L’abbazia di Carrara Santo Stefano

Abstract

Situata in località Carrara Santo Stefano, l’abbazia di Santo Stefano nell’attuale Comune Due Carrare a Padova, è stata una delle più importanti del Veneto durante tutto il Medioevo. Emanazione diretta della famiglia dei Carraresi, signori del territorio fin dall’anno mille e di Padova nel XIV secolo ne subì le sorti, nelle continue lotte per il territorio, in particolare con Cangrande della Scala che intendeva annettere Padova ai suoi domini, quindi con Ezzelino, che mal sopportava un casato così potente e così vicino, quindi, scomparso Ezzelino, con i vescovi, che intendevano ristabilire la loro autorità sulla abbazia fino all’intervento della Serenissima che nel 1406 sterminò la famiglia Da Carrara.

L’abbazia e i Da Carrara

Due Carrare – Abbazia di Santo Stefano

Rimasta a lungo in uno stato di abbandono, dopo lo sterminio della famiglia Da Carrara da parte della Serenissima, la maggior parte delle sue strutture furono demolite, in particolare scomparve il preesistente oratorio di Sant’Andrea con altre fabbriche. Oggi rimangono: la splendida chiesa e, sul lato meridionale, le mura dell’antico cimitero, rimane, oltre alla chiesa, il campanile romanico, innalzato in sostituzione di quello originario nel 1293, di cui mantiene varie tracce, per volere dell’Abate Ognibene, la casa canonica, pure di epoca alto medievale con cartelle lapidee e uno stemma mediceo, mentre del chiostro del monastero rimane solamente la pianta, tracciata sulla pavimentazione della piazza, dove è conservata una vera da pozzo (1335 ca) in pietra d’Istria scolpita con i cimieri di Marsilio Da Carrara.

Il periodo romano nel territorio Due Carrare

Molti ritrovamenti sul luogo dove sorge l’abbazia di Santo Stefano (anfore, iscrizioni, sarcofagi, torsi di statue, fondamenta di abitazioni risalenti al periodo romano, I e III secolo d.C.), danno testimonianza di una presenza significativa e di un certo benessere, forse legato alle centuriazioni romane di cui ci sono segni ben più evidenti nelle zone a nord di Padova. In particolare citiamo la lapide che ricorda l’augure Sesto Pompeo divenuta il coperchio del sepolcro di Galeona, moglie di Marsilio Da Carrara. Questa è anche una zona ricca di vari corsi d’acqua che vi dovevano scorrere formando boscaglie e acquitrini, tra questi il fiume Vigenzone e il Biancolino, le cui periodiche esondazioni potrebbero aver cancellato le tracce della presenza romana nel periodo delle invasioni barbariche lasciando un territorio paludoso e fitto di boscaglie. E forse proprio questa condizione di abbandono spinse alcuni monaci a fondarvi un primo cenobio per dissodare quelle terre secondo il motto benedettino: Ora et labora.

Prime documentazioni della presenza del monastero

“Il primo documento storico che riguarda l’abbazia, oggi conservato all’Archivio Papafava presso l’Accademia Patavina di Scienze, Lettere e Arti, è la donazione del 1027 di Litolfo Da Carrara ai monaci, forse della attuale chiesa o di una preesistente, in parte seminterrata dedicata a sant’Andrea” (WIKI) o di un oratorio, che altri storici indicano come dedicato a San Pietro segno della presenza di un centro di culto forse già dal VII/IX secolo, di poderi e di alcuni campi.

Uno storico di solito ben documentato, Andrea Gloria, sembra confermarlo poiché scrive che qui c’era un monastero benedettino già nel 910: “Con chiesuola sotterranea di S. Andrea, fondato dall’abate Bernone, dell’ordine di Cluny”.

La Chiesa come mausoleo della famiglia Da Carrara

Sarcofago di Marsilio da Carrara

Il feudo della famiglia Da Carrara, clan di origine longobarda che si era fatto valere per meriti militari, aveva questi due capisaldi, Carrara San Giorgio, con il castello, centro politico e Carrara Santo Stefano, con l’abbazia, centro religioso, considerato dai carraresi alla stregua di una loro proprietà e divenuto mausoleo della famiglia. Forse il primo nucleo di monaci venne dall’abbazia di Brondolo, frazione di Chioggia, pure legata alla famiglia dei carraresi.

Molte furono le donazioni successive e le conferme dei privilegi del monastero da parte di vari imperatori che ne aumentarono ricchezza e prestigio e alcune chiese del circondario facevano capo a questa abbazia: Santo Stefano di Carpanedo, San Giorgio di Padova, San Giorgio “delle Chiusure” e la chiesa di Bertipaglia.

Numerose però le controversie con i vescovi di Padova che, con gli alti e i bassi della fortuna del casato dei Da Carrara, tentarono di sottrarla al loro controllo, specie dop

o la sconfitta del Barbarossa cui si erano alleati.

Solo dopo la sconfitta di Ezzelino l’abbazia riprese il suo splendore: la chiesa fu ristrutturata e prese la forma attuale e all’abate venne riservata una cattedra all’università e la carica di vice-cancelliere. Anche la comunità monastica crebbe con un numero di monaci significativo per una abbazia minore, oscillante tra i dieci e i venti.

La chiesa e i suoi tesori

Organo del Callido

L’impianto della chiesa, di tipo romboidale, è quantomeno originale, l’aula è monoabsidata con tetto a capanna. La pavimentazione della chiesa conserva tre grandi porzioni dei celeberrimi mosaici datati tra X e XI secolo.

L’esterno dell’abside mostra un notevole motivo ad archi. Lo splendido monumento funerario di Marsilio Da Carrara, del XIV secolo, opera di uno scultore veneziano, forse Andriolo de’ Santi, mostra l’importanza che questo casato attribuiva all’abbazia. Al centro troviamo la Madonna in trono con il bambino, con il profeta Isaia e San Benedetto, che raccomanda Marsilio, ai lati (altre ipotesi, come Sant’Antonio e San Francesco, paiono meno probabili) e l’angelo annunziante e l’Annunziata agli angoli, due lastre di marmo colorato negli scomparti intermedi, due leoni a sorreggere le mensole.

Altre opere di notevole pregio sono il fonte battesimale mediceo (1580) con lo stemma del casato e l’altorilievo in terracotta policroma, di cui spicca la brillantezza, nella piccola abside a sinistra dell’altare, che raffigura Cristo tra la Vergine e San Giovanni, attribuito ad Andrea Briosco detto il Riccio, di fine 1400.

Va inoltre segnalato l’organo settecentesco di Pietro Nachini e Gaetano Callido che valorizza la perfetta acustica dell’abbazia.

La fine dei Da Carrara nel 1406 determina l’inizio della decadenza della abbazia

La fine brutale di Francesco Novello, l’ultimo dei Da Carrara e dei suoi due figli, strangolati nel 1406 in carcere per decisione della Serenissima che vedeva nei carraresi una minaccia per la sua egemonia e il conseguene espansionismo in terraferma, determinò l’inizio della decadenza della abbazia che venne spogliata, i suoi tesori e arredi depredati, i monaci dispersi o messi in fuga e fu data come bottino di guerra ai nemici dei carraresi. Anche alcune parti della fabbrica del monastero vennero smantellate o lasciate in abbandono, come del resto aveva fatto Venezia nella città di Padova, cancellando anche le tracce, cioé gli affreschi e i simboli del dominio dei Da Carrara. Da questo momento l’abbazia diventò solo fonte di rendita da parte o di alti prelati del vaticano e cardinali o degli stessi pontefici (di Paolo II resta un grande stemma), che raramente se ne occupavano, per passare a nobili (come Fedrinando I Medici, granduca di Toscana che aveva fatto realizzare un maestoso camino nella casa canonica, sopraelevandola nel 1588). Infine la Repubblica di Venezia nel 1776 ne incamerò i beni rimasti e li mise all’incanto per finanziare la guerra di Candia, l’acquirente fu il Marchese Andrea Erizzo, procuratore di San Marco che ne iniziò la demolizione. Il dominio della Serenissima determinò una forte regressione economica e demografica, un impoverimento e uno sfruttamento generale della popolazione e delle terre e il monastero cessò di esistere.

Restauri e recupero di fine ottocento

L’abate Ceoldo a inizio 1800 ebbe il merito di salvaguardare gli edifici rimasti, ma oramai solo la chiesa, la canonica e parte del cimitero, e solo a fine ottocento ebbe inizio un parziale recupero e il restauro delle parti sopravvissute.

Difatti, su progetto di Camillo Boito, l’abbazia venne restaurata, la facciata e il rosone in particolare, e furono aggiunti gli stalli lignei e la pala dell’abside, a mosaico. Inoltre furono restaurati vari lacerti di mosaici antichi e, soprattutto, il mosaico policromo centrale che conserva riferimenti a simboli dei Da Carrara e il bellissimo mosaico di destra con scene di animali: un’aquila, un corvo, un cerbiatto, un serpente, un lupo, tralci di vite, rifugio di alcuni uccelli, davvero un esempio alto dell’arte musiva.

Oggi la chiesa abbaziale è la parrocchiale di Carrara Santo Stefano.

Galleria

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Bibliografia

Gigi Vasoin, La Signora dei Carraresi nella Padova del ‘300, La Garangola, 1987
L’abbazia di Santo Stefano di Due Carrare a cura di Cristina Gibellato e Don Armando Rizzioli – Wikipedia
Quatro Ciàcoe-Mensile in dialetto de cultura e tradission venete (6 giugno 2000)
Edizione speciale Due Carrare il nostro paese – Con il patrocinio del Comune di Due Carrare- coordinamento e testi M.Cappellozza e C. Benetton, Scuola elementare “Leonardo da Vinci”
Comune di Due Carrare- Vivi la Città 2003/2004
Foto: da Internet https://padova.italiani.it/abbazia-di-santo-stefano-a-due-carrare/

Alessandro Cabianca

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