Zamosc, la Padova polacca

Abstract

Nella storia della Polonia del ‘500 grande rilievo assume la figura di Jan Zamoyski, detto anche Giovanni Samoscio o Joannes Sarius Zamoscius, (19 marzo 1542 – giugno 1605) alto dignitario dello stato che ebbe la sua formazione a Padova.

Jan Zamoyski, alto dignitario dello stato polacco-lituano

Dopo la morte dell’ultimo re della dinastia degli Jagelloni, di cui fu segretario, la sua carriera politica lo condusse ai più alti gradi dello Stato polacco-lituano, allora tra i più vasti d’Europa e in gran fermento interno, sia in campo politico sia culturale e religioso: nel 1576 divenne vicecancelliere, due anni dopo Gran Cancelliere, come dire primo ministro, nel 1581 Grande etmano, comandante in capo dell’esercito, quando il regno doveva guardarsi dalla Moscovia di Ivan il Terribile, dalle scorrerie ottomane, un grande pericolo per tutta la cristianità, dalle aspirazioni dei nuovi re elettivi come l’arciduca Massimiliano d’Asburgo, poi sconfitto, dalla Svezia e dalla Moldavia. Un dignitario che era in pratica pari ai nuovi re polacchi.

Studente a Padova, fino a diventare rettore della Università

Perché la rievocazione di un simile personaggio storico? Tutto si spiega con una sua frase latina: <<Patavium virum me fecit>> (Padova mi ha fatto uomo), come dire che la sua formazione giuridica e culturale si svolse a Padova, ovviamente nella sua università. Discendente da una famiglia della piccola nobiltà, il padre lo volle comunque fornito di un’ottima istruzione perché s’inserisse tra gli alti funzionari del regno. Prima di laurearsi a Padova, frequentò per due anni il College Royal di Parigi, qualche corso alla Sorbona, poi fu a Strasburgo nel rinomato Ginnasio calvinista di Johannes Sturm, Quindi, dal 1561 al 1565, Padova fu la sua città.
Si fece conoscere e benvolere per le sue qualità intellettuali sia nella cerchia dei compagni sia in quella dei docenti, tanto che nel 1563 fu eletto rettore dell’università, riportando la supremazia dei giuristi sugli “artisti” (le altre Facoltà). Fece in questo senso redigere i nuovi statuti universitari. Da questo caso si comprende che in passato anche uno studente capace e straniero poteva assumere compiti di rilievo all’interno dell’Ateneo della Serenissima.

Zamosc, la città da lui fondata con maestranze italiane e l’architetto padovano Bernardo Morando

F. 01 – Zamosc, scorcio del Centro storico

L’aspetto tuttavia che più c’interessa di questo personaggio, diventato ricco e potente dignitario del regno, sono le sue opere di mecenatismo culturale, tra l’altro fondando dal nulla la città di Zamosc. Si trova nella Polonia orientale, tra Lublino e Leopoli (oggi in Ucraina). Questa doveva diventare una specie di “città ideale”, spesso fantasticata nei trattati dei filosofi rinascimentali. Come modello urbanistico doveva avere le caratteristiche in piccolo di una città italiana, e di Padova in particolare. Per questo ardito progetto Zamoyski chiamò l’architetto padovano Bernardo Morando, già operante a Varsavia e Leopoli, che rimase al suo servizio fino alla morte, nel 1600. Anche le maestranze dovevano essere italiane.
La cittadina doveva esser contenuta in un perimetro a forma di pentagono, con un’area di 24 ettari, circondata da mura e bastioni come quelli veneziani di Padova. Morando edificò il palazzo per il suo committente, la grande chiesa con canonici (la collegiata), il municipio, quartieri con rispettivi templi per armeni, ebrei, greci, allo scopo di avviare i commerci. Convertito dal calvinismo, Zamoyski volle essere tollerante in materia religiosa. Fece erigere anche un Ateneo, nel 1594, fornito di biblioteca e tipografia: era il terzo del regno dopo quelli di Cracovia e di Vilna, organizzato secondo modelli italiani.

Padova “città madre” di Damosc

F. 02 – Zanosc, i portici

Scomparso Morando, furono chiamati altri architetti, tra i quali il nome di spicco era quello del veneziano Andrea dell’Acqua. Come modello principale da seguire il fondatore e Morando ebbero sempre in mente Padova, e questo è testimoniato anche dai numerosi portici della città, soprattutto in Piazza Grande, tanto che in suo saggio su Zamosc del 1964 Diego Valeri vi scorgeva «il suo carattere-base di città rinascimentale italiana, la sua specifica patavinità…una piccola Padova, sorellina saggia della Padova nostra.»
Dai tre mila abitanti della fondazione, oggi Zamosc ne conta 70 mila, si è modernizzata anche grazie ai fondi dell’Unione Europea, vi è presente la piccola e media industria, possiede adeguate infrastrutture, è produttiva nel settore agroalimentare, del legno e dell’abbigliamento. Dal 1992 è annoverata dall’UNESCO tra le città Patrimonio Mondiale della Cultura.
È gemellata con Cassino e Sabbioneta, ma come ha scritto Jan Slaski in “Padova e il suo territorio” (n. 136), «forse un gemellaggio, che non rimanesse puramente teorico, con la “città madre”, Padova, già auspicato in passato dal Consiglio Comunale, sarebbe oggi augurabile, anche per sviluppare rapporti economici e culturali che sarebbero vantaggiosi per entrambe le città.»

Gianluigi Peretti

  

Immagini

Fotografie:

F. 05 – Di Mceurytos di Wikipedia in polacco, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8250286
F. 06 – Di © Marek e Ewa Wojciechowscy / Trips over Poland, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=564672
F. 01, 02, 03, 04 – http://viaggiandoineuropa.altervista.org/zamosc-polonia-zamoyski/

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