moglie sarebbero state bruciate vive e per ultimo Alberico sarebbe stato trascinato alla coda di un cavallo per le strade di Treviso».
Così è stato: “In M. ce. LVIIII. Cum D. Albricus de Romano, qui dominabatur Tarvisium scivit quod D. Eccelinus eius frater erat mortuus, ipse cum uxore et omnibus suis filiis associatus cum certis suis fugit ad castrum Sancti Zenonis terrae de Trivisana. Et tunc Paduani, Vincentini, Tarvisini et etiam Feltrenses et Furlani fecerunt exercitum contra dictum D. Albricum et ipsum obsidiaverunt in dicto castro quasi per unum annum vel circa; finaliter illi, qui erant cura eo in dicto castro, ceperunt eum et ipsum dederunt praedictis civitatibus, quae obsidiabant ipsum et demum ipse cum uxore et filiis mortuus fuit et ex toto to destructus cum ipsis”. (5)
Bibliografia
1) Sberti, Degli spettacoli e delle feste che si facevano in Padova oggi in Internet archive: https://archive.org/stream/bub_gb_axFd8T2bpWUC/bub_gb_axFd8T2bpWUC_djvu.txt
2) G. Ongarello, Cronica (ms Biblioteca Civica di Padova , B.P. 396)
3) Andrea de Gataris, Chronicon patavinum col. 1150, come riportato da Lodovico Antonio Muratori nel IV tomo delle “Antiquitates Italiae Medii aevi”
4) Statuto comunale (tom. II. stat. Com. Pad. lib. II. et tom. III. lib.Iv. rubr. I.) (tom. II. stat. Com. Pad. lib. II. et tom. III. lib.Iv. rubr. I.)
5) Archivio muratoriano. Annales civitatis Vincentiae. AA 1259-1261 (https://ia802801.us.archive.org/12/items/p4p5archiviomura08fior/p4p5archiviomura08fior.pdf)
Altre fonti:
1)
2) Chronica de novitatibus Padue et Lombardie di Guglielmo Cortusi, 1361, lib. r. cap,XV, pag. 21, di stampa pinelliana
3) Muratori, Lodovico Antonio, Antiquitates Italicae Medii Aevi, Sive Dissertationes De Moribus, Ritibus, Religione, Regimine, Magistratibus, Legibus … post declinationem Rom. Imp. ad Annum usque MD: Omnia Illustrantur, Et Confirmantur Ingenti Copia Diplomatum Et Chartarum Veterum, Nunc primùm ex Archivis Italiae depromtarum, Additis Etiam Nummis, Chronicis, Aliisque Monumentis Numquam Antea Editis (Band 12) — Arretii, 1778 [Cicognara, 2496-12]
Alessandro Cabianca